Ricordo del Beato Josemaría Escrivá a 100 anni dalla nascita


Oggi più che mai i buontemponi razionalisti di casa nostra sono pronti a scovare e denunziare fondamentalismi in tutto ciò che ha a che fare con la fede. E sorprende il modo con cui queste preoccupazioni vengano nettamente smentite da un'esplosione del bisogno di fede non sintonizzata con le predette preoccupazioni.
Proprio dopo l'11 settembre commentatori, opinionisti, ritrovati scrittori(vedi la Fallaci), giornalisti vari et similia non nascondono la loro "angoscia" verso il fondamentalista di ogni colore e tipologia che può nascondersi in tutte le religioni (cosa peraltro vera). Ma centinaia di persone (molte delle quali parenti e amici delle vittime) nelle stesse ore piuttosto che stare lì a discutere se la religione sia o meno l'oppio dei popoli si recano in uno stadio per pregare, convinti che sia la cosa migliore da fare, ed ognuno lo fa "a modo suo" (cattolici, protestanti, ebrei, musulmani,..).
E questo gap tra il senso comune della gente della strada e quello di altisonanti commentatori lascia veramente di stucco. E capita proprio che ci sono fenomeni che con la fede hanno molto a che fare che-piacciano o meno agli intellettuali di avanguardia- fanno parlare di sé e stupiscono non foss'altro per i numeri.
Giulio Andreotti in una recente intervista tv ne indicava tre, legati ad altri tre uomini che hanno lasciato traccia nella storia del XX secolo:il Beato Padre Pio, Madre Teresa ed il Beato Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei.
Per tutti e tre un minino comune multiplo: una fede vissuta senza sconti di fine stagione e poi numeri niente male! Dei primi due tutti sappiamo: un po' meno del terzo, di cui nel gennaio 2002 si ècelebra il centenario della nascita.
Non sono passati molti anni dalla morte (avvenuta nel 1975 a Roma) ma in 300.000 (tanti da non essere contenuti in Piazza S. Pietro) erano alla sua beatificazione; il suo libro più famoso (Cammino) è stato tradotto in 42 lingue e conta 4 milioni di copie; sono 80.000 i membri dell'istituzione che per ispirazione divina ha fondato nel 1928 (l'Opus Dei) e migliaia sono le persone che vi si rivolgono per la propria formazione cristiana. Il segreto di tanto successo è l'aver dedicato tutta la vita a predicare a gente di ogni razza, lingua, colore, condizione sociale, ecc.. ciò che sintetizzò in un punto di Cammino:" Hai l'obbligo di santificarti.-Anche tu.-Chi pensa che la santità sia un impegno esclusivo di sacerdoti e di religiosi? A tutti, senza eccezione, il Signore ha detto: Siate perfetti com'è perfetto il Padre mio che è nei cieli".
Anticipando il Concilio Ecumenico Vaticano II diffuse principalmente tra i laici un messaggio che propone un'esigente vita cristiana e spirituale e la passione umana per le cose più nobili : il lavoro, lo studio, l'amicizia, la famiglia, lo sport e tutto il costellato mondo delle realtà ordinarie oneste. Secondo Josemariá Escrivá un cristiano qualunque non solo deve viverle intensamente ma proprio attraverso di esse ha l'occasione di incontrare Dio. E si spinge fino ad affermare che così facendo può e deve diventare santo. In tempi nei quali circolava aria di "crisi del senso di Dio" in modo assolutamente netto ed energico affermava negli anni '60:"Figli miei(coloro che lo ascoltavano durante una omelia) non c'è altra strada: o sappiamo incontrare il Signore nella nostra vita ordinaria oppure non lo incontreremo mai. "
Spesso esortava infatti ad avere la testa in Cielo e i piedi ben piantati sulla terra. Per realizzare ciò invitava coloro che accorrevano a lui per migliorare la loro vita cristiana(studenti e operai, professionisti e contadini, casalinghe e uomini di Chiesa, ricchi e poveri, giovani ed anziani, uomini e donne) a puntare ad un obiettivo ambizioso:la santità personale.
Per questo li aiutava ad avere un rapporto abituale con Dio attraverso i mezzi di sempre: i sacramenti, la preghiera, la formazione dottrinale, la conoscenza della vita di Gesù Cristo.
Ma nello stesso tempo chiedeva loro di studiare e lavorare bene in tutti i campi, di acquisire la massima competenza professionale possibile, curando i particolari, di pensare al proprio lavoro come ad un servizio per gli altri, di far fruttare il proprio tempo senza sprechi determinati dalla comodità.
Riassumeva questi concetti con un termine : unità di vita. Invitava cioè a lottare per acquistare e vivere tutte le virtù umane sul modello di Gesù Cristo, perfetto Dio e perfetto Uomo.
E questo ideale è peraltro giustificato dal fatto che nessuno considererebbe credibile ed attraente un cristiano che pur andando in chiesa non paga le tasse, lavora o studia male, è incompetente professionalmente, inaffidabile, sleale, antipatico, maleducato,in una parola incoerente. Il Beato Escrivà dedicò tutta la vita , soprattutto dal 1928 quando per un intervento diretto di Dio "vide" l'Opus Dei, a diffondere questo messaggio fondamentale.
E sono decine di migliaia i cristiani che in tutto il mondo si rivolgono alla sua intercessione e ai suoi insegnamenti. Qualcuno penserà che si tratta dell'uovo di Colombo: non so, veda lui! Ma di fronte ai fantasmi del fanatismo che ritornano ad inquietare le coscienze, chiudersi nella torre d'avorio del relativismo è una cosa. Affermare, invece, che la fede(e quella in Gesù Cristo, Dio e uomo) ha un progetto così ambizioso che coinvolge la persona umana nella sua completezza (spirito e materia) è un'altra cosa.
Giuseppe Nicastro
Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.opusdei.org


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