Cinquecentenario della Disfida e di Francesco Salamone
Festeggiamenti a Sutera il 13, 14, 15 e 16 febbraio in onore di Francesco Salamone
uno dei tredici cavalieri che nel 1503 partecipò alla Disfida
Cenni biografici.
Francesco Salamone nativo di Sutera, in provincia di Caltanissetta.
Una lapide lo ricorda nel tempio di S. Maria della Minerva a Roma. Ai tempi della Disfida al servizio di Inigo Lopez, nel 1509 lo troviamo al soldo del conte di Potenza. Fu sicuramente alla battaglia di Ravenna nel 1512, dove secondo alcuni avrebbe combattuto dalla parte dei Francesi. Successivamente, a capo delle coorti pontificie, fu all'assedio di Parma, in cui si comportò così onorevolmente, da riceverne la cittadinanza onoraria (vedi nota).
Fu quindi al sevizio degli Sforza e si distinse su numerosi campi di battaglia: a Milano, a Novara e a Cremona. E' controverso se per un certo periodo abbia militato anche sotto le bandiere di Venezia. Fra una battaglia e l'altra, sappiamo che era un incorreggibile seduttore, e anche un buontempone, se conobbe per un certo periodo le prigioni romane, per via di certi sonetti irriverenti composti all'indirizzo del Pontefice.
Il Giovio, nella sua Vita di Consalvo, lo descrive come "multis bellis clarum". Al contrario di molti altri suoi compagni, Salamone si ritirò anzi tempo dal servizio attivo militare. Finì infatti i suoi giorni a Rorna, molto agiatamente se è vero, come ha lasciato scritto il biografo comasco, che s'era messo da parte un bel gruzzolo, qualcosa come 27.000 scudi d'oro, che ebbe modo di godersi ancora per un bel pezzo. Morì infatti molto vecchio e sicuramente fu il più longevo dei tredici cavalieri della Disfida.
Alla città romagnola il Salamone resterà legato fino alla fine. Abbiamo infatti notizia che nel 1441 fu ricevuto benevolmente da papa Paolo III, mercè lettere di raccomandazioni del governo di Parma. Nel 1552, inoltre, ormai molto avanti con gli anni, lo troviamo presso casa Farnese a insegnare "pratica del disegno delle fortificazioni" ad Alessandro, figlio d'Ottavio, duca della città.
La città (di Sutera) lo ricorda con una epigrafe del 1903:
A FRANCESCO SALAMONE - CHE IMMACOLATO MANTENNE NELL'EROICA DISFIDA DI BARLETTA - IL VALORE DEL NOME ITALIANO - CHE CON ARDIRE DI GUERRIERO E GENIALE SAGACIA DI DUCE - CONQUISTAVA L'AMMIRAZIONE RICONOSCENTE DI OGNI ITALICA CONTRADA - LA CITTÀ DI SUTERA ORGOGLIOSA DI AVERGLI DATI I NATALI - QUESTA LAPIDE PONE
- QUALE MEMORIA DI GLORIA CHE NON MUORE - QUALE ESEMPIO DI VIRTU' FECONDATRICE - PER L'AVVENIRE DELLA PATRIA REDENTA.
Nota. Fu durante l'assedio di Parma, "nel 1521, che Francesco Guicciardini, governatore della città, apprese dal Salamone e dal Riccio, cioè dalla viva voce di due dei suoi più diretti protagonisti, un'attendibile ricostruzione delle fasi della Disfida, specialmente quelle relative al combattimento vero e proprio."
(Dal libro di Renato Russo, La Disfida di Barletta, L'Epoca e i Protagonisti, editrice Rotas - Barletta, 1999)
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