Sul … reale, la mostra di Amato a Sutera



Sul … reale, la mostra di Amato a Sutera
Sul … reale: la mente legge d’un soffio “surreale”. Ma non è così. O comunque non così del tutto. E poi, continuando: “visioni” … o … “cose”? Sono “arti già nate” , dice lui; ma di nuovo viene da leggere, d’un soffio, “artigianate”: di un artista che non vuole rinunciare, almeno all’inizio ed alla fine del suo lavoro (affidato in buona parte al computer), alla manualità o, se si vuole, ad un intervento personale ed originale.
Ecco, Alberto Amato “ama” giocare a rimpiattino con il pubblico. Ma il pubblico ama le sue creature? Credo di si. Davanti ad esse la curiosità ci cattura con forza, dimentichiamo la dimensione spaziotemporale “normale” e passiamo al divertimento, allo sconcerto, riflessioni o ricordi, persino rabbia. In ogni caso non possiamo dire che restiamo indifferenti.
Ma è meglio lasciare a lui le spiegazioni, a questo artista palermitano che ha passato da poco i cinquant’anni, fotografo e filmaker, giornalista e cineoperatore Rai a Palermo, uno che si definisce “artigiano degli spazi, dei suoni e colori”, uno che “naviga ancora alla ricerca …..”

Mario Tona

Sul…reale, tra clic foto e bit, le …VISIONI: - cose “arti…già…nate” al computer.

Di che si tratta?
Non sono foto tradizionali, né acquarelli, né clic digitali imprigionati in bit ed elaborati secondo la memoria di un programma, più o meno sofisticato, al computer.
Alla base del prodotto & progetto è l’inguaribile bisogno di catturare in particolari angoli visivi, “cose” che lo sguardo distratto non vede. Ma che attraverso l’anima, la fantasia e l’immaginazione diventano il mio proprio vero, del reale che mi circonda. Squarci appunto di una VISIONE, che l’occhio stanco dell’uomo moderno non vuole, né può vedere. Vivendo pesantemente la contraddizione tra tecnologie vecchie e quelle più avanzate, con le quali in un modo o nell’altro devo confrontarmi, e volendo però creare un “nuovo”, per esserci, per poter dire, o meglio far vedere con i miei occhi, il mio “vero” di oggi, e che nello steso tempo onori le arti visive e la manualità, che fare?
Soluzione: ho unito l’uso della mia vecchia reflex, le mie piccole composizioni scultoree, reali o fantastiche, la necessità di guardarmi attorno e il tipico e morboso odore degli acidi dei laboratori fotografici ad un COMPUTER.
Il clic dell’otturatore, quando scatto, mi ricorda i pionieri dell’arte fotografica.
Il rumore dello scanner e le successive elaborazioni al computer, adoperato sempre come strumento; il monitor e la tastiera usati come un'antica camera oscura (non lasciando quindi mai alla macchina la possibilità di lavorare con la sua “mente”, con i suoi programmi, in maniera autonoma), mi fa sentire un po’ più in sintonia con l’epoca MODERNA.
La stampa finale, “spalmata” sulla carta lavorata a mano dai mastri cartari di Fabriano, restituisce a quella strizzatina d’occhi fatta al “vero” in precedenza, (il clic), e impressa nella memoria chimica di un negativo poi, il massimo dell’armonia forma-contenuto della creatura nuova e diversa che deve esserci nella mia riproduzione fotografica, dando vita a qualcos'altro.
Chi è appassionato di fotografia sa della continua ricerca di pellicole e carte sensibili che addirittura superino la percezione visiva del reale.
Invece il mio innamoramento per la carta fatta a mano, che mi fornisce il maestro Luigi Mecella di Fabriano, sopportando anche i miei capricci per formati non usuali che gli chiedo, riconduce il supporto delle mie foto al…passato, all’antico, e al quanto mai gustoso uso della “manualità”. La ricerca dunque è anche se non soprattutto, nel supporto delle mie foto; supporto che potrà apparire grezzo, quasi primitivo, ma che nello stesso tempo è umano e dimostra di poter convivere con il moderno.
Il mio desiderio & bisogno è quello di “artigianare” il lavoro al computer, adoperandolo senza rinunciare alle esperienze e alle macchine del passato, e soprattutto non mettendo da parte, cancellandola, la “manualità”.
E’ difatti questa che mi restituisce i sensi, mi fa sentire vivo!

Alberto Amato
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