Fine di un mito!
Appello per non chiudere la Missione Cattolica di Saarlouis


Che la Missione Cattolica italiana di Saarlouis era stata da qualche anno ridimenzionata (i tedeschi diplomaticamente usano il termine "ristrutturare"), lo sapevano tutti gli italiani della zona (Saarlouis-Merzig-Wadern), ma che l´unico punto di riferimento Pastorale che era rimasto, un mono locale adibito ad ufficio con come inquilino il Missionario, anche questo ora smantellato, sinceramente non se lo aspettava nessuno. Per uno come lo scrivente, che ha visto nascere e vissuto la vita delle Missioni Cattoliche Italiane nel Saarland, particolarmente Saarlouis, insieme al primo Missionario-Direttore don Luigi Franzoi, é come se un pezzo della storia locale, molto importante, venisse d´un colpo cancellata.Quando dico "vissuto” intendo dire che, nel mio piccolo ho pure contribuito alla crescita della Missione, avendo fatto parte attiva in seno al primo Consiglio Pastorale della nuova Missione.
Qualche anno prima nel 1962 avevo visto posare anche il primo mattone della Missione di Saarbrücken con il primo Missionario in Saar, don Ascanio Micheloni.
Ma torniamo alla Missione di Saarlouis: La Diocesi di Trier (Treviri), responsabile della nostra zona, naturalmente non le dispiace vedersi ridotto il non indifferente onere finanziario che puó comportare lo stipendio di un Missionario e l´affitto di un locale. Non é un mistero che le entrate provenienti dalle tasse (Kirchensteuer) sono in continuo calo. Quindi, la parola d´ordine per la Diocesi di Trier é, risparmiare! Ma, per quanto accaduto, noi italiani della zona faremmo bene a fare un mea culpa, non guasterebbe. Chi é senza peccato scagli la prima pietra! Ai nostri amici tedeschi, sempre vigili delle cose proprie (Eigentum), non sono sfuggite le dificoltá che alcuni Missionari hanno avuto con le associazioni italiane in tutti questi anni.Si perché nel passato, quando la Missione era in piena attivitá, chi ha buana memoria ricorda i dopo-scuola, il cinema Italiano e vari corsi per il conseguimento della terza Media, corsi di cucito, di musica, culunari e di tedesco. Tutti questi corsi fatti in collaborazione con l´ALI di Saarlouis, naturalmente parlo degli anni 70-80. Le dificoltá sono stati creati dai soliti guasta-feste a dare fastidio ai Missionari; per esempio: Bastava a qualcuno essere presidente di qualche associazione per vantare diritti sull´uso delle sale della Missione a suo compiacimento, oppure fare riunioni di partiti politici senza il consenso del Missionario responsabile. Cosí a poco a poco la Missione si é sfaldata cedendo una per volta le sale della Missione ai tedeschi, preludendone cosí la chiusura totale della Missione.
L´ultimo Missionario, don Romeo Bianchi, si era illuso di poter ripristinare tutto il complesso che puó comportare la sede di una Missione, ma invano. Avevo tentato con discrezione, fargli capire che ormai era troppo tardi. Lui, uomo tenace e di grande fede, non voleva arrendersi, ma alla fine, per forza maggiore, ha dovuto alzare bandiera bianca. Ora la comunitá italiana di questa vasta zona si trova senza nemmeno una guida spirituale. Don Paolo Santoru, della Missione di Saarbrücken rimasta unica superstite in questo Land, é rimasto solo. Dovrá fare salti mortali per far fronte alle numerose esigenze della grande comunitá italiana in Saar. Non sará facile.
I soliti faccendieri della zona, mai visti in Chiesa, appena sentita la notizia si sono premurati a mettersi in bella vista promettendo il miracolo. Ma, troppo tardi! È inutile chiudere la stalla quando ormai i buoi sono scappati.
Una raccolta di firme rivolta ad intenerire gli animi dei grandi Prelati della Diocesi di Trier, incoraggiata anche dall´ultimo Missionario padre Bianchi, forse aiuterá a fare arrivare un nuovo Missionario per dare una mano al Missionario di Saarbrücken rimasto solo. Sarebbe bello e, ce lo auguriamo tutti.

Santo Vena ,Saarlouis


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