Il nuovo CD musicale dei fratelli Mancuso
Un cantu siciliano: tra antico e moderno
Dalle atmosfere vagamente medievali al sanguigno canto popolare, passando per melodie dal sapore d’incanto, venate da un sentimento del tempo passato, dolce e tenero ricordo di campagne soleggiate, di carretti siciliani, acque fresche e rinfrescanti, ninne nanne, favole, cantastorie, il cuore sacro della Sicilia, tra lune e albe dorate.
In “cantu”, ultima fatica dei fratelli Mancuso, palpita la melanconia cullante del fatalismo siculo e l’ardore, per contrasto, delle passioni assolate, tra dirupi, vanelle, vicoli, magie delle tradizioni nella lingua dialettale reinventata, lamentata, nasale sino alle viscere di una popolarità vissuta sul filo della memoria.
La Sicilia del mito, delle leggende, della storia travagliata rivive nella loro musica di ricerca, crinale di tessiture melodiche che incontrano anche la modernità, tra passato e presente, nell’enigma del tempo, da sempre Sicilia nel timbro, nelle corde, nei suoni, nelle parole, in quel sentimento del canto tra arabesco, mediterraneo e genuinamente popolare e pur tuttavia colto sentire di una musicalità piena, diaframmatica, fisicamente intessuta di sonorità misteriche e affabulatorie.
Un cantu caldo, arpeggiato, cullato, voluminoso nei colori e negli spazi immensi come di un’ascesa sulla rocca di Sutera, a volo d’aquila su re e regine, toccante viaggio tra fantasmi di consumata umanità, enigma spirituale e per questo felice esito di una ricerca sapiente.
I testi, i racconti, nella musica dei fratelli Mancuso, partono dalla tradizione popolare ma non sono popolari né medievali né musica etnica né altro, sono tutto questo e altro, risultato di una creatività cantautorale, segnata da un timbro che vive lontano e si fa con lo stupore assorto dell’ascoltatore presente, esperienza di autentica partecipazione.
Un mantice di emozioni, tra note antiche e moderne, avvolge lo spazio d’ascolto e ci si fa trasportare lontani; un andirivieni nostalgico, intriso di melodie, tra nord e sud, devozione e miscredenza, sacro e profano, occidente e oriente, rosario di note dedicate a Maria, all’archetipo madre, terra di profumi e di colori intensi, al centro della Sicilia, in quel lembo toponimo incontro di culture diverse e per tali ricchezza antropologica della sicilianità.
Si potrebbe dire: i fratelli Mancuso artisti di musica popolare, cultori del passato e della tradizione popolare e non solo: più moderni del moderno, narratori e vivaci cuntauturi dell’identità siciliana, preziosi testimoni e custodi di questa.
Straordinaria la partecipazione a “Cantu” di jazzisti di fama internazionale come Enrico Rava e Stefano Bollani, a conferma di un felice incontro tra sonorità arabo-mediterranee e musica contemporanea.
Tonino Calà
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