Verso il Congresso Eucaristico Diocesano - 2
L'EUCARESTIA - NUTRIMENTO PER LA VITA

Sulle sponde del lago di Tiberiade, alle folle affamate, Gesù dona parola e pane. Egli si presenta come il pane venuto dal cielo.
Anche questa volta Gesù interviene per risolvere un problema, che a prima vista sembra di non facile soluzione, dar da mangiare ad una moltitudine di persone con soli 5 pani e 2 pesci. Mentre nel caso di Cana, Maria, si accorge del bisogno ed egli opera chiamando dei servi alla collaborazione, che attingono acqua e riempiono le giare, qui nella moltiplicazione dei pani egli da solo prende l'iniziativa e compie il miracolo, egli, distribuisce e sazia la fame della moltitudine seduta che ha ascoltato la sua parola.
Vediamo come Giovanni nel cap. 6° del Vangelo ci racconta questo fatto:
" Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè Tiberiade, e una grande lolla lo seguiva , vedendo i segni che faceva sugli infermi . Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: "c'è qui un ragazza che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa 5000 uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finche ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!"
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare si diresse alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: Rabbi, quando sei venuto qua?". Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati".
Gli dissero allora: " I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo".Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo". Allora gli dissero: "Signore dacci sempre di questo pane". Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
"In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". Gv 6, 1-71.
Gesù opera un miracolo che tutti possono toccare con mano, la folla capisce che egli è un personaggio fuori dell'ordinario e vuole assicurarsi pane a buon mercato, infatti vogliono farlo re, perché con un re del genere è assicurato il benessere materiale. Gesù vuole spostare l'attenzione non sul pane ma sulla sua persona, su quello che egli effettivamente è, cioè la salvezza promessa e realizzata. Gesù moltiplica i pani e i pesci, non crea dal nulla, come a ricordarci la meraviglia di ogni stagione, quando il chicco di grano gettato in terra produce il cento per uno. Gesù ha compassione della folla affamata e provvede a modo suo a sfamarla. Nello stesso tempo egli invita tutti alla condivisione, infatti dice "date voi qualcosa da mangiare" e si serve di quel poco che un ragazzo aveva portato come a dire che sono gli uomini che devono sfamare i loro fratelli, la moltiplicazione è un invito alla condivisione sia del pane che dell'amore, dell'accoglienza.
Gesù però vuole cambiare questa fame degli uomini in una fame diversa, egli, nutre un'altra ambizione per il popolo, vuole dare se stesso come pane venuto dal cielo. Ciò che proviene dalla terra nutre per un certo tempo. Ma ciò che viene dall'alto, inviato dal Padre, costui è nutrimento per la vita eterna. Attraverso il segno della moltiplicazione dei pani d'orzo Gesù annunzia il dono di una Parola (il Verbo) che appaga tutti i nostri desideri di conoscenza e di comunicazione, e insieme il dono di un Corpo che realizza i nostri sogni più pazzi di comunione nell'amore.
San Giovanni nel cap. 6 del suo Vangelo non ci racconta la Cena con l'istituzione dell'Eucaristia, ma ce ne dà il significato: il pane condiviso è Gesù, nutrimento e presenza in noi, perché la sua vita "venuta dal cielo" penetri in noi per sempre. Non un pane comune ci dà Gesù, ma un pane spirituale: "Chi mangia il mio corpo vivrà". Le sue parole hanno qualcosa di scandaloso. Infatti alcuni intorno a Gesù e nel corso dei secoli considerano questo mangiare il corpo di Gesù una provocazione intollerabile e si allontanano da lui. Gesù sotto il nutrimento del pane vuole essere un nutrimento spirituale.
Con questo cibo egli dimora in chi ne mangia. Per chi accoglie Gesù nel pane spezzato è come ingerire un virus che lo fa diventare come lui "pieno di misericordia". Un pane dal cielo, di questo pane in figura ne aveva fatto esperienza per quarant'anni il popolo di Israele, mangiando la manna, un cibo dai molteplici sapori che Mosè ottenne da Dio per il suo popolo. Questo nutrimento arrivò al momento opportuno per gli Ebrei affamati. Il popolo comprese che Dio, come un Padre premuroso, nutriva i suoi. Così la manna divenne simbolo di un nutrimento divino, venuto dal cielo. Un nutrimento capace di sostenere il popolo nella sua marcia faticosa nel deserto, fino all'entrata nella terra promessa, la terra della gioia. E' da notare che la manna è il cibo condiviso, come il pane del miracolo di Gesù è il pane spezzato e condiviso: se ne raccoglie soltanto quanto è necessario; prima di distribuirlo secondo le necessità lo si mette in comune. La manna e il pane del miracolo sono segni di un altro pane venuto dal cielo e che il Padre ha mandato, Gesù Cristo, corpo spezzato e sangue versato.
Il nostro Vescovo ha voluto indire per il 5-12 Maggio 2002 il Congresso eucaristico Diocesano, preceduto da una fase preparatoria di 5 centri di ascolto, per approfondire e conoscere meglio la persona di Gesù attraverso l'ascolto della Parola e la partecipazione all'Eucaristia.
Partecipare all'Eucaristia è entrare nel mistero della morte e Risurrezione di Gesù, fino ad essere trasformati in lui che si dona senza riserve ed a tutti coloro che con fede si accostano a lui.
Il pane è un nutrimento di base, nel bacino del Mediterraneo il pane è la base dell'alimentazione. Pane di orzo, di segala, di grano saraceno o di frumento; pane integrale che un tempo si cuoceva quattro volte all'anno nel forno comunale; pane bianco, morbido come una brioche, fatto dai panettieri del XX secolo. A forma di pagnotta o di sfilatino, il pane non è mai il piatto di festa. In occidente rappresenta l'indispensabile per sostenersi. Nutrimento banale, quotidiano, senza grande sapore, ma che non si tralascia mai. Guadagnarsi il pane significa guadagnarsi la vita. Togliere il pane di bocca a qualcuno significa sottrargli ciò che gli è necessario. Ma mangiare pane bianco significa conoscere l'agiatezza.
Ora Gesù ha voluto prendere questo elemento della natura che è frutto della terra e del lavoro dell'uomo e lo ha voluto come suo corpo, come a voler assumere con l'elemento pane tutto il significato della fatica dell'umanità. Gesù ci invita a condividere il pane con gli altri, specialmente con i più bisognosi, come pure a prenderci carico di ogni nostro fratello così come lui si è fatto carico di tutti noi. Si aspetta da noi di essere sfamato, ma attraverso quelli che sono nel bisogno.Un giorno quando saremo chiamati a rendere conto della nostra vita sicuramente diremo anche noi: Signore quando ti abbiamo visto affamato? E tu forse ci risponderai: Avevo fame e voi facevate il giro della luna. Avevo fame e voi avete detto di attendere. Avevo fame e voi avete creato una commissione. Avevo fame e voi parlavate di altro. Avevo fame e voi avete detto : "La legge e l'ordine prima di tutto". Avevo fame e voi avete detto "ci saranno sempre i poveri". Avevo fame e voi avete detto: "anche i miei antenati hanno avuto fame". Avevo fame e voi avete detto: "dopo i trentacinque anni non assumiamo più". Avevo fame e voi avete detto: "Dio li aiuterà". Avevo fame e voi avete detto: "Mi dispiace, torna domani". Avevo fame e voi avete detto: "L'ho già dato ad un altro, ripassa. Che dire dopo tutte queste risposte? Forse anche noi ci siamo comportati così? Forse anche noi abbiamo chiuso il nostro cuore ai bisogni del fratello che si è presentato alla nostra porta? Certamente Questo Congresso Eucaristico può essere l'occasione per un momento di riflessione circa il nostro essere pane spezzato per i nostri fratelli.
Diac. Vincenzo Esposito
(La prima riflessione sul Congresso Eucaristico Diocesano è pubblicata sul numero di Settembre scorso a pag. 8)

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