Echi di Pasqua a Montedoro
Parlano gli emigrati
In occasione delle festività pasquali, anche a Montedoro, si è registrato un certo ritorno degli emigrati: poche decine di persone, ma motivate dal desiderio struggente di rivedere, di assistere alle celebrazioni della Settimana Santa. Poche ed in via di affievolimento sono le manifestazioni, diciamo piuttosto essenziali: La Tavula del Giovedì Santo, La processione al Calvario, Lu 'ncontru di Pasqua in piazza.
Non esiste più la Confraternita del Santissimo Sacramento con i suoi "Fratelli" dal 1965; La Tavula non si svolge più in chiesa, ma nel Salone parrocchiale limitandone le presenze per mancanza di spazio; non esistono più i minatori delle zolfare, ma solo pochissimi pensionati; non esistono più i vari gruppi delle associazioni cattoliche. Quest' anno addirittura è mancato il suono della tromba durante la processione del Venerdì Santo, "Il suono di una sola nota lancinante", ha scritto Luisa Hamilton nel 1900. L'unica realtà che ancora resiste è quella dei lamentatori, che con i loro struggenti canti ci raccontano di una tradizione nobile che rimane nel cuore di coloro i quali hanno avuto l'opportunità di ascoltarli, specialmente in età giovanile. Le lamentazioni di Montedoro, con la loro caratteristica polivocalità, apprezzate da etnomusicologi di fama internazionale, costituiscono motivo di studio ancora oggi. Vi erano, infatti, due universitarie che ne hanno raccolto i suoni per due tesi di laurea.
Le tournè dei lamentatori in USA, in Francia, in Sardegna, a Como, a Firenze, a Milano, a Venezia, a Roma, a Palermo, a Caltanissetta in festival e manifestazioni internazionali di musica popolare sacra testimoniano la ricchezza del patrimonio culturale che rappresentano.
"Quello che ci manca durante la Settimana Santa è il Canto dei Lamentatori. E poi il Calvario sulla collinetta e la sua stradina sinuosa" hanno detto Giulia Cammarata, insegnante, e residente a Trieste e la sorella Rosa, anche lei insegnante, e residente in Toscana. Entrambe sono emigrate da diversi lustri e non hanno alcun parente in paese. Il padre, Salvatore Cammarata, faceva il fotografo e l'operatore cinematografico.
Calogero Marranca, emigrato in Belgio, dice di essere innamorato della festa del Venerdì Santo e ricorda con tanta nostalgia i vecchi lamentatori: lu zi Custantinu, lu zi Caluzzu Mantiene, lu zi Vicienzu Morreale, Giuseppe Alba, i fratelli Calogero e Gaetano Genco.
Mentre esalta i suoni, le voci, le immagini, i colori e i sapori, le preghiere e i canti di Montedoro e della Sicilia, Maria Salamone, poetessa, autrice di diversi libri di poesie in siciliano, in italiano ed in francese, emigrata in Francia e nella Costa d'Avorio.
"Per me la processione del Venerdì Santo è una cosa importante", dice Giuseppe Montagna emigrato a Milano ed afflitto da vari disturbi fisici. "Anche se non posso camminare come una volta ho fatto il viaggio al Calvario con tanta devozione".
Calogero Pace, residente in Francia, da diversi anni, sente irrefrenabile il bisogno di ritornare a Montedoro per le feste tradizionali collaborando e contribuendo in maniera esemplare alla loro riuscita. Molte delle persone che ha conosciuto nella sua infanzia non ci sono più e le feste tradizionali, in modo particolare il Venerdì Santo, costituiscono un sicuro richiamo della memoria e del mondo dell'infanzia per tutti molto cara.
Michele Salvo del fu Alessandro, residente in America, dopo tanti anni di emigrazione, dice che le celebrazioni della Settimana Santa, in modo particolare le Lamentazioni, sono un fortissimo richiamo all'essere montedoresi. Quando i Lamentatori sono stati in USA, per esibirsi a Huston alla manifestazione delle tradizioni italiane, si è adoperato perché il gruppo dei lamentatori andasse a Buffalo, dove numerosa è la presenza dei montedoresi. Diceva di essere molto orgoglioso di avere contribuito a fare cantare i Lamentatori a Buffalo.
Faustino Mendola e la moglie Lina Bufalino, da tanti anni emigrati a Vigevano, hanno detto che partecipare ai riti della Settimana Santa a Montedoro è un'altra cosa; oltre la fede vi sono delle forme di devozione che provocano dei vivi sentimenti per il dolore umano dell'Addolorata.
Salvatore Licata, figlio di Giuseppe, con la moglie emigrato a Milano, dopo tanti anni ha voluto partecipare al Venerdì Santo sentendosi ancora parte di una comunità nella quale è nato ed è cresciuto.
Guido Castellino, da pochi anni a Modena, è tornato puntuale a trascorrere i giorni pasquali insieme alle sorelle, una delle quali abita a Siracusa, portando il desiderio di una presenta a Montedoro di Carmelo Sciandra, del fu Gaetano, da oltre mezzo secolo emigrato in Lombardia, ma che ha Montedoro sempre nel cuore e nella mente.
Angelina Campanella, figlia di Rosario si è detta contenta di avere potuto giungere a Montedoro dal suo paese di emigrazione, per partecipare alle funzioni della Settimana Santa, insieme al marito che è originario di Milena perché sentiva la necessità di ritornare a provare quelle emozioni e quei sentimenti, che non possono essere provati altrove. "Quando una persona nasce e vive la sua fanciullezza in paese è difficile poterlo dimenticare".
Abbiamo voluto riportare alcuni pareri di Montedoresi emigrati, che hanno trascorso alcuni giorni nel loro paese natale in occasione delle festività pasquali e penso che siano indicativi dei sentimenti e delle emozioni che hanno vibrato nel loro animo. Forse la loro presenza non superava il centinaio, però ci hanno offerto una campionatura di sicuro valore sociale, dimostrandoci ancora una volta che le tradizioni religiose un sicuro richiamo perché possano ritornare al loro paese. Si ritiene, pertanto, opportuno che le tradizioni siano perpetuate, costituendo un sicuro riferimento all'identità di una comunità, valorizzandole con i contenuti che originariamente le hanno fatte nascere.
Lillo Paruzzo
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