DORMONO… DORMONO SULLA COLLINA
Sutera. E’ il mese di ottobre del 2005. La za Maricchia Costa, padre Salvatore Mulè, Lillo Noto ed altri sono rientrati nel grembo della loro madre terra. Dormono, dormono sulla collina avrebbe detto Edgar Lee Master nella sua Antologia dello Spoon River. La za’ Maricchia con i suoi centotre anni tornata dall’Inghilterra dove aveva dovuto espatriare agli inizi del terzo millennio, dopo la morte dei figli Totò e Pippina.
Padre Mulè tornato da Mussomeli dove lo aveva portato la sua missione francescana dopo un pellegrinaggio per paesi e città della Sicilia e Lillo Noto tornato dalla Germania per esalare l’ultimo respiro nella sua amata terra. Dormono, tutti e tre nel camposanto di Sutera tra le ossa dei loro cari e dei loro paesani, tra quelli che erano andati via prima di loro e che aspettano pazienti, adesso assieme a loro, che arrivano gli altri.
Quella Pallida mors che aequo pulsat pede pauperum tabernas regum turres ha ricomposto ancora una volta la lacerazione della vita, restituendo provenienza e identità a chi per un motivo o per un altro l’aveva smarrita.
E’ il 2 novembre 2005, la festa dei morti! Una data scomparsa dal calendario ufficiale come festa comandata perché un presidente del consiglio dei ministri, contorto nell’anima e nella cultura, ha avuto la brillante idea di annullarne il giorno della ricorrenza.
Il cimitero è gremito di gente.
Molti vengono da fuori. Riordinano le tombe, mettono i fiori nei vasi .. pregano in silenzio.
Anch’io vado in giro per il cimitero con mia moglie e le mie figlie. Facciamo visita ai nostri defunti
Mio padre, i miei nonni, i nonni di mia moglie, i bisnonni e i trisavoli delle mie figlie, sono tutti lì…
Lungo i viali incontro tutti, vivi e morti…E’ un salutarsi reciproco con i vivi, un ricordare i morti. Li conosco tutti ormai, vivi e morti.
“E’ la riprova che sto invecchiando”sussurro sommessamente a mia moglie!” “ No! “ ribatte lei sdrammatizzando …E’ la constatazione che sei il sindaco di tutti … anche dei morti…” Scherzando con lei… si dirada la tristezza.
“ E’ vero “ rifletto in silenzio “tra vivi e morti mi sento a casa mia..
Il Camposanto di Sutera non è sulla collina!
Dal 1878 è ospite dell’antica Selva dei Cappuccini in una parte declive del territorio vicino agli impianti sportivi. Fino agli anni 60 confinava con il Vecchio Monastero e con la seicentesca chiesa di San Francesco.
Quante volte da bambino ho rubato le amarene nell’orto di don Mimì, il vecchio custode, del cimitero! Quante volte ho festeggiato la ricorrenza dei morti!
I morti, ai miei tempi, di notte, portavano la “frutta marturana” e “i pupi di zucchero”ai bimbi. Ero convinto, allora, che tornavano nel mondo per rendere felici i vivi e questo fatto mi rincuorava.
Era la vita, avrei pensato oggi, che ricomponeva la separazione della morte. Era la vita che dava un’immagine festosa della morte.
Quasi sempre, ai miei tempi, dopo avere ricevuto i regali, andavo a trovare i morti nel Camposanto per ringraziarli.
Rintracciavo una tomba abbandonata e affidavo ad essa una parte dei miei fiori. Così mi avevano insegnato la mia maestra e il libro di lettura della scuola elementare.
“Ahimè…” ripeteva sconsolato lo scrittore Gesualdo Bufalino nel libro “ Comiso Viva “ …l’universo è una patria troppo grande e fredda per creature così precarie come siamo noi, un teatro smisurato dove i nostri gesti non trovano eco, né hanno suono le nostre parole. Il Paese viceversa ci restituisce alla nostra misura di uomini, dà un senso e una radice alla nostra persona, ci giustifica, ci garantisce … non fosse altro una lapide. Rifiutare questo senso, amputare quella radice , è presuntuoso prima ancora che empio…
Ora è il momento di cambiare soggetto!
L’amministrazione comunale con due cantieri di lavoro, ha fatto completare i viali del cimitero. Ha fatto sistemare un vasca capiente sottoterra per non fare mancare l’acqua ai fiori ed ai prati… Vorrebbe fortemente che le parole di Gesualdo Bufalino venissero incise non solo sulla porta del cimitero ma nel cuore di tutti i cittadini.
Questo è lo Spoon River di Sutera, questa è la sua cultura e la sua collina… Altro che lo “ scherzetto” o il “dolcetto” di un Halloween d’importazione televisiva.
Gero Difrancesco
Sindaco di Sutera
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