Milano, a Nicolò Falci premio speciale di poesia


Al IX Premio di Poesia Mario Mambretti di Milano, il 25 Novembre ha ricevuto il Premio speciale Carlo Cendou il montedorese Nicolò Falci di Calogero e di Grazia Alfano. La poesia che ha ricevuto il Premio, in dialetto siciliano, è intitolata L’addimuru e come viene detto nella motivazione “E’ un salto, una finestra aperta nel tempo che è passato e che leggendo alcune righe riappare in tutto il suo significato e in tutta la sua semplice essenza di vita vissuta nel quotidiano. ”La consegna del Premio a Nicolò Falci è avvenuta nel corso di una grandiosa manifestazione che ha avuto grande spazio nel periodico “Senago Informazioni” del mese di Dicembre con dovizia di articoli e fotografie e la pubblicazione della stessa poesia. Giusi Leone sulla raccolta di poesie di Nicolò Falci tra l’ altro scrive:
“E’ il pennello con cui ha scelto di dipingere alcuni suoi ricordi. Tele raffiguranti fresche immagini d’ infanzia, brevi e concentrati flash-back negli occhi di un bimbo grande che ripercorre i meandri del suo passato. Grandi tele intrecciate con la lingua dei padri, legate con catene dorate a vecchi muri di un mondo ormai quasi sommerso. Un incommensurabile necessità muove il nostro poeta ad incidere con l’ inchiostro fogli bianchi da donare alle generazioni future, proteggendo, in questo rito, un memoriale storico che rischia l’ estinzione. Un rituale complesso, partecipato, vissuto rigo per rigo, pagina per pagina, senza mai stancarsi. Scavare dentro la propria memoria per riesumare oggetti, personaggi, fatti, luoghi, appartenenti ad un passato che ha dipinto la storia di un popolo. Testimone di una cultura, soggiogata dalle dominazioni, ogni cosa riprende ad animarsi e si affanna nel riproporsi viva dinanzi ad un presente teso al consumo e alla prevaricazione. La riproposizione dei valori di un tempo, delle costumanze, delle tradizioni, che hanno connotato la sorte della gente di Sicilia, è il principio che guida questa raccolta”.
Nicolò Falci che, da molti anni, vive e lavora in provincia di Milano, mentre i suoi genitori abitano a Montedoro, da qualche tempo si diletta a scrivere i suoi ricordi d’ infanzia in versi siciliani che ben si attanagliano al suo tempo mitico della fanciullezza vissuta a Montedoro dove ritorna varie volte all’ anno.
Ogni sua poesia è una miniatura della vita quotidiana degli anni cinquanta del secolo passato e si legge con vero gusto. Certamente l’ emigrazione dopo i venti anni, come per tanti siciliani, non riesce a spezzare il filo di ricordi, di sentimenti, di memoria, di identità con il proprio paese costituito di persone, luoghi, fatti, avvenimenti, oggetti che perciò frullano nell’ immaginario dell’ uomo che ha raggiunto gli anta e scriverne in versi accresce il patrimonio culturale immateriale del proprio paese.
Esperienze simili a questa di Nicolò Falci sono state vissute da Federico Messana e Leonardo Farrauto entrambi emigrati a Milano e Maria Salamone emigrata in Francia.

Lillo Paruzzo


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