Libri da leggere
Federico Messana
La Grasta di Basilico
Milano 2003
La vigilia dell' Immacolata mi è stato recapitato l’ultimo libro di Federico Messana, La Grasta di Basilico, che ho letto tutto d' un fiato. Sì, perché gli scritti di Messana hanno questa caratteristica: si fanno leggere con molta facilità, sia per la scrittura piana, ma ancor più, per la freschezza delle immagini, per quello scendere nei particolari descrittivi che mostrano il suo accostarsi ai ricordi con grande cura ed amore tanto da incuriosirti e gustarne i particolari quando trattasi dei paesaggi circostanti al paese come quando, con poche pennellate, ti descrive il personaggio.
L' avvio del racconto, che non necessariamente deve essere complicato o avere per argomento i massimi sistemi o travolgenti storie d' amore o di lupara, prende spunto dagli oggetti che corredano la casa paterna che una attenta riflessione fanno "parlare, raccontare" degli anni passati, di fatti ed avvenimenti che sembrano dimenticati per sempre. Appunto, una Grasta di Basilico costituisce lo stimolo, la scintilla per mettere in moto i ricordi della fanciullezza, del periodo nel quale si scopre la realtà circostante carica, piena della sua bellezza naturale, quando i colori, i canti, i suoni, i rumori, i profumi, i sapori, scavano delle tracce profonde, indelebili nella memoria. E poi, la lontananza, la nostalgia del loco natio aggiungono una certa aurea per tutte quelle cose che la quotidianità non fa apprezzare, non fa godere appieno: il silenzio, il cielo stellato, il canto degli uccelli, le voci della campagna, la bella famiglia delle erbe, i viottoli, le tane, ecc. Il contrasto con la realtà milanese le rende ancora più spettacolari, più stupefacenti tali da farle diventare un luogo del mito e che le parole cercano di fissare sulla carta, fuori dalla memoria personale e trasferirle nella memoria collettiva.
Lungo il percorso da Montedoro a Raffi non viene tralasciato nulla: il grande pino del Dopolavoro, la scalunera del Ricovero, l’abbeveratoio, il mulino, li fìrrara, lu Chianu Puzzu, Albarello, Fontana Grande con le sue fresche acque, il nostro fiume Gallo d’Oro, Cirausi, Crucifìa, Sampria,
Cozzu Asparagio, ecc. e semplici personaggi come Francischella, Marasanta, Buzzichimi che ci i danno la dimensione strettamente umana, di semplice umanità patrimonio della piccola comunità che ha avuto anche delle grosse personalità nel campo della religione, della politica, delle professioni e della cultura. Piccoli ambienti e attività umane che non si riscontrano più. Sono dei tasselli, che riescono a darci un simpatico mosaico della vita del paese, colti nella loro essenzialità, con il distacco di tempo e di luogo che li liberano dalla meschinità quotidiana, dalla loro pochezza.
Questo racconto, ricordo della fantastica battuta di caccia a Raffi, viene impreziosito dai detti in siciliano di zi Calogero Aitano e da una poesia dello stesso Federico Messana (Lu babbaluci).
Tanti emigrati ritornano in paese e rivedono parenti amici e ambienti della loro fanciullezza e le loro gioie, le loro emozioni e i loro sentimenti rimangono all’interno del loro cuore.
Federico Messana, con questo libro, ritorna a Montedoro e ripercorre, passo dopo passo, le strade ed i sentieri che ha percorso nella sua fanciullezza, ricorda gli oggetti, le cose, gli ambienti, i paesaggi, le atmosfere, le persone e i personaggi, fatti ed avvenimenti con tanta cura, con tanto sentimento, con tanta gioia del cuore da trasmetterlo nel lettore ed in ogni caso, mettendo nero su bianco, alla memoria collettiva di tutti coloro che hanno vissuto intorno alla metà del secolo scorso e alla memoria storica di Montedoro.
Lillo Paruzzo
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