Verso il Congresso Eucaristico Diocesano
- 3 Vivere da figli di Dio
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

Con questa riflessione vogliamo entrare nella dimensione pasquale attraverso le parole di Gesù pronunciate nell'ultima cena. Dopo aver distribuito il pane e il vino diventato suo corpo e suo sangue disse: "Fate questo in memoria di me".
Partecipare al banchetto pasquale vuol dire entrare nel cuore del sacrificio di Cristo. La vigilia della sua morte, Gesù celebrò la sua "Pasqua", il suo passaggio verso la vita. I cristiani, ricevendo Gesù Eucaristia, in altre parole il suo corpo e il suo sangue, ricevono contemporaneamente l'invito e la forza di donare, a loro volta, la propria vita ai fratelli. Si riceve la vita per donarla agli altri, partecipare significa non semplicemente mangiare il corpo e bere il sangue di Gesù, ma entrare nel suo gesto con un atto uguale al suo. Dare la vita per i fratelli non significa certamente andare a morire per i fratelli, anche se questo e avvenuto, non è chiesto a tutti questo gesto, più semplicemente morire e un "vivere per" spendendo la propria vita per gli altri.Negli incontri che andremo a fare sotto forma di centri d'ascolto inizieremo con la preghiera, anche chi legge può entrare nel clima di un centro d'ascolto e pregare con me: Signore Gesù, affidando ai tuoi discepoli il tuo grande desiderio di mangiare con loro la Pasqua, hai fatto capire quanto intenso era il tuo desiderio di istituire l'Eucaristia.
Con l'Eucaristia, volevi spingere fino nel fondo il tuo amore per gli uomini, consegnando loro il tuo corpo e il tuo sangue in cibo e bevanda.
Desideravi rinnovare continuamente l'offerta del sacrificio, per renderla sempre attuale e muoverci sulla via della generosità. Il tuo desiderio era intenso, non solo perché bruciavi di darti, ma anche perché conoscevi il nostro profondo bisogno dell'Eucaristia.
Vogliamo accogliere il tuo desiderio, e rispondervi con il nostro: desideriamo l'offerta eucaristica, il pasto di comunione, e la tua presenza perpetua in mezzo a noi. Cristo, primo affamato dell'Eucaristia, noi ti lodiamo e ti ringraziamo: con il tuo desiderio dell'Eucaristia, ci hai rivelato la forza estrema del tuo amore, e ci mostri l'immenso valore della tua offerta, del tuo banchetto e della tua presenza.
Dopo aver pregato mettiamoci in ascolto della Parola di Dio che ci narra dell'istituzione dell'Eucaristia, il brano è tratto dalla 1^ lettera di san Paolo ai Corinzi in cui è narrato il racconto della Cena, il brano è scritto intorno all'anno 55, 25 anni circa dopo la morte del Signore Gesù. La sua Pasqua era celebrata in tutte le comunità cristiane. Questa celebrazione costituiva il cuore della loro preghiera e della loro unità.
Dalla Prima lettera di san Paolo Apostolo ai Corinzi (1Cor 11, 13-26)
Io ho ricevuto dal Signore ciò che a mia volta vi ho insegnato: nella notte in cui fu tradito, Gesù il Signore prese il pane. Ringraziò Dio, spezzò il pane e disse: "Questo è il mio corpo che è dato per voi. Fate questo in memoria di me". Poi, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice. Lo prese e disse: "Questo calice è la nuova alleanza stabilita nel mio sangue. Tutte le volte che ne berrete, fate questo in memoria di me". Infatti, ogni volta che mangiate di questo pane e bevete da questo calice, voi annunziate la morte del Signore, fino a quando egli ritornerà.
Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.
Proviamo a commentare un attimo il brano, la sera di quel famoso giovedì, Gesù raduna i suoi per celebrare solennemente la Pasqua ebraica. Sa che la sua agonia e la sua morte sono imminenti. L'atmosfera della cena ne risente profondamente. Più ancora, la sua morte è già presente nel suo pensiero e nei suoi gesti. Celebra in anticipo il suo passaggio dalla vita alla Vita. Sì "consegna" alla passione e morte. Non si abbandona soltanto al suo destini misterioso, ma si rimette nelle mani del Padre, sorgente di ogni vita, e si dona a noi per essere per sempre il pane che nutre e il vino che rallegra. Trasformando quel pane e quel vino nel suo corpo e nel suo sangue donati, egli si "sacrifica".
Il suo è un sacrificio totale: "Io do la mia vita", la offre liberamente. Ed essa diventa infinitamente santa, sacra, agli occhi del Padre. A tal punto che ogni vita umana, quando viene offerta o almeno affidata alle mani del Padre, partecipa a questo sacrificio unico di Gesù, per sempre.
Ogni volta che il pane e il vino, alle parole del ministro scelto dalla chiesa, diventano corpo e sangue di Cristo, viene reso presente il sacrificio di Gesù. E noi assistiamo, o meglio prendiamo parte a questa offerta, "inseriamo" la nostra vita in quella di Cristo. E così una parte della nostra esistenza viene resa santa e sacra.
Ma cosa significa comunicare al sangue di Cristo?
Comunicare al vino eucaristico, cioè al sangue di Cristo, significa contemplare la presenza di Gesù in tutte le nostre difficoltà, in tutte le sofferenze umane, ma anche in ogni nostra gioia e nelle gioie di tutti gli uomini.
Comunicare al sangue di Cristo significa essere solidali con tutto il sangue versato ingiustamente, ma significa anche essere uniti a tutto il vino della felicità degli uomini.
Infatti, il sangue versato per noi da Gesù, vittima della stupidità e della cattiveria dei capi romani ed ebrei, vittima di tutti gli egoismi e della sufficienza degli uomini, questo sangue offerto è sorgente di gioia per tutti i credenti, che sanno di essere amati da Dio "fino alla fine ", fino alla morte.
Per approfondire un poco quanto è stato detto soffermiamoci un attimo sul significato del sangue. Il sangue è la vita fisica. Il sangue circola in tutto il corpo, lo alimenta, gli permette il movimento, la percezione sensoriale, il lavoro degli organi vitali o secondari. Versare il proprio sangue significa morire in breve tempo. Il sangue è l'energia vitale. Per la vitalità di un organismo, per il suo dinamismo, è necessario un sangue giovane, ricco di globuli rossi. Il sangue è anche segno di energia spirituale. Presso alcune civiltà primitive si bevevo il sangue del proprio antenato defunto per appropriarsi del suo spirito, delle sue virtù. Toccare il sangue significa toccare la vita, del resto versare il sangue significa uccidere. Il sangue è l'aspetto tragico dell'esistenza umana. Il sangue dolore, vediamo che il sangue è anche l'ingiustizia, l'indifferenza, la durezza che sono sempre presenti tra uomini. Spremono, mutilano, avvelenano la vita. Il sangue: simbolo di tutte le infelicità. Donare il sangue è donare la vita, la madre dona il suo sangue al bambino che porta in sé. In ogni nascita il sangue presente. Donare il sangue fino a morire è l'atto più grande che si può fare per amore, ciò è la prova più grande della donazione, la prova più grande dell'amore. Scriveva Martin Luther King " Se c'è una paura che ho dominato, è quella della morte. Può darsi che un giorno venga ucciso per le mie convinzioni. Se avverrà questo, direte semplicemente: E' morto per liberare gli uomini". Infine la trasfusione del sangue, una trasfusione di sangue è possibile solo se c'è compatibilità dei gruppi sanguigni. Una trasfusione di sangue può salvare una vita. Gesù è il donatore di sangue che ha compatibilità con tutti egli è il donatore di sangue per eccellenza egli è il donatore universale.
Ricevendo il corpo e il sangue di Gesù si partecipa al suo sacrificio, si attualizza in noi quello che Gesù ha fatto e ci rende suoi contemporanei, si entra nel suo atto di donazione totale ai fratelli. Sacrificarsi come lui sì e sacrificato per tutti gli uomini.
Sacrificarsi non significa subire una privazione, svendere i propri beni oppure compiere un dovere che comporta sacrificio bensì il donarsi con gioia per il bene degli altri come i genitori che antepongono a tutto il bene dei figli. Sacrificarsi significa donare la propria vita perché altri vivano. "Sacrificare" significa rendere sacra una cosa, renderla santa.
Vincenzo Esposito


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