Dedicato a colui che ha riscoperto Maria Messina
Tu ringrazia il Signore per l’alba


Il prof. Lucio Bartolotta, che ha ricevuto recentemente la cittadinanza benemerita di Sutera, ha contribuito alla riscoperta di Maria Messina, una donna di scuola verista nativa di Alimena, in provincia di Palermo, che ambientò gran parte delle sue novelle a Mistretta, il paese di nascita del nostro nuovo concittadino.
Chiunque tu sia, giovane o vecchio, ricco o povero, ringrazia il Signore, quando apri gli occhi alla prima luce dell’alba. Il tuo corpo è sano, il tuo spirito è sereno e il sonno ha ristorato le tue forze. (Più non dormirai …. Macbeth uccide il sonno, l’innocente sonno, il sonno che rimargina i dolorosi solchi del pensiero, che rifà ogni dì l’uomo alla vita, bagno salutare che rinfranca il corpo stanco, balsamo che si diffonde sulle ferite dell’anima). Tu posi i piedi a terra, apri la finestra con le tue mani, e la luce – sia la pallida luce dell’alba invernale, o la luce della buona stagione – la luce rallegra il tuo occhio: tu rivedi nettamente le cose che il buio aveva velate d’ombra, ieri sera; tu ti lavi con la netta e pura acqua; tu ritorni alle tue occupazioni. Ringrazia il Signore di questo dono semplice e grande che forse tu non apprezzi perché sei abituato a riceverlo a ogni risveglio.
C’è, lontano, e ignorato da te, un malato: egli non ha dormito e ora aspetta che qualcuno apra le imposte della sua finestra, e spenga la lampada, la mite e umile compagna della notte insonne.
C’è, lontano, e ignorato da te, un cieco: egli non vede quel che tu sei abituato a vedere.
C’è, lontano, una creatura che ha dormito e aspetta, come il malato, due mani affettuose che la vestano, la rimettano a posto, nel cantuccio della casa dove trascorrerà la sua giornata. Ella sa, perché l’hanno detto i medici, che non potrà più reggersi sulle gambe, e non potrà essere padrona dei suoi movimenti.
Ma l’alba può essere bella anche per il cieco che sente il rifarsi del giorno nelle voci dei vicini, e dei familiari, nel fresco canto di un uccello posato sulla grondaia, nell’odore di un fiore che ieri sera non era sbocciato. L’alba può essere bella anche per il malato che aspetta la luce e spera di guarire.
L’alba può essere bella anche per la creatura che aspetta di ricominciare la sua giornata, guardando la vita di riverbero, nel suo cantuccio, cogliendo con gioia qualche piccola novità, sperando che il miracolo venga a liberarla dal male a cui cerca di rassegnarsi. Ma l’alba non si mostra, tutta chiara e nuova, a chi ha passato la notte in mala compagnia, e si leva tardi, con la bocca amara, dal suo pesante sonno, rotto da cattivi sogni.
Ma l’alba si mostra scolorata e fredda a chi cova il rancore o l’ingratitudine verso il suo fratello, o a chi ha vegliato punto da qualche rimorso. Chiunque tu sia, giovane o vecchio, sano o malato, povero o ricco, ringrazia il Signore quando riapri gli occhi alla prima luce dell’alba, se il tuo cuore è puro e il tuo spirito è sereno.
Il sonno ha ristorato le tue forze e tu sai sorridere all’alba che viene verso di te e tende le piccole mani piene di speranza e di illusioni.
Chiunque tu sia, ringrazia il Signore del dono che è offerto all’anima tua.

Maria Messina


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