Montedoro 1905, il Ricovero di mendicità


Uno spaccato della vita di Montedoro del 1905 possiamo intravederlo attraverso le note di cronaca scritte da Giovanni Petix. Il 12 gennaio venne posta la prima pietra per la costruzione della chiesetta attaccata all’edificio del ricovero in via di ultimazione. La costruzione del Ricovero di mendicità era stata finanziata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento per la “prodigiosa”rendita ricavata dalla gestione della zolfara Sacramento coltivata in uno dei terreni che costituiva la dote della stessa confraternita dove lavoravano centinaia di operai. Quel giorno si fece una grande festa per la posa della pietra angolare con una pergamena ricordo ed una lira d’argento offerta da Angelo Sciandra Migliore. Erano presenti le autorità civili, religiose, militari e tanta gente rallegrati dal suono della banda musicale cittadina che si era costituita nel maggio del 1902 ed era diretta dal maestro Michele Giannone di Caltanissetta.
L’ edificio del Ricovero venne completato, ma la costruzione della chiesetta, che avrebbe dovuto essere dedicata alla Madonna del Carmelo, rimase incompleta a causa della crisi del mercato dello zolfo e alla conseguente mancanza di rendita della Confraternita. Rimase solo la struttura senza pavimenti e senza intonaco. I locali del Ricovero, successivamente, vennero utilizzati dal Comune, per la distribuzione di un pasto caldo ai poveri e agli anziani e, a periodi alterni, per ospitare le classi della scuola elementare, della scuola popolare serale per gli adulti e per le colonie estive. Nel 1956 con l’ istituzione della scuola media i locali furono utilizzati per le classi e gli uffici, mentre l’ ampio locale, di quella che doveva essere la chiesetta, venne adattato a palestra conservando intatto il prospetto principale con il frontone e le alte finestre laterali. Nel 1966 la scuola media venne trasferita nell’apposito edificio costruito adiacente al Parco delle Rimembranze vicino all’ edificio della scuola elementare Don Bosco costruito nel 1956. Dal 2004 detto edificio della scuola media, per motivi economici, e cioè, per risparmiare nelle spese di manutenzione e di gestione, ma anche per la riduzione del numero degli scolari, ospita anche gli alunni della scuola dell’ infanzia e quelli della scuola primaria, forse non rispondendo, in modo precipuo, alle ragioni della didattica e della nuova organizzazione scolastica.
L’edificio del Ricovero venne abbattuto nel 1988 con l’idea della costruzione di una casa per gli emigrati montedoresi al fine di facilitarne i soggiorni nel paese d’origine . L’ idea non si è concretizzata e la superificie è stata utilizzata per la realizzazione di diverse aiuole. Una annotazione, fatta da diversi, riguarda il patrimonio storico edilizio urbano che in ogni paese costituisce una specifica identità: la memoria delle pietre. Nel tempo non vi è stata la volontà di conservare, di tutelare, anche ristrutturandolo,quel poco che testimoniava il cammino della storia del paese. L’ unica chiesa, dalla sua fondazione nel 1645, ha subito nel tempo tanti rifacimenti, ristrutturazioni e modifiche del prospetto principale e dei campanili non conservando una sua identità formale. Il palazzo Paruzzo poi Guarino,costruito nella prima metà del 1700 è stato raso al suolo nel 1954. Il Ricovero di mendicità costruito nel 1905 è stato raso al suolo nel 1988. La Casa Caico è stata rasa al suolo nel 1990. L’edificio postale di via Garibaldi, costruito nel 1959, il primo edificio a specifica destinazione della provincia di Caltanissetta, è stato abbandonato nel 2002. L’ edificio della scuola elementare Don Bosco, costruito, sulla superficie del palazzo Paruzzo, nel 1956, è stato abbandonato nel 2004 e forse sarà trasformato in albergo. Le ultime abitazioni private, con determinate caratteristiche quali quelle con la scala esterna chiamata “lastrico”, sono state demolite o trasformate negli ultimi decenni. Gli elementi costitutivi della miniera Nadurello: argano, discenderia, forno Gill, calcaroni, cabina ecc. sono stati quasi del tutto distrutti, così come quelli più numerosi della Miniera Gibellini. Le ipotesi che possono essere fatto sono diverse tra le quali quella che nel passato non si aveva la consapevolezza che i manufatti, le costruzioni, gli edifici, gli ambienti di lavoro erano sicuramente un patrimonio urbanistico, storico, culturale del piccolo paese, una memoria collettiva sociale della sua identità, un rispetto per la storia degli uomini e delle cose, le proprie origini, un legame storico con le epoche precedenti, una traccia delle radici senza le quali un popolo non può proiettarsi verso il futuro con le sue caratteristiche e le sue peculiarità, ma con il senso del provvisorio, dell’aleatorio, della superficialità. Negli ultimi anni è diventato patrimonio comune l’ idea di ristrutturare, di ripristinare, di recuperare, di valorizzare,di conoscere, di far conoscere il passato non solo da un punto di vista culturale, storico, tradizionale, religioso ed enogastronomico, ma anche abitativo, edilizio, architettonico, urbanistico, paesaggistico, perché si possa dare un’ idea del “mondo” di ieri e dell’ altro ieri, praticamente un segmento della storia della umanità che ha lasciato la sue orme anche nelle nostre zone.

Lillo Paruzzo


Ritorna alla Home Page