Claudia Ippolito con un ultimo gesto d'amore ha donato se stessa

Commentare la scomparsa di una persona cara non è facile. Se a questo aggiungi che Claudia aveva solo venticinque anni, ti prende un nodo alla gola che a fatica mandi giù. Cerchi di evitare il turbinio dei ricordi che ti frastorna la mente per descriverne la persona in maniera razionale, ma non ci riesci e devi fare violenza su te stesso.
Claudia Ippolito ci ha lasciati il 17 giugno. Così, all'improvviso, senza una ragione, senza un perché. Colpita da un aneurisma cerebrale a venticinque anni, dopo aver trascorso una giornata, come tante altre, a preparare la tesi di laurea. Si', perché il destino, a volte crudele e beffardo, ti blocca a pochi metri dal traguardo. Come tanti marciatori alle Olimpiadi. Per Claudia quella era una gara già vinta. Il premio, di sicuro, lo riceverà da chi, su questa terra, giunse tanti anni fa per salvarci. Resta l'amarezza di una morte assurda, inspiegabile come, a volte, è inspiegabile la vita.
Claudia era una ragazza d'altri tempi, ma che viveva il suo tempo con vitalità e concretezza. lo studio, la famiglia, gli amici. Valori su cui molti ragazzi non riescono più a riconoscersi, preferendo le lusinghe e le sirene di un mondo che brucia tutto e tutti in gran fretta. Sapeva ciò che voleva. E madre natura l'aveva ben dotata. Intelligenza, simpatia, disponibilità verso gli altri. Sempre e ovunque. Tutto ben coniato attorno ad un sorriso che esprimeva la sua bellezza interiore e la sua voglia di vivere.
Inimmaginabile il grande vuoto che ha lasciato nei suoi genitori, costretti ad accettare la prova più grande e difficile della loro esistenza. Ma lo spirito di Claudia li aveva già contagiati. E con estremo amore e grande senso civile hanno voluto rendere concreto un grande desiderio di Claudia. Donare, dopo la morte, i propri organi.
Così è stato. Pur nelle difficoltà di un momento tanto terribile e penoso e negli ostacoli, a volte burocratici, di una struttura sanitaria non certo ben attrezzata per svolgere al meglio tale compito, si è acconsentito all'espianto degli organi, nella certezza che qualsosa di fisico, oltre agli ineluttabili ricordi, di lei restasse. E, soprattutto, servisse a salvare delle vite e lenire le pene di altre creature. Un gesto nobile, in linea con i principi ed i valori cui era fedele.
Occorre focalizzare un simile gesto per comprendere quanta sofferenza venga sollevata dalla donazione di un organo. Quanta gente aspetta con ansia di ricevere da un trapianto la vita. E quanta gratitudine resterà nei cuori di questa gente verso chi, più sfortunato, ma sicuramente più generoso, ha offerto parte di sé agli altri. Resta per i familiari di Claudia la consolazione di sapere che qualcuno vedrà con gli occhi della proprio cara o che il cuore della propria figlia continuerà a battere nel petto di un altra ragazza. Claudia ci lascia, ma non del tutto. Il suo resta un esempio da seguire.
Tommaso Lipari