Montedoro
Pasqua 2002
La tradizionale Settimana Santa, a Montedoro, ha perpetuato gli antichi riti, essenziali nelle manifestazioni esterne, pieni di significato, tali da coinvolgere la maggioranza della popolazione.
La Domenica delle Palme, intorno alle ore dieci, vi è stato il raduno di molti fedeli, presso l'edicola del Santissimo Sacramento, di fronte al rifornimento della Q8, dove il parroco ha benedetto le palme e i rami d'ulivo. Ha preso inizio la processione, composta in maggioranza da ragazzi, durante la quale sono stati cantati diversi inni sacri, fino ad arrivare sul sagrato della chiesa, dopo avere percorso le vie Cavour, Garibaldi, Roma, Vitt. Emanuele, Cavour e Piazza Umberto. Qui si è ripetuta la millenaria tradizione: si è bussato tre volte al portone chiuso ed ogni volta, dall'interno della chiesa, rispondeva il coro col canto del "Gloria Laus et honor". Alla fine è stato aperto il portone e tutto il popolo di Dio è entrato, volendo significare l'entrata della chiesa militante nel Paradiso dove il coro degli angeli cantava le lodi a Dio.
Quindi è stata celebrata la solenne messa della Domenica delle Palme. Le celebrazione della Settimana Santa è continuata il Giovedì Santo con la solenne messa in "Coena Domini" e la lavanda dei piedi ai "fratelli" della confraternita del Santissimo Sacramento. Dopo la solenne liturgia, nel salone parrocchiale, "i fratelli", vestiti sempre con la caratteristica divisa costituita dal camice bianco, dalla mozzetta rossa e dal medaglione con l'insegna della Confraternita costituita nel 1754, hanno preso pósto nella Tavola apparecchiata con un pane a forma di corona, un'arancia, un finocchio, una pecorella di zucchero, dei vassoi con mandorle, noci, ceci, dolcini e cioccolatini, delle bottiglie di vino con i rispettivi bicchieri. Dopo la benedizione della tavola, da parte del sacerdote, e, mentre il Coro dei Lamentatori eseguiva il "Pange lingua", ogni "fratello" ha preso la sua parte mettendola nella "rizzimedda", cioè un grande tovagliolo di stoffa, e a tutti i presenti sono stati distribuiti pezzettini di pane benedetto e ceci. Fino agli anni cinquanta la "Tavola" veniva apparecchiata nel coro della chiesa. La sera, in chiesa, durante la liturgia della veglia, i lamentatori hanno cantato diverse parti delle lamentazioni, mentre ai piedi dell'altare sono stati deposti i "piatti" con i "lavuredda" cioè chicchi di grano germinati segno della vita nuova, della resurrezione. Il Venerdì Santo è il giorno nel quale le funzioni sacre esterne assumono un valore ed un significato corale di partecipazione al mistero della morte in croce del Cristo.
Nel pomeriggio prende avvio la processione dalla chiesa che si divide in due percorsi diversi: una con la Sacra Urna, portata a spalla da un gruppo di giovani, con il sacerdote, i "fratelli", i tamburinai ed un trombettista, mentre l'altra con la Madonna Addolorata, portata a spalla dagli ex minatori con l'elmetto in testa, "li virgineddi", che recano in mano dei vassoi con i segni della crocifissione, e un tamburinalo. Per ogni processione un gruppo di lamentatori cantano varie parti tra le quali: il Giuda, È cunnannatu, Maria passa, Vexilla regis, O vos omnes, Stabat Mater. Il primo gruppo era costituito da Randazzo Rosario, Milazzo Giovanni, Randazzo Angelo, Randazzo Calogero, Milazzo Giuseppe, Randazzo Salvatore. Il secondo gruppo era costituito da Pace Giuseppe, Randazzo Salvatore, Mandone Vincenzo (PA), Lombardo Mario (USA), Alba Salvatore. Le due processioni confluiscono in
una nella via Cavour fino al Calvario che sorge sulla collinetta ad est dell'abitato dopo una stradina che sale per un percorso sinuoso. I canti dei lamentatori pregni di dolore, che costituiscono una nicchia musicale del Mediterraneo per la caratteristica polivocalità, come è stato riconosciuto da insigni etnomusicologi quali Roberto Leydi, Ignazio Macchiarella e Giovanna Marini, il suono tipico dei tamburi e della tromba diventano segno ed interpretano la partecipazione popolare alla Passione e Morte di Gesù Cristo. Al Crocifisso i fedeli rendono omaggio salendo sull'edicola e baciando il simulacro. La Madonna Addolorata viene collocata nella cappelletta sottostante dove i fedeli accendono lumini e recitano il Santo Rosario. La sera prende l'avvio la processione della "Scinnenza".
Quest'anno, il comitato degli ex minatori presieduto da Angelo Terrana, ha istallato, lungo la stradella del Calvario, delle torce antivento molto caratteristiche.La processione si conclude in chiesa dopo il canto struggente di "Voi che versasti lacrime" da parte dei Lamentatori. La Domenica di Pasqua, alle ore dieci, nella Piazza Umberto, vi è stato "lu 'ncuontru" tra la statua di Gesù risorto, collocato nella parte sud della piazza e coperto da un telo, e la Madonna di Pasqua, collocata nella parte nord, dopo che un ragazzo, che impersona "San Giovanni" percorre per tre volte la piazza, tra due ali di gente, facendo ogni volta un inchino davanti alle statue, che vengono fatte incontrare al centro della piazza, e dopo tre baci la folla esplode in un fragoroso applauso. Prende l'avvio una processione tra canti di gioia fino alla chiesa dove è stata celebrata la solenne messa pasquale.
Lillo Paruzzo
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