Montedoro, torna a risplendere l’edicola dedicata alla Madonna della Grazia
Appena fuori l’ abitato di Montedoro, al bivio Serradifalco – Racalmuto, si erge un tempietto dedicato alla Madonna della Grazia, realizzato, nel 1965, per iniziativa del sacerdote Calogero Piccillo e il contributo finanziario raccolto dai giovani dell’ Azione Cattolica tra i fedeli del paese, il progetto del geometra Giuseppe Piccillo e il concorso di idee di Lillo Paruzzo. Nel 1980 all’ interno del tempietto vi è stato apposto un mosaico della ditta Lama di Montepulciano (Siena) su disegno di Gino Rizzo che riproduce una tela della Madonna della Grazia di F. Vaccari di Caltagirone che si trova nella Chiesa. Il tempietto ha sostituito l’edicola incassata nel ciglione destro, a pochi metri, dal bivio. La nicchia era stata realizzata – sfruttando una tomba a forno sicana - nel 1879, da mastro Giuseppe Ingrao, inteso Inchiappa, per incarico di Santo Milazzo e del genero Salvatore Sferrazza, inteso Bersagliere, in segno di ringraziamento, perché quest’ ultimo aveva partecipato alla famosa Breccia di Porta Pia del 1871, appunto, come bersagliere. Nel 1960 una frana rovinò la nicchia della Madonna della Grazia, ma la devozione popolare portò alla edificazione del tempietto nel 1965.
Nel mese di Maggio del 2006 i fratelli Augello, residenti a Milano, per adempiere alla volontà e alla devozione della propria madre Antonina, hanno provveduto al rifacimento della prima e antica edicola della Madonna della Grazia nel costone di loro proprietà. Antonina Duminuco di Paolo è nata a Montedoro il 19 novembre del 1912 e nel 1931 ha sposato Michele Augello.Dal loro matrimonio sono nati i figli: Alessandro, Paolo, Giuseppina, Salvatrice, Concettina, Gina, Calogero, Diego, Annibale, Attilio. Forse la più numerosa famiglia di Montedoro del secolo.
La famiglia Augello è emigrata a Milano nel 1963 ma è rimasta molto legata al paese dove possiede delle case e dei terreni che alcuni dei fratelli periodicamente vengono a curare.
La nuova edicola è stata costruita dal muratore Giuseppe Falcone di Salvatore con una nicchia leggermente più grande ed una comoda scalinata e due aiuole laterali in muratura.
Alessandro Augello racconta che suo nonno, la guardia campestre comunale che accompagnava Luisa Hamilton Caico nelle sue escursioni a cavallo intorno al 1900, era solito, passando, rivolgere il suo saluto alla Madonna della Grazia verso la quale aveva una particolare devozione.
E’ soltanto straordinario il desiderio e la scelta del quadro da mettere nella nicchia da parte di Antonina Duminuco: una immagine della Madonna che allatta il Bambino Gesù. Una scelta naturale e consequenziale per una mamma che ha dato alla luce e allevato dieci figli e quindi anche una identificazione nella maternità che ha sempre del divino.Straordinario è questo modo di ritornare a Montedoro con “una preghiera di pietra”, come sono state denominate le edicole, un ritorno alla propria terra, alla propria cultura, alla tradizione, alla fede dei padri, alla memoria collettiva di una comunità che trova un punto alto di unione nella fede e nella devozione alla Madonna.
Lillo Paruzzo
La Madonna di li grazii di Muntidoru
‘Na bedda figuredda era attaccata
intra ‘na nicchia di coluri biancu;
sutta ‘na muntagnedda era ‘ncastrata
pi ripararla d’ogni truanu e lampu.
La facci avia bidduzza e sorridenti
Dui uacchi ca pirciavanu lu cori;
e ‘n testa avia ‘n aluni sì splendenti
ca tuttu ‘lluminava dintra e fori.
La genti ca passava pi dda via
Pijiri a Racarmutu o a la Favara,
la cruci cu la destra si faciva
e ‘n cori ‘n orazioni murmuriava.
Ma siddu avia cchiù tiempu si firmava
Pi jiri a cuntrullari di vicinu;
ddi deci scalune pùa acchianava
e sempri cci addumava lu luminu.
Quasi ti ringraziava dda Signora
Muvìennu li so occhiuzzi culurati;
dicìannu ca si affanni avìatu ognura
li grazii avianu stati già accurdati.
Scinniva li scalena liantu, liantu,
fussi viddanu o fussi pirriaturi,
iurannju ca dumani suli o viantu
un mazzu avìa a pur tari beddi ciuri.
Federico Messana (Milano, 2003)
Ritorna alla Home Page