Fratelli di fede in mome del pastore Paolino
Onorevoli convenuti, pregiatissime Eccellenze


desidero, innanzitutto, esprimere il mio ringraziamento, anche a nome della comunità nolana tutta, per l'invito formulatomi che ho accolto come segno d'amore per un'azione ispirata ai valori cristiani e alla fede che mi coinvolge e mi impegna come uomo, ma soprattutto come cattolico. La mia appartenenza territoriale, prima che come sindaco, mi induce a raccogliere più di un motivo quando si tratta di adoperarsi per manifestazioni che riguardano aspetti della "nolanità".
Tutti i miei concittadini conoscono il significato che ha assunto, lungo il corso della storia, la presenza di alcuni personaggi che tanto hanno dato alla scienza, all'arte letteraria, all'educazione, all'istruzione.
L'evento che ci vede qui riuniti, reso ancora più lieto dalla presenza del vescovo della cittadina di Senigallia è l'occasione che ci permette di ricordare la figura del vescovo S. Paolino, patrono di tre splendide città, Senigallia, Sutera e Nola, legate da una comune radice religiosa, ed è, al tempo stesso, l'occasione che ci permette di sentire ancora più forte l'attaccamento a quei personaggi che, come dicevo, hanno fatto la storia della nostra città. Ponzio Meropio Paolino, nato a Bordeaux da una ricchissima famiglia, ebbe il coraggio, condizionando la sua esistenza, di abbandonare la carriera politica e l'attività forense, e convertirsi ad una vita più autenticamente cristiana.
Ricevuto il battesimo iniziò un periodo di meditazione e di approfondimento della fede fino a vendere tutti i suoi beni e distribuire il ricavato ai poveri. Ricevuto il sacerdozio nel 395, parte alla volta di Nola ponendo la sua dimora presso il santuario di S. Felice a Cimitile, e proprio a Nola si spense nel 430 dove fu sepolto. Le sue spoglie furono trafugate per essere portate prima a Benevento poi a Roma, dove rimasero per quasi un millennio, fino al 1909 quando il Papa Pio X le restituì alla comunità di Nola.
La corrispondenza tenuta da Paolino con le personalità più eminenti del suo tempo, raccolta nell' "epistolario", risulta un'opera che è la storia di un'anima, l'autobiografia spirituale di un proprietario terriero che ha fatto della povertà e della carità il fondamento di una vita ascetica.
Nei suoi scritti si legge l'impronta di una personalità vigorosa capace di cogliere la miseria della plebe. Per Paolino il ""dies natalis" non è più il giorno della nascita terrena, ma quello della nascita al cielo. Paolino ama le usanze paesane, la religione fiduciosa dei semplici, i miracoli impossibili che debbono essere veri per una fede così genuina da meritarli.
La sua poesia nasce da un'intensa partecipazione emotiva, umana e pastorale insieme; per questo, non tenere nella debita considerazione la produzione di San Paolino, significa non intendere nella sua pienezza il messaggio poetico e religioso del vescovo di Nola. Questi gli esempi che sollecitano la più personale delle mie preoccupazioni: le politiche sociali - cuore e centro della mia azione di governo.
L'attenzione alle nuove povertà sociali, imprescindibile per una comunità civile, in grado di offrire servizi adeguati, capaci di assicurare la dignità, che deve porsi come obiettivo il far sentire gli anziani, i poveri, gli emarginati, parte integrante della società.
Sapere poi che esistono "fratelli di fede", in nome del pastore Paolino, è un sussulto per il mio cuore, perché insieme si potrà cercare di imitare, il più possibile, le azioni delle prime comunità cristiane, lì dove la comunità si fondava sulla coesione dei valori e delle attese. Solo la fede nel Signore, il giusto connubio tra una comunità laica e una comunità religiosa, sarà in grado di prospettare una società del futuro.
In questa convinzione, auspicando la benedizione del nostro Santo Paolino, vogliate accogliere il mio fraterno abbraccio e la mia gratitudine.

Felice Napolitano
Sindaco di Nola


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