“Saliamo il Monte … in ascolto delle beatitudini”
Ogni volta che, qualunque sia la ragione, si ha l'occasione di salire sul monte S. Paolino, quando si arriva in cima ci si sente pervadere da un senso di purezza e di libertà che eleva l'anima: e ciò accade non solo al suterese che a quel monte non può non essere intimamente legato fin dall'infanzia, ma anche al forestiero che vi si reca per la prima volta o di tanto in tanto.
Se poi l'occasione che ci conduce lassù è il pellegrinaggio in preghiera, allora ancor di più salire sul monte significa lasciarsi prendere dallo Spirito.
Salire sul monte implica sempre un distacco da ciò che sta in basso, un'elevazione che è condizione per "vedere" Dio. Nelle sacre scritture il monte è sempre sinonimo di incontro con il Signore: il profeta Elia, dopo aver mangiato il pane procuratogli dal Signore, camminerà per quaranta giorni per raggiungere il monte Oreb dove Egli gli si manifesterà; è sul monte Sinai che Mosé riceverà da Dio le tavole della legge; Maria, che già portava in seno il Frutto dello Spirito, si recò verso la montagna per l'incontro con la cugina Elisabetta; lo stesso Gesù conduce gli apostoli prediletti sul monte Tabor per manifestarsi ad essi in tutta 1a sua gloria, prima della sua passione e morte; ed è sempre Gesù che, "vedendo le folle, salì sulla montagna” per affidarci il bellissimo modello di vita delle beatitudini.
Ed é stato proprio: Saliamo il monte ….in ascolto delle beatitudini il tema del pellegrinaggio e della veglia di preghiera svoltisi a Sutera lo scorso 21 giugno, vigilia della ricorrenza liturgica di S. Paolino, con la partecipazione dei giovani e delle famiglie di tutto il Vicariato di Mussomeli.
L'iniziativa, ideata da don Biagio Biancheri e subito condivisa da don Achille Lomanto, responsabile del Vicariato, e da tutti gli altri sacerdoti che vi hanno aderito con entusiasmo, era inizialmente rivolta ai giovani, ma successivamente è stata estesa anche alle famiglie, secondo l'esempio diocesano che ha visto le due realtà presenti insieme in varie occasioni.
Inizialmente i partecipanti si sono incontrati nella chiesa di S. Agata dove ai giovani è stata consegnata la croce che avrebbero portato fin sul monte, quindi si è mosso il lungo pellegrinaggio con le fiaccole che, con l'alternarsi di preghiere, canti e meditazioni sulle beatitudini, si è concluso nel santuario a S. Paolino, con la celebrazione della Santa Messa. E’ stato un momento molto intenso e partecipato che si è aperto con la preghiera per i giovani “Aprì loro la mente”, di Giovanni Paolo II, e si è concluso con la Consacrazione delle famiglie al Cuore di Gesù. Infine, fuori dal santuario, nello splendido scenario naturale che é possibile fruire dal piazzale del monte, si è vissuto un autentico momento di fraternità, con la condivisione di tutto ciò che era stato preparato, di quei "cinque pani e due pesci" che in effetti è sembrato si moltiplicassero, data la numerosissima folla dei partecipanti.
Ci auguriamo che a questo seguano molti altri incontri di spiritualità per le nostre famiglie, ma non basta certamente pregare con le sole parole, occorre pregare con la propria vita. E la croce che i nostri giovani hanno portato sul monte si unisca simbolicamente a quella che fin dal 1985 è stata affidata ai giovani di tutto il mondo, da Giovanni Paolo Il allora, e ora da Benedetto XVI: che essi possano continuare a tenerla alta davanti a loro.
Betti e Nino Pardi
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