Il Calendario 2004 di Montedoro ha privilegiato “le pietre che raccontano”

A cura della Pro loco e del Comune di Montedoro, è stato stampato il calendario 2004 con un tema e cinque fotografie. Il tema possiamo intitolarlo Le pietre raccontano..... in quanto vengono mostrate alcune delle pietre che raccontano del tempo passato remoto sul Monte Ottavio a ridosso dell' abitato di Montedoro. Oltre ad una panoramica del Monte Ottavio vengono mostrate due tipi di tombe significative: una tomba a forno dei sicani ed una tomba a tholos micenea. Di tombe dei sicani se ne trovano in tante altre località a testimonianza dei primi popoli che hanno abitato la Sicilia, e quindi, costituendone dei punti certi degli insediamenti della zona che comprendono le contrade Montagna, Palombaro, Fra Diego, Fontana Grande. Nel passato dette tombe, impropriamente, sono state denominate tombe dei saraceni dai tanti frequentatori delle zone che andavano a lavorare la terra o andavano a caccia di selvaggina. Il corredo funerario delle tombe dei sicani era costituito da semplici urne cinerarie cioè dei vasi di terracotta che contenevano le ceneri dei defunti i cui ultimi ritrovamenti risalgono agli anni intorno al 1950. Si ritiene che la maggior parte delle tombe siano state violate al tempo della dominazione araba per i corredi metallici.
La tomba a tholos sulle pendici nord-nord-est del Monte Ottavio - accanto ad altre tombe di età preistorica e di varia tipologia - viene spesso citata in collegamento alle tre che si trovano a Monte Campanella - Serra del Palco vicino all'abitato di Milena. La tomba è rivolta verso est - dove, a poche diecine di metri, scorre il fiume Gallodoro - e l'apertura è ben riquadrata nello spianamento verticale della parete rocciosa. L' accesso alla tomba, grosso modo rettangolare e a doppio stipite, era chiuso da un sistema di lastre in calcare gessoso con zeppe e argilla. All’interno, il perimetro della cella aveva un andamento approssimativamente circolare, quasi rettificato in coincidenza del fronte anteriore. Mostra un andamento conico con il cavo alla sommità della copertura o "scodellino". Sono stati recuperati: un frammento ceramico a superficie grigia decorata da striature e un rasoio in bronzo con incavo circolare al culmine della lama riferibili all’orizzonte di Pantalica Nord..
Nessuna indicazione certa si ha circa il numero degli inumati contenuti nella tholos, ma facilmente ipotizzabile è la sua destinazione ai capi della comunità locale, che reputavano evidentemente prestigiosa per la sua architettura e per gli oggetti che fanno riferimento al patrimonio culturale del mondo egeo-miceneo e certamente indicatori del rango. La posizione degli inumati era per lo più fetale, ma anche supina o laterale.
E' assai verosimile che veri e propri "modelli progettuali" di questo tipo di tomba circolassero, ad opera di cavatori itineranti specialisti nel settore funerario, all'interno di uno stesso ambito topografico e culturale intorno al XII secolo a. C. Gruppi di uomini provenienti da Micene sbarcarono nelle coste siciliane e attraverso il fiume Platani raggiunsero l'interno dell'isola: alcuni si stabilirono vicino l’abitato dell'odierna Milena nella zona Monte Campanella - Serra del Palco, altri proseguirono, seguendo l’affluente del Platani, il Gallodoro, fino a raggiungere il Monte Ottavio sovrastante l’abitato odierno di Montedoro.
Nella tradizione popolare la tomba a tholos è nota come la Grutta di lu rimitu. Nello stesso costone del Monte Ottavio vi è la Grutta di lu Pulieri, abbastanza larga ed alta tale da potere ospitare uomini ed ammali. Nel mezzo della grotta e' è un pilastro della stessa roccia gessosa. Sembra che alla primitiva grotta ne succedesse un' altra divisa da un compartimento a modo di velame. L' opera dell' uomo ha forato il velame ampliando la grotta ma lasciando un pilastro naturale (pulieri) che ha dato il nome alla stessa grotta.
Che il Monte Ottavio, quindi, nel tempo, sia stato un punto di riferimento per gli insediamenti umani, oltrecché dalle tombe dei sicani e dalla tomba micenea, ci è testimoniato anche dalla presenza degli arabi, che hanno denominato il sito circostante il Monte Ottavio, El Minzar (Panorama). Con i suoi 518 metri di altezza, sul livello del mare, la sua dorsale consente di potere ammirare un bei panorama costituito: dal corso tortuoso del fiume Gallodoro che gli arabi denominarono Ud Dur (fiume tortuoso, che circonda) poi deformato in Uaddudauru , dalla visione da Est a Nord, ad Ovest, a Sud, dell' altura dove sorge Serradifalco, dell' Etna specialmente quando è innevata, dai monti delle Madonie, di Mussomeli col suo castello Chiaramontano, Casteltermini, la Rocca di Sutera, i tetti di Milena, Gargilata, Cappieddru d' azzaru, Gibellini, contrada Montagna.
El Minzar, poi, è stato trasformato in Minzarum e, quindi, latinizzato - intorno al 1300 – in Mons Aureus per dare il nome Montedoro al paese con la Licentia populandi del 1635. Portare a conoscenza le vestigio antiche, che hanno visto la presenza umana nel territorio da diversi millenni, contribuisce alla formazione della identità di un popolo, a prendere consapevolezza delle proprie radici per meglio comprendere il presente e progettare il futuro.
Lillo Paruzzo


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