Sutera, a migliaia per il Presepe vivente

Per il terzo anno consecutivo si è svolto a Sutera il presepe vivente, che attorno alla capanna ed alla Sacra Famiglia ha visto raccogliersi e dispiegarsi tutto l'antico mondo della tradizione, con i suoi mestieri e lavori casalinghi, l'odore buono del pane e dei ceci, i belati delle pecore, il suono della chitarra e della fisarmonica. Dietro tutto questo c'è la parrocchia madrice e più di un decennio di cerimonie natalizie più semplici ma genuine, che sono confluite in una manifestazione che sta assumendo una dimensione regionale e prodotto, come necessità organizzativa, la nascita della associazione Kamicos nella prima metà dell'anno scorso.
La Kamicos comincia a preparare le case di gesso e gli spazi esterni del quartiere Rabato già due mesi prima, riattiva le fontane di gesso, capanna e palizzate, nasconde il "progresso" del metano e dei bidoni. Mentre il coro fa le prove, le donne tirano fuori il telaio e i torchi per la pasta, gli uomini gli attrezzi di lavoro scomparsi o quasi. Si organizza la vigilanza e la sicurezza all'interno del percorso presepe.
Intanto un cerchio più largo (Comune, Pro Loco) fornisce un supporto organizzativo più esterno e la pubblicità (l'affronta, parzialmente, anche la Kamicos). Il 26 dicembre il filtro della Pro Loco è stato determinante nel regolare, in entrata, un flusso enorme, che avrebbe portato il caos all'interno del percorso, dove comunque i vigilantes avvolti in lunghi mantelli neri convogliavano i visitatori in percorsi a senso unico obbligato.
L'enorme affluenza di visitatori, valutata in parecchie migliaia, ha posto il paese dinanzi ad esigenze nuove, bisogni urgenti (anche corporali), emergenze improvvise che gli organizzatori avranno imparato a conoscere attraverso il dialogo diretto ed un questionario che, tra l'altro, permetteva una relazione tra luogo di provenienza e tipo di contatto informativo o pubblicitario che li aveva indotti a venire. E dalla soddisfazione degli utenti, non si scopre nulla di nuovo, dipende l'evoluzione della iniziativa che non sembra, comunque, avere ancora toccato il picco massimo di visitatori.
Molti pensano che in questa occasione il paese stacchi una specie di biglietto di prenotazione o di visita per la prossima primavera o autunno, allorché potrà mostrare il resto delle sue bellezze paesaggistiche (San Marco, l'antica rete urbanistica) e i tesori d'arte custoditi sulla Montagna. Intanto c'è la risposta ad un bisogno di passato e di giovinezza di una generazione, vissuta tra lavori oggi dimenticati o trasformati, che tra dicembre e gennaio si è ritrovata insieme ai propri ricordi (compresi i dolori alle dita o quelle alle articolazioni). L'accompagnava un'altra generazione, composta ormai da maggiorenni, che nelle case di gesso e tra gli antichi attrezzi con avida curiosità si riappropriava delle proprie radici, un sapore antico di favola non toccato dal sudore e dalla miseria.
In un equilibrio non sempre facile tra esigenze e proposte le più diverse, si registra anche una prima, timida iniziativa commerciale di alcuni negozi, esercitata con soddisfazione negli spazi precedenti il presepe. Ma il bisogno centrale da soddisfare, su cui si fonda l'intero evento, è quello religioso di un Bambino venuto a compiere la sua Missione. La parrocchia lo sa, come anche l'associazione Kamicos nata sotto la sua ombra.
Un antico detto recita: la vittoria ha molti padri, la sconfitta nessuno. Per come sono andate le cose, c'è stata gloria e fatica per tutti, tanta. Disperdere un patrimonio di credibilità accumulato in tre anni di cooperazione, probabilmente non serve a nessuno.
In un contesto ancora più ampio di quello cittadino non si può dimenticare il sostegno e la collaborazione anche della Provincia, della Regione e della Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Caltanissetta che costituisce da solo un riconoscimento qualitativo.
Mario Tona


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