SPECIALE ROTARY
NATALE NELLA STORIA

Natale è la festa familiare per eccellenza, la più bella, la più trepidamente attesa, la più profondamente sentita forse da tutta la cristianità. E' la celebrazione della nascita di Gesù. Ogni anno, per virtù di una suggestione che non teme l'usura del tempo, si rinnova nel mondo la magica atmosfera del Natale e il prodigio della incarnazione rivive nella liturgia della Chiesa.
Il mistero dello straordinario evento è accresciuto anche dalla incertezza sulla data di nascita del Redentore poiché la indicazione del 25 dicembre non risulta da fonti sicuramente attendibili.
Cominciarono le comunità cristiane d'Egitto a celebrare in date diverse (20 maggio, 28 marzo, 2 aprile) poi il 6 gennaio, la nascita e il battesimo del Redentore. Dall'Egitto la festa si diffuse in tutto il mondo cristiano e ben presto, intorno alla metà del IV° secolo, la data del 25 dicembre venne fissata definitivamente dal Papa Liborio, come festa del Natale. Strettamente connessa al periodo natalizio è la manifestazione di Cristo al mondo: l'Epifania. Non è superfluo ricordare l'antichissima origine della Epifania e il suo riferimento a molteplici eventi significativi, tra i quali assunse rilevanza, nell'ambito delle "teofanie" (cioè delle apparizioni della divinità), la visita dei Re Magi a Gesù Bambino. Va tuttavia constatato che le originarie celebrazioni prettamente religiose, collegate esclusivamente alla nascita di Cristo e alla glorificazione della Sua opera salvifica per l'uomo, si sono sempre più trasformate in manifestazioni che privilegiano gli aspetti esteriori e consumistici, con il conseguente pericolo di una involuzione verso tendenze di sapore pagano.
Molte sono le tradizioni natalizie di cui alcune risalgono a tempi molto lontani. La più diffusa e più sentita è quella del presepe, le cui origini appaiono incerte ma risalgono sicuramente a molti secoli prima che i monaci fondatori dell'ordine francescano ne allestissero le loro famose figurazioni "animate" servendosi di simulacri scolpiti nel legno soltanto per Gesù e la Madonna e interpretando essi stessi i ruoli dei diversi personaggi di contorno: i Re Magi, i pastori e i popolani di Betlemme. Ne veniva fuori una piccola scena, un minuscolo dramma vivo e parlante. Quanto poi alla rappresentazione artistica della Natività occorre risalire al secolo IV per trovarne le prime tracce, in un affresco delle catacombe di San Sebastiano, ora quasi dileguato.
Il più antico presepio che è giunto fino a noi, seppure solo in parte, è quello di Arnolfo di Cambio nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. L'uso del Presepe divenne popolare soprattutto a partire dal '400 e illustri artisti si dedicarono alla realizzazione di questa opera di fede e di poesia.
Successivamente e di provenienza germanica è invece il costume di preparare l'albero di Natale; fu la Duchessa di Brieg che diede inizio, nel 1611, a questa tradizione destinata a diffondersi in breve tempo e a diventare un simbolo insostituibile della festività natalizia presso tutti i popoli di lingua anglosassone e slava nonché in buona parte della Francia e in larghe zone dell'Italia settentrionale.
Un'altra tradizione è quella di San Nicola - o Santa Klaus - che in Europa si festeggia solitamente nel giorno dedicato al santo, il 6 dicembre, ma che negli Stati Uniti - dove venne trapiantata dai coloni olandesi, sbarcati circa tre secoli fa - raggiunge il suo culmine proprio in occasione del Natale.
Quanto ai costumi più singolari e noti ecco i più antichi di alcuni paesi. In Francia, per esempio, si usa trascorrere la serata in casa, dinnanzi al ceppo ardente per poi, recarsi dopo la messa di mezzanotte a cenare fuori. In Bretagna si fanno grandi processioni e fiaccolate, mentre in Provenza si accendono sul desco tre candele nuove e accanto si pongono tre scodelle con germogli di grano. Il capo famiglia versa una coppa di vino vecchio sul ceppo di pero che brucia nel camino e questo rito, secondo la credenza popolare, assicura prosperità durante tutto l'anno che sta per iniziare. In Germania, per l'intera durata della notte di Natale su ogni tomba si mantiene acceso un piccolo albero di abete a ricordo di una poetica leggenda che narra di un coro di angeli incaricato di scendere nella Santa Notte sui cimiteri per portare ai defunti la luce della grazia e per allietarli con inni e canti.
In Scandinavia, gli amici e i parenti si scambiano i regali ponendoli sulla soglia delle case avvolti nella paglia. Gruppi di fanciulli e di cantori vanno di casa in casa intonando musiche pastorali.
In Inghilterra la festa è dedicata interamente all'infanzia fin dal tempo di Enrico II che, in questa occasione, solleva servire a tavola il suo figlioletto. In ogni abitazione gli uomini preparano addobbi e festoni, mentre le donne hanno un gran da fare per cucinare enormi "pudding". In Lapponia nel giorno di Natale si lasciano aperte le porte delle case perché chiunque possa entrarvi per mangiare il pane dell'allegria.
Nella Terra Santa il Natale viene solennizzato con grande pompa, specialmente a Betlemme, nella Chiesa della Natività. Di primo pomeriggio un corteo di cavalieri si reca incontro al patriarca e lo accompagna al tempio dove esso celebrerà il "Te Deum" dinnanzi al presepe. Il pubblico ammesso alla funzione deve passare attraverso la porta chiamata "della cruna dell'ago".
I festeggiamenti continuano per tutta la giornata con canti e pranzi a base di castrato e di dolci canditi.
Nell'America settentrionale si adornano le case con agrifoglio e rami di vischio. I giovani e le ragazze che si baciano sotto questi festoni sono considerati ormai come fidanzati. Anche in Italia l'abitudine di offrire per Natale ramoscelli di vischio ha un senso augurale, in quanto il vischio è portatore di fortuna.


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