Semi di Senape
Essere nascosti


Giungeremo a contemplare il mistero del Natale; è il mistero del Verbo divino nascosto nella condizione di uomo: Deus absconditus.
Gesù è colui che pur nascosto viene cercato dai sapienti dell’antichità. C’è una frase enigmatica di Gesù: «non c’è nulla che non sia nascosto e non debba essere rivelato» (Mc 4,22). Essa si spiega come l’azione di Dio che rivela tutto di sé, nella misura che i discepoli possano capire sempre più a fondo il mistero divino. C’è un significato oggettivo: la Rivelazione è l’insieme del messaggio
della salvezza. Nelle parabole del regno Gesù fa conoscere infatti «le cose nascoste dall’inizio del mondo»
E c’è pure un significato soggettivo: nulla che si possa conoscere può mancare a Dio che è via verità e vita; e dal momento che Dio conosce i cuori degli uomini si può dire pure che a Dio nulla rimane di nascosto di ciò che accade nelle coscienze umane. Non è l’azione di un dio inquisitore; semmai è la rivelazione che agli occhi di Dio tutto è conosciuto e il suo volto splende su quello dell’uomo caduto in errore o in vizio. In questo senso, nella Scrittura il profeta Elia e Giovanni Battista emergono come i testimoni del Dio nascosto. Essi temono Dio e rimangono nascosti al passaggio di Dio. Sono adombrati dalla sua Gloria.
Non per viltà o per il peccato essi temono Dio, ma per le loro stessa vita, sapendo che la Presenza di Dio sovrasta quella di una creatura. Elia avanza solitario per vie tortuose nel deserto, lontano dai suoi persecutori. Giovanni, che viene dal deserto, raccoglie intorno a sé i primi discepoli che al passaggio dell’Agnello Gesù, al Giordano, lasciano il loro maestro di ascesi. In effetti Gesù è vissuto nascosto in mezzo al suo popolo: è lui nascosto in quanto per opera del Padre è stato inviato nel mondo; è lui che ha da svelare le cose che sono nel seno di Dio. Togliendo il velo dell’oscurità dagli occhi dei discepoli, può essere riconosciuto come il Cristo dinanzi a quale ci si copre la faccia perché è insostenibile la visione della gloria.
L’episodio dei discepoli di Emmaus mostra che il Risorto era come nascosto agli occhi dei due viandanti, i quali guidati a conoscere le Scritture, hanno riconosciuto nella stessa persona di Gesù, il Messia risuscitato dai morti.
Il massimo nascondimento, in senso teologico, è stata la deposizione nella tomba, la discesa agli inferi, la presenza di Colui che è morto. Bisogna provare a mettere in bocca a Gesù deposto le parole del Salmo: «mi hai relegato nelle tenebre… mi hai gettato nella fossa profonda, nell’ombra di morte». In modo più semplice: il mistero di essere nascosti si comprende con le parabole del Regno: il seme di senapa, il lievito che fermenta, la perla preziosa e il chicco di grano (vedi cap. 15 di Matteo). Da notare che l’azione è subita dagli elementi di natura. Il seme è nascosto nella terra per marcire e germogliare, il lievito impastato per amalgamarsi, la perla seppellita per essere scoperta. Le forme del verbo al passivo sono chiamate dagli esperti: passivo teologico, cioè è Dio di cui non si fa il nome ad aver compiuto tale azione.
Paolo Apostolo afferma che il Figlio di Dio assunse la condizione mortale facendosi servo, si abbassò fino a perdere se stesso; il Verbo divino si è nascosto nella condizione mortale. Non significa che ha camuffato la sua natura divina, ma che pur presente nella condizione umana l’ha rivestita di una forma di umiltà. Paolo, che ha fatto l’esperienza di essere requisito nelle file militari e di essere trattato da schiavo pur essendo cittadino romano, dirà appunto che il Figlio eterno s’è ridotto nella forma di servo, è divenuto simile agli uomini, è apparso in forma umana. (Fil 2, 7) Altresì la Chiesa si nasconde in mezzo al mondo nel senso che vi è immersa; si dà come una forma di società e in mezzo ai popoli porta il suo messaggio di liberazione. La solidarietà della Chiesa con il mondo non è nel peccato e nell’errore, ma a sostegno degli uomini che cercano Dio con cuore sincero, sono afflitti dai bisogni, sono travagliati nella loro condotta di vita.
In passato sant’Ambrogio ha usato un ossimoro: casta meretrix, riferendosi alla Chiesa che vive a contatto con tutte le realtà terrestri per dedicarle a Dio; la Chiesa, che dentro di sé soffre pure per i peccati commessi, conserva il mistero di santità che sempre la rigenera e rinnova. Questo venire a contatto con le mani imbrattate dei poveri, con gli occhi spenti dei drogati, con i piedi piagati di clandestini… pone ogni cristiano e tanto più ogni ministro consacrato ad essere servo: ad assumere quel ruolo che Cristo ha portato a termine. Il cristiano nascosto in mezzo al mondo è chiamato da Dio a trasmettervi la grazia con i mezzi del mondo.
C’è una grande esperienza di nascondimento che ha compiuto il russo Pavel Florenskij; per il fatto di essere sacerdote ortodosso viene deportato nei gulag di repressione; durante la sua prigionia è impiegato per 10 anni come professionista nell’opera di elettrificazione della sua patria; infine viene rinchiuso nelle isole Solovki e qui scrive lettere ai figli e completa le memorie della sua vita. Morto, nel 1937, come martire a causa dell’ingiustizia e della fede, ha lasciato opere di alta meditazione teologica, di scienza e di filosofia. La raccolta delle sue lettere ai familiari dalla prigionia sono state pubblicate in Italia con il titolo Non dimenticatemi.

Sac. Salvatore Falzone


Ritorna alla Home Page