I Santi della montagna
Il culto di san Paolino e sant'Onofrio a Sutera - 3
Ma ritorniamo alla festa. Le celebrazioni iniziano il sabato sera con l'avvio del corteo che raggiunge la chiesa di Sant'Agata; sino agli anni Sessanta del secolo scorso durante la sfilata venivano bruciate le erbacce delle pendici del monte, in ricordo del santo che superò le prove del fuoco, così da illuminare tutta la vallata ed allontanare col fuoco purificatore le epidemie e gli spiriti maligni dalla comunità. Tale usanza era osservata anche nei paesi viciniori e non fu più mantenuta per delle ragioni ancora da accertare (cf. R. Schenda, op. cit. p. 159). Sempre in quest'occasione, il Vaccaro nei Cenni storici sulla città di Sutera, per il tardo Ottocento ci tramanda la tradizione di diramare le querce per devozione e di bruciare la sera le foglie secche.
II giorno dopo, a mezzogiorno, le reliquie vengono trasportate per le vie del paese, la cosiddetta processione dei miracoli: un tempo in posti convenuti si esponevano i bambini ammalati al contatto delle reliquie e soprattutto gli affetti d'ernia baciavano l'urna. Ma il santo era anche invocato per i bambini maschi malati di gastrite. In suo onore le donne e i bambini indossavano abiti neri dello stesso colore dell'abbigliamento del santo. Nel tardo pomeriggio, poi, il seguito riparte per il santuario. Giunti nella piazza del Carmine avviene la separazione: il santo continua la sua salita sulle note della banda musicale, mentre la gran parte dei fedeli rimane a guardare. Solo un piccolo gruppo di fedeli, diversi a piedi scalzi, accompagna il santo.
I pellegrini provengono anche dal circondario, specialmente da Racalmuto, Castronovo e Castrofilippo, quest'ultimi percorrendo l'antica via Sutera Milocca Grotte Agrigento. Nel corso del tempo, l'itinerario processionale ha subito profonde modifiche; sino alla seconda metà del Settecento il punto d'arrivo delle processioni della coppia dei santi era la chiesetta suburbana in località San Marco; la domenica successiva il corteo ripartiva, sostava nel sagrato della chiesa non più esistente di San Salvatore per la benedizione, toccava la chiesa di San Rocco, per poi proseguire verso il santuario. Numerosi riti documentati dal Propono non si riscontrano più da molto tempo. Le richieste maggiormente attestate interessano la difesa dalle epidemie o la protezione dai pericoli provenienti dalla montagna; avveniva, infatti, che smottamenti della rocca provocassero a volte solo spavento, altre volte invece danni a uomini e a strutture abitative. II quartiere più colpito dagli improvvisi crolli era il Rabato, mentre gli altri due, Rabatello e Giardinello, subivano minori danni (Vita e miracoli del glorioso S. Onofrio, cit. pp. 167 173). In alcuni miracoli è attestato l'uso dell'olio della lampada che ardeva davanti alle reliquie, usanza largamente praticata dalla tradizione cristiana; invece in un solo caso è segnalata l'incubatio, consistente nel permanere dentro il santuario per tutta la notte a fini terapeutici, rituale molto antico esercitato anche in altre tradizioni religiose.
Altre facoltà taumaturgiche del santo sembrano avere come obiettivo la guarigione dalle malattie degli infanti mediante il contatto fisico. Gli ex voto offerti al santo non si differiscono da quelli presenti in altre zone del nisseno: cuori di metallo, forme anatomiche in pane e in cera.
Vale la pena per ultimo soffermarci sulle pitture rupestri conservate nel piccolo oratorio basiliano in contrada San Marco per il loro valore storico artistico e culturale e in quanto costituiscono per l'area nissena una rara testimonianza raffigurativi di matrice orientale. Gli affreschi rischiano seriamente di scomparire e di dissolversi totalmente, se non si provvederà ad un urgente e radicale restauro conservativo. L'oratorio è stato ricavato da una tomba preistorica adattata per ospitare il luogo sacro. Le scarne indicazioni d'archivio a nostra disposizione ci consentono semplicemente di confermare che in pieno Seicento l'oratorio si trovava aperto al culto, come risulta dalla visita pastorale del 1629 e di quella più tarda del 1669 (rispettivamente cf. ASCVA, Reg. Visitationum 1608 1609c. 266r e 1669c. 513r). La struttura si presenta priva delle opere murarie che un tempo dovevano racchiudere lo spazio sacro ed è chiamata dalla popolazione i figureddi; consta di due ambienti: il primo, rettangolare, funge da ingresso e si scorgono ampie tracce di pittura ornamentale, mentre nell'arcosolio si ammirano sette figure di santi, disposti su tre pareti. Secondo Nicastro (Sulla vita e sulle gesta di san Paolino vescovo di Nola, Ed. S. Petrantoni, Caltanissetta 1922p. 88)sul lato sinistro compare san Marco e san Giovanni evangelista; a destra, incorniciati da motivi ornamentali, sono raffigurati san Matteo e san Luca. Nel pannello centrale troneggia il Cristo, oggi poco leggibile, con ai lati la Madonna e forse san Paolino, difatti non più riconoscibile; sotto ad esso si nasconde un'altra figura intuibile dalle tracce cromatiche superstiti.
In realtà, rimane problematico riconoscere i soggetti raffigurati, poiché sono sforniti di simboli specifici per poterli contraddistinguere, né tanto meno compaiono didascalie. Ne consegue che la descrizione suggerita dal Nicastro ci impone di proporre una lettura più filologica dell'opera presa in esame. L'anonimo pittore ha affrescato lungo tre pareti dell'arcosolio figure tratte dall'ambiente santorale bizantino. Nella fascia centrale è riprodotta una deésis, schema figurale orientale costituito da Cristo, la Vergine e san Giovanni Battista. Sulla parete di sinistra, ancora visibile, campeggia un santo eremita con la mano sinistra in atto di benedire e con l'altra impugnante il cingolo. In basso a destra un astante di dimensioni ridotte, rispetto al personaggio principale, tende le mani verso il santo. L'altra figura indossa i paramenti sacri e nella mano destra porta un libro; sulla sinistra in basso si scorge un altro fedele con le mani stese avanti e lo sguardo rivolto all'intercessore celeste. La parete di destra, in pessimo stato di conservazione, è occupata da due figure di santi maschili non più identificabili.
La datazione del complesso è incerta, tuttavia bisogna distinguere due fasi pitturali: la prima per affinità con altre pitture rupestri della Sicilia orientale va assegnata al XIII secolo (S. Giglio, La cultura rupestre di età storica in Sicilia e a Malta. I luoghi di culto, Ed. Lussografica Caltanissetta 2002pp. 265 266); la seconda invece appare posteriore per la tecnica pittorica adoperata e per il soggetto proposto, estraneo alla tradizione brasiliana: l'ignoto artista si è limitato solamente ad aggiungere i due astanti nella parete di destra e di sovrapporre allo strato pittorico bizantino l'immagine di san Paolino.
Pur essendo arduo allo stato attuale formulare ipotesi cronologiche il linguaggio artistico del secondo pittore rimanda ad una cultura locale in cui non risente più dell'antica eredità brasiliana, mentre è pienamente a contatto con la realtà del luogo che in quel momento esprimeva il proprio attaccamento devozionale al santo campano.
I modelli di santità circolanti a Sutera sembrano avere carattere particolaristico e fortemente localizzato e denotano orientamenti e culture, almeno in epoca medievale, non sempre riconducibili ai canoni della tradizione latina. Va comunque precisato che non si riscontrano culti provenienti direttamente dall'Orientese escludiamo l'eredità religiosa italo greca, espressa nella testimonianza iconografica di figureddi esistenti nella zona chiamata San Marco; in genere i santi d'ambiente bizantino, venerati nella nostra località, giunsero in Occidente filtrati dalla Chiesa romana che li introdusse nel proprio calendario liturgico.
1585 1669 1746* 1835**
Annunziata Sacramento Sacramento Sacramento
chiesa Madre chiesa Madre chiesa Madre
San Vito Sacramento Sacramento Sacramento
chiesa Sant'Agata chiesa Santo Spirito chiesa Sant'Agata
Monte Anime Purgatorio S. Giovanni Battista San Biagio
della Pietà
Mad. delle Grazie Sant'Onofrio San Leonardo
Sacramento Madonna San Vito
Chiesa Santo Spirito Assunta
Madonna Agonizzanti Salvatore Sant'Onofrio
Salvatore San Biagio
Annunziata Santa Maria del Monte
San Leonardo San Vito
Madonna Agonizzanti
Tab. 1 Confraternite esistenti a Sutera
ASCVAReg. Visitationum 1585cc. 321 r327r. # Ibidem1669cc. 507v 512r.
*Ibidem1835cc. 353r v.
**Ibidem1746c. 128v.
Titolo Sede Fondazione
Sacramento Sant'Isidoro Chiesa Madre 1568
Sacramento Spirito Santo Sant'Agata 1601
Maria Agonizzanti Omonima 1633
San Vito Madonna delle Grazie 1585 già attiva
Sant'Onofrio San Francesco 1653 - 1665
San Leonardo Omonima
San Biagio Trinità
Purgatorio San Giovanni Battista
Salvatore Omonima
S. Maria del Monte Omonima
San Giovanni Battista
Tab. 2 Fondazione e sede delle confraternite presenti a Sutera
Luigi Bontà
(FINE)
Centro Studi “Cammarata”, n. 60/2004, San Cataldo
Le precedenti puntate sono state pubblicate sui numeri di maggio e giugno 2005
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