La fiaba nello sviluppo mentale del bambino - 5


La fiaba sottolinea inoltre che il risultato dell'Amore non necessariamente è legato al sesso. Nel caso del maschietto invece, il padre che osta-cola i desideri edipici non è visto come una figura malefica, ne come scisso in due figure, una buona ed una cattiva, come invece accade più spesso per la madre. Il ragazzo, nel periodo cosiddetto edipico, proietta le sue frustrazioni e le sue ansie in un mostro, in un gigante o in un drago. La madre buona e quella cattiva, o matrigna, sono i due aspetti della stessa figura materna presente nella bambina edipica. Come la bambina può amare ancora di più la madre perché sfoga la sua collera verso la madre-rivale, così, il bambino può amare di più il padre scaricando tutta la sua collera sul drago o sul gigante cattivo. Queste fantasie offerte dalle fiabe aiutano moltissimo il bambino a superare la sua angoscia. Può accadere che se un genitore incoraggia il figlio a maturarsi utilizzando solo un comportamento verbale, il bambino può dare al suo discorso un'interpretazione del tipo "Vogliono sbarazzarsi di me". In tal caso il risultato è l'opposto di quello prefissatesi perché il bambino può avvertire una sensazione di inutilità, cioè si sente non desiderato e senza importanza, pregiudicando così le possibilità di districarsi nel mondo. La fiaba aiuta moltissimo in questi processi fon-damentali perché si limita a proporre e non consiglia mai o esige o dice cose esplicite. Nella fiaba tutto è detto in maniera implicita ed in forma simbolica. Le fiabe stimolano la fantasia del bambine facendo leva su fatti talora paurosi o violenti pei tenere sempre desta la sua attenzione.
In uno studio di Ephraim e Singer del 1973 fu dimostrato che il bambino con scarsa fantasia, come si poteva osservare anche nel gioco, si presentò più orientato in senso motorio rivelandosi cambiato dopo lo stimolo ricevuto dall'avere ascoltato delle fiabe. Le fiabe attirano molto l'attenzione del bambino non perché le immagini che vi trova si conformino a quanto avviene in lui, ma perché nonostante i pensieri ansiosi concepiti dalla sua mente a cui la fiaba da corpo e contenuto specifici, queste storie hanno sempre un esito felice che il bambino, da solo, non riesce ad immaginare.
Le frustrazioni che i bambini provano e le difficoltà che devono superare, sono più gravi di quelle di noi adulti perché per il bambino esse sono delle prove durissime. Per questo il bambino necessita di fantasie dove l'eroe con cui egli possa identificarsi, riesce a trovare la sua strada per districarsi dalle più difficili situazioni. I problemi anche banali per noi adulti, ma "vitali” per il bambino, soprattutto se non risolti, diventano tollerabili a condizione che la delusione provata per la loro mancata risoluzione venga mitigata dalla visione di future vittorie come appare nella fiaba. Se un bambino diventa, per qualche motivo, incapace di visione prospettica e di immaginare il proprio futuro, si determina un arresto di sviluppo.
Un esempio estremo di ciò lo si può vedere nell’Autismo infantile dove il bambino nulla vuole cambiato perché vi è una totale incapacità d'immaginarsi un cambiamento per il meglio. D'altra parte noi adulti quando siamo profondamente disperati, abbiamo la necessità di accarezzare fantasie ottimistiche. Un bambino spesso non conosce gradazioni nella sua disperazione e solo attraverso la fiaba può trovare incoraggiamento nel suo futuro. Nelle fiabe, diversamente dai miti, la vittoria non è sugli altri, ma soltanto su se stessi e sulla malignità, anche la propria che viene proiettata sotto forma dell'antagonista dell'eroe. A qualsiasi età un bambino interpreta il fatto di diventare re o regina come il raggiungimento della maturità. Fra i più grandi enigmi del bambino vi è il sesso. La natura del sesso è il misterioso e fascinoso segreto degli adulti che il bambino vuole scoprire. La conquista del regno, nella fiaba, ed il matri-monio con l'eroe simboleggia la perfetta risoluzione delle difficoltà nonché il conseguimento della vera indipendenza e della completa integrazione della personalità
Una spiegazione dettagliata della natura delle sue angosce e dei suoi desideri sessuali sarebbe sconvolgente per il bambino. Solo attraverso la fiaba si possono spiegare le tematiche sessuali profonde perché viene usato un linguaggio simbolico. Esistono vicende reali, in cui il bambino prende la sua vendetta su un genitore. Quando il bambino esce dallo stadio edipico e non è più totalmente dipendente dai genitori, il suo desiderio di vendetta diventa forte Le fantasie di vendetta sono qualcosa che ogni bambino cova, ma ne riconosce l'ingiustizia perché sa che il genitore gli fornisce tutto ciò di cui necessita per vivere. Le idee di vendetta creano sempre dei sensi di colpa e delle ansie. Il bambino non deve reprimere tali fantasie ma al contrario deve vivere tranquillo rivolgendo tutta la tensione e l’animosità verso un oggetto che gli consenta di sfogarsi.
Tale è appunto il ruolo della matrigna o del patrigno: oggetto di sfogo. Infatti quale oggetto è più idoneo per dei pensieri di vendetta della persona che ha usurpato il posto del genitore come appunto patrigni e matrigne? In tal modo si da libero sfogo a feroci fantasie di vendetta contro questo usurpatore e non nascono sensi di colpa o paura di rappresaglie perché patrigni e matrigne si meritano odio. Così facendo le fantasie di vendetta non vengono represse e relegate nell'inconscio, ma trovano libera espressione. La fiaba consente al bambino di provare grande soddisfazione senza contemporanei sensi di colpa od incubi di essere abbandonato dai genitori. L'angoscia terribile di essere abbandonato è la più pericolosa sensazione che il bambino possa pro-vare, perché lo blocca. Ogni bambino è convinto che i propri genitori la sanno più lunga di lui circa la conoscenza del mondo in tutti i suoi aspetti, eccetto quando lo sottovalutano. Il bambino che si sente sottovalutato può reagire in vari modi.
Il superamento del genitore viene raggiunto, nella fiaba, scindendo il genitore stesso in due figure: 1) il genitore che disprezza il bambino; o 2) un altro personaggio, un animale o un vecchio che sono amici del bambino, che gli consigliano come trionfare non sul genitore, cosa troppo allarmante per il bambino stesso, ma su un fratello che gli viene preferito. Talvolta questa figura, il vecchio o l'animale, aiuta l'eroe ad eseguire un compito quasi impossibile dimostrando al genitore che la scarsa opinione che aveva del figlio era errata.
La peggiore ansia che il bambino possa avere è l'incubo di essere abbandonato dai genitori ed infatti la progressiva conquista della propria autonomia è una mèta fondamentale da raggiunge per non essere preda dell'angoscia abbandonica. Quando il bambino riuscirà a raggiungere la sua autonomia non avrà più paura di restare solo.

La struttura della fiaba
In una fiaba possiamo distinguere sostanzialmente elementi di base che si intrecciano in vari modi. Secondo Tolkien, uno studioso di grande talento, essi sono: -fantasia; -recupero; -fuga; -con-solazione profonda.
La fantasia è naturalmente l'elemento fondamentale della fiaba. Il nostro cervello è caratterizzato soprattutto dall'immaginazione e guai se così non fosse. Il recupero è la possibilità di uscire brillantemente da situazioni apparentemente impossibili. La fuga è intesa come evitamento di pericoli gravi. La consolazione è una svolta felice ed improvvi-sa che modifica radicalmente i termini della storia, stravolgendone ogni evento a favore del protagonista. La fuga infonde nuove energie e rappresenta un elemento di rottura che consente di intravedere delle soluzioni possibili alle disperate situazioni che si sono create. Tenuto conto che ogni bambino ha un innato e profondo bisogno di giustizia, si spiega perché trova nella fiaba una soddisfazione a questo suo sentimento. In tal modo viene rinforzato il suo convincimento ad agire correttamente, lasciando da parte i suoi istinti asociali che vengono così repressi ed ovviamente mortificati.
Il bambino, a differenza di noi adulti, non accetta la via di mezzo come la clemenza. Per lui il colpevole va punito e basta. La punizione più idonea è la stessa che il malvagio vuole infliggere all'eroe. Per esempio la strega in "Hansel e Gretel" vuole buttare i bambini nel forno ed alla fine è lei stessa ad essere spinta dentro il forno.
Oppure nella "La guardiana delle oche" dove la serva viene punita allo stesso modo di come voleva fare lei medesima. La minaccia è qualcosa che ogni bambino sente molto soggettivamente, ma che è parte integrante della sua esistenza quotidiana. Infatti il bambino si sente minacciato nel suo spazio vitale dagli altri coetanei o dai fratelli, nella sua esistenza fìsica dal buio o dalla solitudine, nella sua integrità psicologica dalla angoscia, dalla paura di essere abbandonato dai propri genitori e via dicendo. Insomma la minaccia è uno degli elementi con cui il bambino si confronta ogni giorno. Il bambino teme che il mondo che lo circonda anche se ricco di eventi tranquilli e sereni, improvvi-samente possa cambiare divenendo un unico ed immenso pericolo. Ecco allora perché necessita di credere fermamente che potrà vincere ogni minaccia.
In alcune fiabe turche gli eroi vengono a trovarsi ripetutamente in gravissimi pericoli, ma alla fine riescono a venirne a capo. La rassicurazione contro le minacce, come nelle fiabe turche del ciclo di Iskender dove l'uccello ripete più volte al principe: "Sappi che non sarai mai abbandonato", è un dato estremamente importante perché il bambino si sente protetto e si sente rinascere la fiducia. La ripetitività della rassicurazione è indispensabile per il bambino perché possa riacquistare la con-sapevolezza della propria integrità psicofìsica allontanando le minacce. Tutte le fiabe hanno infatti il comune finale "e vissero insieme per sempre felici e contenti". La felicità e la realizzazione finale danno consolazione perché consentono sia l’integrazione armo-nica delle diverse sfaccettature della personalità, sia la ramificazione delle sue tendenze discordanti.
Il male viene punito in modo drastico, senza mezzi termini direi, in modo eclatante, talora addirit-tura quasi con modalità truculente. Il lieto fine consiste nell'integrazione della personalità e nella formazione di una relazione permanente.

Dott. Antonio Cumella - Pediatra
(Continua – 5)
Le precedenti puntate sono state pubblicate sui numeri di: agosto-settembre e dicembre 2004; gennaio 2005; febbraio-marzo 2005.


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