IL CASTELLO ,IL CENTRO ANTICO DI MUSSOMELI E LA VISITA DEI CLUBS DI PIAZZA ARMERINA, AGRIGENTO,PALERMO-CEFALU’ E TRAPANI-ERICE


IL CASTELLO DI MUSSOMELI: preliminarmente una raccomandazione basata su un paradosso: Per capire l’intera essenza del castello non bisogna farsene distrarre. Chiarendo. Il castello di Mussomeli costituisce un segno talmente cospicuo e coinvolgente che immediatamente attira a sé tutte le capacità fruitive di chi si approssima a visitarlo. L’attenzione del visitatore si concentra immediatamente sull’unicità del segno: ne percepisce la particolarità ed è pronta a farsi invischiare nel godimento estetico al quale nessuno si sottrae.
In definitiva il visitatore, frastornato, gode immediatamente di ciò che il segno gli trasmette senza ricercare la completa origine delle sue senzazioni che trovano la loro giustificazione dalla contestualizzazione del castello nell’ambiente in cui non solo è immesso ma che lo ha generato.
Sono le relazioni che fanno cogliere il senso pieno del castello. Innanzitutto le sue relazioni con il paesaggio : il paesaggio collinare dell’entroterra .
La grande profondità di questo angolo di nostra terra siciliana , dispiega una grande varietà non solo morfologica, ma di colori, di odori, di atmosfere cangianti. Atmosfere cangiati con le stagioni,con i mesi dell’anno, con i giorni dei mesi ,e con le ore del giorno.
Ed è in questo paesaggio che si innervano una molteplicità di emergenze di cui il castello è sicuramente il più portentoso: prima fra tutte la rocca di Sutera, e poi i “Pizzi di San Marco,Caccione, Raffe,Polizzello che costituivano un sistema di cui sicuramente i nostri “antichi” avevano consapevolezza (utilizzato, fra l’altro, per le loro comunicazioni a distanza).
E’ in relazione alla complessità del paesaggio che risalta e si coglie l’unicità del nostro castello.
Poi la relazione del costruito con la roccia.
Dire che la relazione fra l’opera dell’uomo e la preesistenza naturale è intensa, non rende appieno il senso: sotto questo aspetto difatti, la relazione si è annullata nella fusione perfetta di ciò che l’uomo ha costruito nella e con la roccia.
Qui di sicuro si è compiuto un miracolo: è come se un Dio stanco e fiducioso, avesse interrotto la sua opera affidandone il completamento all’uomo.
E l’uomo, oberato dalla fiducia divina ma non per questo intimorito, ha cavato un lacerto di pietra dalla stessa pietra e l’ha trapiantata in essa con l’accortezza e la sapienza che solo un ormai obliterato senso e amore della natura consentivano di fare. L’uomo ha creato un’architettura organica, prima che se ne teorizzasse : l’architettura sembra “germinare spontaneamente “ dalla roccia.
Ripagando la fiducia che in lui era stata riposta ha creato un nuovo organismo naturale. Ora il paradosso iniziale completamente si scioglie : le relazioni compiono l’essenza del castello.

IL CENTRO ANTICO: preferisco accompagnare a “centro” l’uso dell’aggettivo “antico” piuttosto che quello di ”storico” perché , per i non addetti ai lavori, a quest’ultimo generalmente si annette il significato dei grandi avvenimenti. La storia fatta dai re, principi, papi che lasciano tracce tangibili in grandi opere: palazzi, piazze, sistemazioni urbane e grandi opere d’arte. Per cui,per Mussomeli e per i tanti centri piccoli, (piccoli si badi bene e non minori come tanti li indicano non rendendo alla loro qualità giustizia) , spesso mi sento porgere a bruciapelo la domanda: “ma che cosa ha di storico?”.
Come se non fosse storia la lenta evoluzione di forme di quotidianità che se anche prive di avvenimenti o manifestazioni eclatanti riesce a sviluppare civiltà peculiari di cui i centri abitati sono poi il risultato, la pietrificazione, il libro che ci consente di leggerne i processi evolutivi.
Ed è con tale consapevolezza che ci si addentra tra le viuzze e i vicoli del centro antico di Mussomeli alla ricerca di una identità che si è diluita in una cultura altra , estranea, che ci ha disperso da comunità in collettività.
Nel centro antico, tra vicoli e viuzze, tra sempre più rari esempi di abitazioni superstiti, tra il palazzo del “principe” e quegli altri due degni di tale nome degli antichi signorotti terrieri , tra le chiese spesso pregevoli e sempre senza cupole (ci è mancata la tensione verso l’alto?) andiamo alla ricerca del senso della nostra quotidianità consapevoli che essa fonda le sue radici in quelle pietre ferite e irrispettate e certi che da esse potrà generarsi la consapevolezza necessaria ad innescare il processo inverso che integri la nostra collettività in comunità.

LA VISITA DEI ROTARY CLUBS DI PIAZZA ARMERINA, AGRIGENTO, CEFALU’ E TRAPANI-ERICE AL CASTELLO E AL CENTRO ANTICO DI MUSSOMELI.
Una delle direttrici lungo cui la nostra presidente Maria Carmela Falletta , coadiuvata dal direttivo, sta sviluppando l’azione del nostro club, è costituita da un insieme di iniziative finalizzate ad incrementare la conoscenza del territorio in cui operiamo.
Certi che la conoscenza delle proprie radici e della propria identità, potrà aumentare la nostra consapevolezza e rendere più efficace la nostra azione: più acquisiamo conoscenza consapevole di noi stessi, meglio potremmo dispiegare la nostra azione di servizio rotariano. Tale azione a livello di club è estroversa: volta ad incrementare cioè le relazioni tra i clubs in modo da diffondere la conoscenza della nostra realtà e di stabilire contatti che sempre offrono occasioni proficue di confronto e di migliorameno reciproco. Nell’ambito di tale azione con grande piacere accogliamo gli amici degli altri clubs che, attratti dalla crescente fama del nostro castello, sempre più numerosi, ci chiedono di visitarlo e di conoscere Mussomeli.
In questo contesto vanno inserite le visite dei clubs di Piazza Armerina, Agrigento, Trapani-Erice e Cefalù.
In Settembre abbiamo accolto Aldo Barresi e Maria Cristina, Paolo Orlando, Maria Pina e i numerosi sodali del club di Piazza Armerina mentre in Ottobre siamo stati gratificati dalla visita di Girolamo Mira e Caterina, Rosa Cremona Colli, Vincenzo e degli altri soci del club di Agrigento; di Giuseppe Miceli e Maria Antonia, Maurizio Maniscalco e Maria e dei soci del club di Palermo-Cefalù insieme a Giacomo Cavasino e Anna Maria , Giuseppe Vinci e Elisabetta e degli altri soci del club di Trapani-Erice.
Abbiamo accolto i nostri amici alle pendici del nostro magnifico castello e, coadiuvato dalla sapiente e appassionata Liliana Genco Russo,responsabile del settore culturale del Comune di Mussomeli nonché moglie del nostro prefetto Claudio Mingoia, che ci ha guidati tra le vicissitudini storiche che hanno interessato il nostro maniero e la nostra terra , ho accompagnato i nostri amici nella visita del castello.
Il mio discorso sul castello prima e sul centro antico di Mussomeli ,sintetizzato in precedenza, si sforza di fare cogliere i significati intrinseci di queste due realtà e della nostra realtà più complessiva.
Vuole spingere chi ascolta al di là degli aspetti epidermici più in profondità, nella sostanza . Vuole ,attraverso l’appropriazione del nostro passato, fornire motivo di riflessione sulla nostra condizione presente.
Durante il break , i nostri amici sono stati accolti nella azienda di Mappa già proprietà dei principi Spatafora. Qui, oltre ad apprezzare i prodotti tipici hanno potuto visitare la Masseria, già centro propulsore dell’antico latifondo, che i proprietari attuali hanno restaurato avendo l’accortezza di salvaguardarne l’integrità.
Nel pomeriggio abbiamo accompagnato i nostri amici nella visita del centro storico. Iniziando da quel che resta del palazzo dei principi Trabia la visita è proseguita lungo la via Minneci dove ci si è soffermati sul palazzotto barocco della famiglia che dà il nome alla strada.Da qui alla chiesa madre e poi giù per i vicoli medioevali e per le espansioni sei-settecentesche, fino al suggestivo santuario della Madonna dei Miracoli dove si è apprezzata la scheggia di roccia con su impressa la raffigurazione della Madonna, alla cui vista il paralitico si levò a camminare senza incertezze.
Qui concludiamo la visita perché ci sembra il luogo più adatto. Il luogo che ci presta quella che può diventare la metafora della nostra collettività. ….
Salutiamo i nostri amici rotariani dai quali riceviamo immeritati attestati di stima, la sensazione che l’azione perseguita dal nostro club sia apprezzata e condivisa e infine la certezza che essa potrà svilupparsi in sinergia con quella di altri clubs.

ALFONSO CARDINALE – SEGRETARIO DEL CLUB -


Ritorna alla Home Page