Esposte a Sutera le immagini devote della Sicilia interna
Dal 6 al 27 ottobre scorso la sala degli Agonizzanti ha ospitato la mostra sulle Immagini Devote della Sicilia Interna, organizzata dalla scuola media di Sutera e dall'Istituto Comprensivo di Campofranco, col finanziamento dell'Assessorato Regionale ai Beni Culturali e alla Pubblica Istruzione.
A parte il lavoro disinteressato di tanti cittadini che ringraziamo vivamente insieme ai donatori, gli alunni, il personale scolastico e un gruppo di artigiani sempre pronti a valorizzare il patrimonio del museo, la mostra ha avuto successo anche per il sostegno del nostro Comune, che è intervenuto nei punti in cui l'organizzazione non ce la faceva e mettendo a disposizione il migliore dei locali: il palazzo ex chiesa degli Agonizzanti.
I nostri alunni hanno tirato fuori un orgoglio e un attaccamento senza riserve al loro museo accompagnando gli ospiti non solo nel giorno della inaugurazione ma anche nei successivi.
Nostra guida nel lavoro di ricerca è stato mons. Cataldo Naro, preside della facoltà teologica di Sicilia, che ha tenuto anche la relazione introduttiva: quasi un regalo di addio (pochi giorni dopo è nominato arcivescovo di Morreale!). E' stato preceduto dal discorso del nostro sindaco Carruba e da quello del dirigente scolastico Taibi.
Le immagini sono state raccolte principalmente a Sutera, ma non si tratta di produzione locale e, spesso, neanche siciliana. Il centro di rifornimento è Palermo, (come per tante altre cose) da cui partivano i venditori diretti non solo a Sutera, ma in tutti i centri interni della Sicilia occidentale. Secondo i più anziani, venditori locali e palermitani percorrevano le vie portando a spalla stampe religiose, tessuti, scarpe, chiedendo in cambio soldi o, se non ne avevi, roba che potevano rivendere a Palermo: uova innanzitutto, lana vecchia e capelli. Una economia di baratto, attorno ad una merce molto richiesta nelle grandi città, dove l'allevamento di galline non è altrettanto facile come nelle aie, stalle o vie di paese.
Durante la mostra abbiamo avuto modo di acquisire qualche altra donazione che ha puntualizzato meglio le nostre conoscenze sui luoghi di origine delle stampe, soprattutto quelle straniere: che non erano soltanto Parigi, la diocesi di Limburg o di Lipsia (in realtà ci riferiamo agli imprimatur ecclesiastici che sono una costante della produzione tedesca anche nelle immagini di grandi dimensioni), ma anche Dresda ed città il cui nome latino è Budissa.
Una domanda al momento senza risposta è perché da noi c'è stata una così vasta diffusione di stampe tedesche sia nell'Ottocento che nel Novecento mentre l'immagineria più apprezzata per le sue qualità artistiche era quella francese: di cui possediamo un solo quadro e di cui in paese esistono rarissimi esemplari. Una ipotesi che si può avanzare potrebbe riguardare i pessimi rapporti politici e commerciali con la Francia, anche per via della conquista francese delle Tunisia. Ma è qualcosa che dovrebbe quantomeno concordare con altri dati economici.
La mostra e ricerca sulle immagini devote della Sicilia interna trova un suo posto tra la ricerca sulle immagini palermitane compiuta dal Pitrè e dal Cocchiara e quella di Riccobono-Sarica che riguarda la Sicilia orientale, Messina in primo luogo.
Ed ha proposto alcuni spunti di riflessione sul rapporto tra la Chiesa e le immagini nell'arco dei secoli, i centri di stampa siciliani, nazionali e internazionali, le immagini che alimentavano i culti specificamente locali ed una serie di ingrandimenti fotografici della Sutera di inizio Novecento.
Altri percorsi erano possibili, tra cui il più allettante riguardava le tecniche di stampa ed il linguaggio, codificato dalla tradizione, delle immagini e del paesaggio.
Chissà, forse una porta aperta.
Mario Tona
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