Montedoresi nel mondo
Giuseppe Alba - Belgio
Giuseppe Alba, figlio di Salvatore, (inteso Mucuruni) e di Sciandra Maria Teresa, è nato a Montedoro nel 1926, primo di cinque figli, gli altri si chiamano: Pietro, Paolino, Carmelo e Calogero. Ha frequentato la scuola primaria fino a 9 anni ed ha avuto come maestro Paolo Piccillo del quale ricorda la severità e la sua autorevolezza tanto che spesso veniva richiesto di intervenire quando in qualche altra classe sorgevano problemi di disciplina. Quindi, è stato costretto, dalle ristrettezze economiche famigliari, a cercarsi un lavoro nell’ agricoltura dove ha avuto l’opportunità di essere a contatto con i fratelli Giovanni e Giuseppe Galante che gli raccontavano i romanzi e quello che leggevano di storia e di geografia tanto da fargli nascere la curiosità per la lettura. Contemporaneamente frequentava la bottega del calzolaio Peppino Miccichè e di seguito di Calogero Tulumello, Eugenio Barbera e Pietro Randazzo che per primo gli dava una paghetta settimanale. La voglia di sapere, magari per acquisire la licenza elementare per arruolarsi carabiniere, lo spinse a frequentare delle lezioni private da Don Totò Messana, pagando 60 lire al mese quando ne guadagnava 15 al giorno nel 1940. In quei giorni gli abusi dei militi fascisti correvano di bocca in bocca, sia per quelli commessi nelle alte sfere che per quelli che si commettevano anche nei piccoli paesi. Si raccontava che Rosario Infantino con altri militi, trovandosi ad un raduno a Palermo, erano andati a mangiare in un ristorante e al momento di pagare – con l’ arroganza che distingueva i militi – piantò, con violenza, il pugnale sul tavolo impaurendo il ristoratore e facendosela franca lui e i suoi camerati. I responsabili locali del fascismo minacciarono, tra gli altri, Giuseppe dicendo che se la “barzelletta” veniva raccontata, ancora in giro, sarebbe finito al riformatorio. Il nostro Giuseppe continuò a frequentare lezioni private da Arturo Petix e da padre Calogero Piccillo dei quali ricorda la disponibilità e la preparazione culturale fino al 1944. Ma quegli anni erano flagellati dalla miseria e cercava di guadagnare qualcosa per la famiglia come “iurnataru”nelle varie contrade del paese fino ad arrivare al 1946 quando una giornata lavorativa veniva pagata a 150 lire mentre 1 Kg di pane costava 200 lire e cercò di darsi da fare coltivando un orto nei pressi del ponte grande del fiume Gallodoro. Giuseppe si era iscritto al Partito Socialista, che allora aveva la sede nella via Cavour angolo via dei Mille, e ricorda quando due montedoresi lanciarono due bombe a mano contro un camion carico di frumento che doveva raggiungere Palermo per essere venduto alla borsa nera. Intervennero i carabinieri ed alcuni dei militanti socialisti furono condotti in caserma dove in serata furono interrogati da un tenente dei carabinieri che si accertò che si era trattato di un fatto dimostrativo per la fame che regnava in paese e non di tentata rapina.Per l’ accaduto Giuseppe subì una condanna a tre mesi di carcere con la condizionale. Sempre in quei giorni – maggio del 1946 – un camion di Mussomeli, carico di frumento, venne bloccato all’ ingresso del paese, da un gruppo di cittadini esasperati, e condotto in piazza dove si provvide a distribuire il grano alla gente. Sempre per rendere l’ idea della fame ricorda che mentre si trovava con altri quattro “iurnatara” a lavorare a” Cappieddu d’ azzaru”al momento della sosta per prendere”un maccicuni”si sono ritrovati con due “trusce di cumpanaggiu” in meno certamente sottratte da qualcuno che aveva la fame arretrata.
Così, Giuseppe Alba nel 1951 decide – come tanti altri – di intraprendere la via dell’ emigrazione raggiungendo il Belgio per trovare lavoro nelle miniere di carbone della Louviere. Successivamente si è trasferito a Liege lavorando per 21 anni in una fabbrica siderurgica fino a raggiungimento dell’ età pensionabile nel 1991.
Nel 1954 Giuseppe Alba si è sposato con Antonietta Arnone dalla quale ha avuto 3 figlie: Maria Teresa, Maria e Salvina. Il 30 ottobre Giuseppe e Antonietta hanno celebrato le nozze d’oro presso il municipio di Seraing rinnovando le promesse matrimoniali davanti all’ ufficiale dello stato civile e festeggiando l’ anniversario presso un ristorante insieme ai propri familiari.
In Belgio, come per la maggior parte degli emigrati siciliani, i primi anni sono stati di duro lavoro ed anche di sacrifici, ma gradualmente le condizioni economiche sono migliorate riuscendo prima a costruirsi la casa con tutte le comodità e poi facendo studiare le figlie all’ università. Anche a Montedoro dove ritorna ogni anno, da oltre venti anni, ha costruito la casa dove viene a trascorrere l’ estate partecipando a tutte le manifestazioni culturali e ricreative del paese che pur avendo pochi abitanti è ben sistemato. In Belgio, nei primi anni di emigrazione, il rapporto con gli altri compaesani era molto più stretto, poi, le famiglie si sono allargate in diverse località e così ci si ritrova quasi esclusivamente per i funerali di qualche conoscente. Andando indietro nel tempo Giuseppe Alba si ritiene soddisfatto del lavoro svolto e dei sacrifici affrontati perché gli hanno consentito di vivere in una maniera che mai avrebbe immaginato al suo arrivo in Belgio nel 1951.
Una cosa alla quale Giuseppe tiene è la memoria del paese e dei montedoresi: attraverso i soprannomi riesce a ricostruire le parentele almeno di tre generazioni e spesso ricorda degli aneddoti di questo o quel compaesano quando si incontra con i pochi coetanei che abitano ancora in paese. Altra curiosità mai del tutto soddisfatta rimane la conoscenza delle vicende storiche del paese ed in modo particolare le notizie relative al periodo arabo e al periodo greco e per questo ha fatto i complimenti alla Pro loco per il depliant ed i calendari illustrativi del paese.
Lillo Paruzzo
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