Un intero paese mobilitato per un’antica tradizione
Il miracolo del presepe di Sutera
Quanti saranno i presepi viventi in Italia? Non esiste un censimento, del quale non si vedrebbe comunque l’utilità. Né sarebbe facile stilare una classifica dei più suggestivi, o complessi, o meglio ambientati. Quello di Sutera, un paesino circondato da un assembramento di montagne anonime del Nisseno più interno, si presta però a due considerazioni piuttosto particolari. La prima riguarda, diciamo così, la logistica del presepe stesso. Come altrove, a suo tempo l’emigrazione ha reso deserto il centro storico del piccolo centro, e da allora centinaia di casette sono rimaste sbarrate, a custodire voci e sembianze ormai perdute, ma anche oggetti che invece sono rimasti lì in attesa che qualcuno tornasse caritatevolmente a considerarli utili. E’ bastato riaprire qualche decina di queste casette per riprodurre senza difficoltà al loro interno ambienti e mestieri d’epoca: il calzolaio, il mulino, a putìa di vinu, la bottega di generi alimentari… perfino il malato, scena statica in cui due figuranti recitano la loro parte sotto gli occhi dei visitatori: la vecchia madre che lavora all’uncinetto, con lo scialle di lana sulle spalle e lo scaldino tra i piedi, angustiata per il figliolo malato su un lettino di ferro, la papalina in testa e sotto il letto un orinale di ceramica pieno a metà (di birra, si spera). Per i più giovani l’economia e la società rurale illustrate lungo il percorso rappresentano uno spettacolo quasi incomprensibile. Come credere davvero che la vita potesse essere così grama, fino a poche decine d’anni fa? La seconda considerazione riguarda, diciamo così, la base sociologica del presepe stesso. In un’Europa che perde rapidamente pezzi di tradizione, identità, coerenza, orgoglio nazionale con un’azione erosiva inarrestabile, luoghi chiusi come le isole, e come la Sicilia in particolare, che di identità ne aveva da vendere, quest’impoverimento inarrestabile crea amarezza e rabbia in parti uguali. Anche per questo è stupefacente vedere un intero paese mobilitarsi per l’occasione. I figuranti e il personale di servizio non sono i soliti ragazzotti assunti per l’occasione. A staccare biglietti, dare informazioni, cuocere focacce e uova sode, servire vino e olive arrostite, sorridere e ringraziare i visitatori ci sono tutti: circa centocinquanta persone, una bella fetta dell’intera popolazione, con una composizione trasversale priva di eccezioni: professionisti, impiegati, contadini, operai, fino a sindaco, anche lui in costume. Un piccolo miracolo di mobilitazione generale che solo in un centro minuscolo e relativamente isolato è ancora realizzabile. E’ il piccolo miracolo di Sutera, dove Comune e comunità sono una cosa sola, ed è difficile credere che questo possa accadere solo per Natale.
Enzo Russo
(Da La Sicilia, 19.12.2006)
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