Nono' Carruba, ricordo di un uomo, un politico, un sindaco


Il figlio lo definisce:
"padre esemplare che sul dialogo costruttivo aveva impostato la sua vita familiare, capace di parlare e dare i suoi insegnamenti anche col silenzio. Faro e roccia per i suoi cari. La sua vita politica, sindaco per ben 12 anni, fu caratterizzata dal rispetto verso tutti, dalla disponibilità nel comprendere e mediare ogni situazione. Fu stimolo edificante per il suo amato paese che, grazie a lui, riacquistò la dignità e l'antico orgoglio".
Di solito quando si ricorda una persona, se ne tessono le lodi oltremodo.
Ma so anche che zio Nonò in questo secolo dell'apparire ci stava un po' stretto; e quindi a me piace ricordarlo cominciando con una frase del Vangelo: "chi è senza peccato scagli la prima pietra". O, come più profanamente diceva zio Oreste (che molti ricorderanno): "a Santu Giustu, pi essiri giustu ci mancava un jitu"!
Amministrare la Res Publica è piuttosto difficile e quanto è più difficile, tanto è più facile commettere errori. Ma lui è stato un Uomo che non ha mai fatto del male a nessuno: cosa, a mio modo, molto importante, difficile e rara.
A soli 65 anni, ci ha lasciati un Uomo buono e dolce e questo ogni Suterese nel suo cuore lo sa e lo ha dimostrato con grande affetto prima, durante e dopo la cerimonia funebre. Lo ha amato molto questo paese, come lo amiamo tutti noi.
I fiori lo hanno sommerso, era come se volessero dire: "un fiore tra i fiori". Sua madre, nonna Maria (insegnante di tanti Suteresi), ci diceva sempre: "se hai dubbi sull'esistenza di Dio, guarda un fiore" E' così che è cresciuto e che siamo cresciuti, nella semplicità dell'insegnamento di Cristo.
Un Uomo che con umiltà si è dedicato alla Città di Sutera come meglio ha potuto e come gli aveva insegnato suo padre (nonno Pietro), che come lui, molto prima, era stato alla guida della stessa.
Quando sono nata io, e poi i miei cugini, era poco più che ventenne ed era lo zio del cuore. Lo ricordo da piccolina che giocava sempre con me, mi portava in giro con la sua 500 Fiat decappottabile, alle feste del circolo di cultura, a caccia, lasciandomi mettere il furetto nelle tane; mi coinvolgeva nelle campagne elettorali, nei "segreti" politici, nel prevedere le mosse dell'avversario; nel guardare oltre.
Mi viziava, mi coccolava e nel contempo mi educava ad un modo di essere. Modi e classe di altri tempi. I modi e la classe che lo contraddistinguevano. Dopo la morte precoce di mio padre (veterinario di questo paese per tanti anni), so che mi guardava crescere con discrezione. Sapevo che lui per me c'era sempre! E poi mi guardava con uno sguardo teneramente paterno, che sfiorava la commozione e si rivolgeva a me con pacata dolcezza; mai una volta l'ho visto veramente arrabbiato.
Quando poi ha avuto suo figlio, ogni tanto, da genitore, se provava a rimproverare Piero davanti a me, mi sembrava così buffo che lo prendevo in giro tanto che lui non riusciva a trattenere la risata.
Nonostante i suoi tanti impegni politici non ha mai trascurato la famiglia, è stato sempre marito, padre, fratello e zio attento e presente, sempre e comunque.
Adesso non mi resta che invitare ogni persona, che conserva nella memoria almeno un minuto passato con lui, una sua stretta di mano, un suo sorriso o un episodio gioioso, di ricordarlo ancora e di pregare per lui. Così sarà vivo tra i vivi.
Se n'è andato fra gli applausi commossi dei suoi Suteresi e dei suoi amici politici e non, scendendo per l'ultima volta quelle scale da dove più e più volte era stato applaudito nella sua vita.
Ciao, zio Nonò.
Grazie di tutto.

Luigina


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