Arte e Cultura
I LUOGHI DELLA MEMORIA NELLA PITTURA DI PIPPO CALLARI
Seguendo il fuoco della memoria ( anche onirica ) poiché Esistere scrive Ives Bonnefoy nel saggio "La poesia salva la memoria" è un insieme di funzioni ,di desideri, di caratteri particolari,che va oltre l'influsso di ogni concettualizzazione perché è in finito (...) sfuggono quindi al dominio del concettuale (...) possono esprimere e favorire i desideri il cui oggetto fa un tutt'uno con un momento e un luogo. La memoria è già luogo.Ha uno spazio,umano, proprio e comune che è la fruizione che si fa condivisione.E, questo spazio assume qui, le forme del colore, laddove parafrasando Bonnefoy / 'arte salva la memoria di uri quartiere, un monumento, una persona , una scena, facendosi storia, stimolando i cinque sensi in una rapsodia del particolare costrutto e naturale, nel segno di Callari diveniente dì-scgno e viceversa. Così la memoria come luogo si spande e diventa i luoghi d'essa nei principali siti suteresi o gli angoli sparsi e persi sì ritrovati, pure di Mussomeli , anche la chiesa di S. Giuseppe a Casteltermini e la Casa Museo della Civiltà Contadina di Milena. La memoria è colore.!1 colore, memoria. La descrizione dei luoghi, sia essa naif o colorista, non importa, esprime la valenza antropologica dell'opera di Callari,avvalorata dalla sua presenza , nella postazione lu pitturi al presepe vivente di Sutera, divenuto nel frattempo etno-antropologico e della civiltà contadina.
Ora, identificando la memoria col colore,o meglio,il colore come aspetto d'essa , entra in gioco ronirico che rotea col senso dell'anticipo, verso una scoperta scientifica, la profezia di Acqua su Marte, oppure una visione in sogno, il Cristo poi dipinto, o il sogno stesso.
Su i quotidiani regionali e questo giornale si è parlato di Acqua su Marte del 1969 dove con largo anticipo di tempo, si immagina la scoperta dei giorni nostri: pensate che una foto della NASA apparsa su Il Giornale del 15 marzo 2006, dal titolo Il canyon di Marte o molto simile al quadro di Callari, nel trafiletto che l'accompagna c'è scritto:venne plasmato dallo scorrere dell'acqua. Il canyon si chiama Valles Marinens, si distende per 4.000 km e all'intemo potrebbe starci il Monte Everest.
Oltre a La Sicilia e Il Giornale di Sicilia, la sua dialettica pittorica e riportata su Progetto Vallone; citato da Pasquale Messina in Gli enigmi della sacra scrittura; dal professore Giovanni Bartolozzi: dal Wocherspiegel-Ausgabe Dillingen. città gemellata con Sutera, in Scorci di Sutera nel settembre 2004, numero 36: e, su Lei Voce di Campofranco a firma del direttore Vincenzo Nicastro. Giovanni Valenti, Calogero Di Giuseppe e dei collaboratori Mario Tona e Michele Landre. Oltre ad aver esposto in personali, ha partecipato a rassegne de La Nuova Biga 1996; Milenarte 2000; Festa de l'Unità del Vallone 2003 e in Germania nel Maggio 2004.
Vincenzo C. Ingrascì
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