Superato il record dell’anno scorso
Sutera, oltre 12.500 i visitatori del Presepe vivente

Con la venuta dei re magi, che hanno cercato la Sacra Famiglia lungo le stradine del Rabato per tutta la sera del 6 gennaio, si è conclusa la manifestazione del presepe vivente. Li accompagnavano i cantori della Kamicos che, andando controcorrente, davano ai visitatori incardinati nel percorso il modo di assistere al rito ed ascoltare le dolci nenie di un Natale siciliano.
Finalmente l’hanno trovata sotto un portico quadrato vicino al bue e l’asinello, molto carezzati dai bambini e molto incoraggiati dai grandi a mangiare, mangiare e ancora mangiare paglia e fave, tanto da rischiare una indigestione.
Sono stati otto giorni intensi e di sacrificio che hanno visto impegnate in trenta postazioni fisse, insieme ai cantori e i ragazzini che giravano per le strade, 140 persone; un’altra ventina nella degustazione di ciciri, guasteddi, pane con olio e cucina a fine percorso. C’era poi il servizio d’ordine ed il personale dislocato nella parte iniziale, tra biglietteria, scuola media, la mostra fotografica e quella comunale, il servizio di accoglienza della GOD. Questo per una idea, sia pure parziale, delle dimensioni e dello sforzo organizzativo.
La prima prova era legata al numero dei visitatori attesi, la seconda alla tenuta della organizzazione.
Dopo la decisione, contrastata, sul prezzo del biglietto fissato l’anno scorso a 4 euro senza preavviso, ci si chiedeva se allo stesso prezzo (da cui erano esentati i ragazzi) ci sarebbe stata ugualmente una forte affluenza. In secondo luogo, come si sarebbero amalgamate le più antiche organizzazioni del presepe, quali la Kamicos e la God, con la nuova amministrazione comunale e la Soter.
La presenza di 12508 visitatori paganti ha risposto alla prima domanda, mentre la logistica complessiva ed il regolamento dei flussi interni al percorso ha mostrato di tenere bene. Del resto tutte le soluzioni in precedenza sperimentate con successo sono state mantenute ed altre hanno dato valore aggiunto alla manifestazione: in primo luogo la mostra dei paramenti sacri organizzata dalla chiesa madre e l’ingresso dei giochi dei ragazzi voluto dalla Soter.
Dopo la visita delle prime postazioni, lasciandosi a destra il frantoio delle olive, il flusso era deviato all’interno della chiesa madre, dove erano esposte su piedistalli decine di piviali dalmatiche e pianete degli ultimi quattro secoli e, al centro, una preziosa croce argentea del Quattrocento con ai lati i quattro evangelisti.
Infine, salita la scala che dal fabbro si ricongiungeva alla via Ruggiero, il visitatore scopriva d’improvviso alla sua destra una fitta schiera di bambini e ragazzi che giocavano alle mazzole o ai ciappeddi, col tollo o il carrozzone, non ancora bravi ma volenterosi. Quelli della Soter non ci hanno messo molto ad agganciare quanti passavano con i capelli bianchi o grigi, tentandoli con gli antichi giochi ed il richiamo alla giovinezza: ma occhio e braccio non erano più quelli. E qualche fatica c’è voluta anche a convincere Marta, di tre anni, a non portarsi il carrozzone a San Cataldo!
A un certo punto la Soter ha spostato un gruppo di giocatori nella zona iniziale nella speranza, vana, di rallentare il flusso di quanti andavano ad allungare la fila davanti all’entrata.
Questo era, e rimane, il vero punto critico. Si sperava che la folla fosse diluita e intrattenuta nello stand della scuola media, poi dalla mostra fotografica di Nino Diprima e da quella, comunale, sugli oggetti simbolo del paese, dai depliant ed informazioni della GOD. Il Sindaco è poi retrocesso ad intrattenere i visitatori con spunti di storia locale.
Tutto questo è servito in parte, ma la discussione su come e cosa intervenire c’è; ed è complicata dal desiderio dei visitatori, specialmente se venuti da lontano, di collocarsi subito il più vicino possibile all’entrata nel presepe.
Una delle postazioni migliori è quella dei pastori. A parte il rito della produzione del formaggio e poi della ricotta, i pastori portano a spasso per il presepe qualche pecora, mettono l’agnellino o la capretta di pochi giorni in braccio ai bambini, che li vedono e accarezzano per la prima volta, facendo impazzire i genitori.
Ma le novità sono state quelle del barbiere, del “piddaru” (colui che scuoia le pecore e capre) e del gessaio. Un antico torchio di gesso in ghisa, pesante centinaia di chili, è stato rimesso in funzione ed interrato, in forma stabile, in una piazzetta del Rabato. Una mula lo faceva girare frantumando così il gesso che cadeva, in polvere, in un piccolo stanzino, dal tetto a volta, sottostante e accessibile ai visitatori.
Infine c’è il presepe che non si vede: la stipula dei contratti pubblicitari (TGS, teleakras, un trotter che per 10 giorni ha girato le principali città della Sicilia, manifesti pubblicitari affissi in molte città, tra cui alcuni giganteschi di m 3 x 6), le luminarie, il coordinamento dei commercianti ed il regolamento del traffico, il servizio d’ordine ed il rimpiazzo degli assenti, il rifornimento dei materiali da lavorare e quelli alimentari.
Secondo stime ufficiose sono giunte alle postazioni interessate 900 teglie di guasteddi, 1000 kg di pane, almeno 1500 litri di vino, 1593 kg tra pasta, ceci (500 kg circa) e verdure varie per il macco.
Ed infine i lavori più noiosi: preparare i canti, allestire gli steccati e le tettoie, ripulire strade e case: prima e, soprattutto, dopo il presepe. Ma ne vale la pena. La manifestazione incoraggia a future e meno affrettate visite alla nostra cittadina, dandole una notorietà che poche altre città hanno raggiunto nel cuore dei siciliani.
Mario Tona

Le postazioni: lu conzapiatta, la sarta, lu falignami, lu furnu, lu trappitu, li picurara, lu scarparu, lu isaru, lu varbiri, lu piddaru, lu pitturi, la lavannara, lu mulinaru, li panarara, lu viddanu, lu burgisi, la putiara, lu pastaru, la natività, l’assaggiu di lu vinu, l’osteria, lu carrittiri, li iuchi antichi (con distribuzione di caramello artigianale e liquirizia), li ricamatrici, lu uttaru, u piddaru, lu firraru, la tessitrici, lu siggiaru, lu canalaru, lu scacciu, degustazione cicciri, degustazione guastedda, degustazione pani cunzatu, degustazione maccu.
Inoltre, all’interno del percorso presepe: i cantori della Kamicos e gli zampognari; nella fase di accoglienza si sono alternati il gruppo ottoni G. Mahler di Campofranco e la banda Ass. Diliberto di Sutera; stand della scuola media, mostra fotografica di Nino Diprima, postazione GOD di accoglienza, mostra comunale oggetti simbolo della città, mostra dei paramenti sacri alla madrice. Stand commercianti prima della biglietteria, altre attività nella parte terminale.


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