Memorie d’Africa - 9 puntata
(1.1.1936 – 4.10.1946)
di Giuseppe Scannella


Pochi giorni prima del suo arrivo, intanto, un negro mi convince a comprare da lui per 50 lire una scimmietta "Bertuccia", piccola e vispa come un gattino di pochi mesi; mi ci affeziono subito e, secondo le mie vecchie tendenze, passo ad ammaestrarla, riuscendoci con discreti risultati (rivedi foto n° 45). Infatti risponde alle mie chiamate; se inforco la bici per recarmi quotidianamente a Messa dai Missionari della Consolata essa mi segue come un cagnolino saltando subito sul manubrio non appena arriva qualche automezzo e mi accompagna fino alla Missione; quando entro in Chiesa essa salta velocemente sugli alberi circostanti dai quali scende come un razzo al mio richiamo al termine delle funzioni religiose; la stessa cosa tutte le volte che mi reco all'Ufficio Postale dove vado a ritirare la posta in arrivo all'apposita Casella personale.
Insomma è un vero piacere per me averla tra i piedi, vederla saltellare come un guizzo, e notare che lungo il corso crea spettacolo; tuttavia però debbo purtroppo fare subito i conti con una realtà ben diversa che ben presto si rivela intollerabile e pericolosa . La bestiola, in fondo ,finchè è in casa se ne sta cheta cheta sul mio braccio osservando con curiosità le riparazioni degli orologi, ma ogni tanto noto che di punto in bianco scappa per fuori tornando subito dopo .Io non posso immaginare cosa vada a fare, ma comprendo tutto dopo che un cameriere del Bar del Greco viene a lamentarsi per i danni che la bertuccia arreca al suo padrone .
In particolare, molto frequentemente la scimmia non si accontenta di sorbire le tazze del caffè e tutto ciò che rimane incustodito sui tavoli del bar, ma si spinge persino all' interno del locale facendo strage di dolci .
Il Greco le prime volte dubitava del cameriere, poi di qualche cliente, ma quando un giorno si accorge dell' autrice del danno, fa chiudere le porte del locale ed ordina di farla finita con questa bestia a suon di bastonate .
Siccome però le scimmie sono rinomate per l’eccezionale agilità, non solo il Greco non riesce ad averla vinta ma addirittura ne riceve un danno incalcolabile per la confusione e rotture create dalla bestiola .
Di fronte a tali lagnanze io mi dichiaro disposto a pagare i dolci mancanti ed i danni subìti, purchè mi vengano circostanziati . Ma la tensione tra il Greco e la scimmia aumenta sempre più fino al giorno in cui succede l' irreparabile . La bertuccia si trova su un albero di Papaia, osservando con attenzione tutto ciò che accade sotto di lei; il sig. Sbrio la scorge e subito imbraccia il fucile con l' intenzione di spararle, cosa che irrita la furba ed intelligente bestiola la quale incomincia a lanciargli contro i duri frutti acerbi della pianta .
La presenza di un Brigadiere che gli consiglia di andare a fare regolare denuncia all' Ufficio della Residenza scongiura il peggio . Vengo quindi chiamato dal Magg. Braccato il quale mi obbliga a tenere la scimmietta legata con una catena in casa, ordine che anche se a malincuore devo subito eseguire .
Quet’ esemplare tipico di libertà naturalmente strilla e si dibatte quando si sente quel legame al collo e confesso che mi fa una grande pena . Intanto con il benessere arrivano anche le preoccupazioni che inevitabilmente da esso hanno origine; alludo alla tranquillità che incomincia ad essere disturbata da qualche malintenzionato che , vedendo un negozio ben fornito, cerca di attivare uno dei mestieri più antichi del mondo: il mestiere di ladro . Un mattino, infatti, non appena apro gli occhi, noto una luce piuttosto diffusa provenire dal reparto del negozio; mi precipito a vedere cosa possa essere e vedo con mia grande amarezza che qualcuno, onde poter inserire agevolmente dall'esterno la mano per disattivare le chiusure della finestra, approfittando del buio della notte ha tolto tutto l'impasto che trattiene la parte inferiore del telaio. Ma per far questo inevitabilmente bisogna fare un pur minimo rumore, che né io né Moamed abbiamo minimamente avvertito .
Spinto dalla curiosità di capire come questo o questi ladri abbiano potuto fare, ne ricevo una plausibile spiegazione dal negretto che vive con me. Egli infatti mi spiega che esiste una specie di palma le cui foglie essiccate al sole e ridotte in polvere , sono un potente sonnifero anche per chi debba soltanto annusarla; quindi l'unica spiegazione è decisamente questa, e cioè che chi ha voluto agire con tranquillità ha con tutta probabilità usato tale espediente insufflando attraverso le fessure delle imposte una certa quantità di tale polverina che ci ha fatto piombare in un sonno di pietra . Superato il primo sbigottimento , inforco come al solito la bici e mi reco alla Missione per la Messa quotidiana, dopodiché racconto tutto l'accaduto al Padre Oliviero, il quale come primo consiglio mi suggerisce di prendere con me anche un cane che faccia la guardia; e a tal proposito mi offre uno dei tanti cagnolini che vengono allevati nella stessa Missione .
Rientrati a casa , innanzitutto lego ambedue le bestiole in cucina, facciamo colazione e ci mettiamo all'opera per riparare il danno fatto dal mancato ladro. Dopo aver ripristinato tutto come prima riprendo il solito lavoro, che tuttavia devo subito interrompere perchè nel frattempo la bertuccia dopo aver slegata sè stessa ha slegato anche il cane con cui già ha familiarizzato fin dall'inizio, e si diverte a tirare con la catena il suo compagno di gioco . Al mio severo rimprovero, essa salta subito fuori e sparisce; allora lego di nuovo il cagnolino e torno al lavoro nell' attesa che la scimmia rientri, cosa che avviene dopo soli pochi minuti. Infatti la ritrovo in cucina che gioca con il suo nuovo amico; compiaciuto, li accarezzo amorevolmente entrambi e me ne torno al lavoro .
Anche le bestiole comunque ricambiano a loro modo tale affetto che nutro per esse, specialmente la scimmietta, sia perchè è molto più simile all' Uomo del cane che per il maggior tempo trascorso con me; così ogni giorno che passa noto sempre più che è gelosa di me e non ammette persino che qualche estraneo possa alzare la mano su di me, anche se in segno di amicizia .
Infatti, dopo l'arrivo di mio fratello Gaspare, il comportamento della bertuccia incomincia a cambiare sensibilmente diventando sempre più irritabile e aggressiva, tanto che un giorno mentre pranziamo al semplice gesto di Gaspare che scuote il mio braccio per attirare la mia attenzione su qualcosa che mi sta raccontando, gli salta addosso con un'aggressività tale che da quel momento in poi i due non riescono più a tollerarsi a vicenda: è sempre più dispettosa, disubbidiente, e sta distruggendo tutta la tappezzeria delle pareti .
Ogni giorno che passa dunque mi accorgo sempre più che la bestiola ormai non consente più a nessuno di noi di vivere serenamente, per cui anche se a malincuore decido di regalarla a uno dei tanti amici che in passato ha mostrato interesse ad averne una . Intanto l'attenzione per il negozio da parte di aspiranti ladri non cessa di farmi stare in continuo stato di allarme ed ogni minimo rumore o avvenimento sospetti suscita apprensione facendoci stare sempre all' erta .
Una sera, ad esempio, mentre sono applicato alla riparazione di un orologio con la coda dell'occhio mi pare di notare un' ombra muoversi davanti alla finestra all'interno del recinto ; non faccio in tempo ad alzarmi per andare a vedere chi sia che tale individuo sparisce dalla circolazione . Sicuro che se c'è qualche malintenzionato interessato al mio negozio, questi tornerà ben presto, l'indomani organizzo col mio fratello un piano d'azione che funga da esca .
Fingiamo di recarci a Cinema entrandovi visibilmente dalla porta centrale ma ne usciamo subito dopo da una porta secondaria; Gaspare si apposta di vedetta di fronte al negozio dietro un camion parcheggiato, io guardingo entro furtivamente in casa, nascondendomi in un angolo a luci spente in attesa che qualcuno tenti di entrare .
L' attesa dura appena una mezz'ora in tutto, perchè un negro con atteggiamento da felino, scavalca il recinto e cerca di penetrare nel negozio; immediatamente mi faccio avanti puntandogli la pistola d'ordinanza intimandogli l'alt, ma lui visto il cattivo verso se la da a gambe levate sparendo in un attimo nel buio della sera .
E così la vita continua tra alti e bassi come avviene per qualsiasi persona, a maggior ragione per noi lontani dalla madre Patria , impegnati adesso a portare avanti quei progetti che, primma della partenza per la Campagna d'Africa, erano solo sogni ma che oggi incominciano a diventare realtà; realtà difficile da portare avanti e salvaguardare da circostanze ed ambienti ostili ma che comunque incomincia a concretizzare quel benessere fin troppo desiderato .
Le ampie disponibilità di spazio associate all’eccezionale fertilità della terra, comunque, fanno sì che tali sogni assumano anche contorni insperati favorendo progettazioni edilizie di ampio respiro e multicolori ornamentazioni private vedi foto n° 46 e 47) .
Foto n. 46 – Gimma: P.za Regina Elena e C.so Vitt. Emanuele
Foto n. 47. L’ingresso fiorito della 2a casa
Il lavoro incessante, intanto, non ci fa accorgere dell’arrivo festoso della 1a S.Pasqua a Gimma; una gran bella cerimonia viene celebrata nella Chiesa cattolica, fungente per il momento da Cattedrale della città, in compagnia di tanti amici ( vedi foto n° 48 e 49 ) .
Foto n. 48. La Pro/Cattedrale di Gimma
Foto n. 49 – Gimma: amici in festa per la S. Pasqua 1937

CAP . XIV
FORZATO RIENTRO NELLA MIA SICILIA

La vita dunque trascorre ormai nella normalità finora descritta finché purtroppo un giorno non succede un fatto strano ma che avrebbe dovuto essere previsto, in quanto l'ambiente climatico , le acque inquinate da vari batteri, l'alimentazione non del tutto controllata e le continue relazioni commerciali con persone provenienti da vari ambienti, inevitabilmente prima o poi sarebbero stati sicuramente motivo di contrazione di qualche malattia tipica della Regione.
Infatti , un triste mattino di Luglio mi sveglio con un febbrone di ben 40° di temperatura corporea; allarmato mando a chiamare il Dottor Daino, in servizio presso la Missione della Consolata, ma con un Ambulatorio personale nei pressi della Missione stessa . Questi, dopo avermi visitato, mi prescrive una cura la quale però col passare dei giorni non produce alcun effetto terapeutico . Per fortuna che in questo frangente viene a trovarmi per caso il Magg. Castelli il quale, non appena mi vede in tali condizioni e venendo a sapere che la febbre perdura ormai da parecchi giorni , mi consiglia in modo perentorio di partire immediatamente per l'Italia visto che si tratta della temibilissima epidemia di Tifo Petecchiale che non perdona nessuno .
Tra l'altro l'ufficiale amico si offre per farmi avere in breve tempo l'autorizzazione al rimpatrio, ricordandomi anche che ormai non è difficile trovare sul posto con una certa frequenza camionisti o trasportatori in genere che fanno la spola con la Madre Patria . Convinto della gravità della situazione , accetto il consiglio e l'aiuto del Maggiore, per cui, in attesa dell' autorizzazione al rimpatrio, incarico mio fratello Gaspare di cercare sulla piazza antistante qualcuno disposto a portarmi almeno fino ad Asmara, da dove poi col treno o con l'autobus avrei raggiunto il porto di Massaua per l'imbarco .
L'indomani il Magg. Castelli con una solerzia da vero amico mi porta il lasciapassare; lo ringrazio di cuore e lo metto al corrente della partenza che avverrà alle 6 del giorno dopo con un camionista che va proprio a Massaua . Il giorno passa velocemente nel preparare qualcosa per il lungo viaggio, nel dare tutte le disposizioni del caso al mio fratello ed infine nell'impartire tante raccomandazioni al negretto .
L' indomani, 14 Maggio 1938 , alle 5 in punto la sveglia ci catapulta dal letto e ci mette in uno stato d'animo teso per la mia partenza non più come militare alla ventura ma come un emigrato che ha fatto fortuna. Dopo esserci vestiti e lavati, mando a chiamare il camionista per offrirgli un caffè, facciamo colazione, ci salutiamo con un lungo e forte abbraccio, salgo sul camion e partiamo alla volta di Addis Abeba . Giungiamo nella capitale d'Etiopia dopo ben due giorni di viaggio verso le 9,30 del mattino, orario giusto per fare una bella colazione ed il pieno di benzina ; dopo di che si riparte subito alla volta di Asmara .
In questo tratto di percorso si attraversano località importanti per i ricordi che invitano alla riflessione ed alla pietà verso i numerosissimi caduti per la Campagna d'Africa: Dessiè; Passo Toselli; Amba Alagi; Macallè; Adua; ecc.. La pista pur essendo camionabile è indubbiamente il percorso più difficile dell'Impero, anche se il più suggestivo dal punto di vista paesaggistico e montuoso .
Questa strada è costruita da due anni per merito del 3° Corpo d'Armata onde consentire operazioni belliche di avanzamento verso la Capitale , ma per le condizioni topografiche, nonostante l'enorme impiego di mezzi e uomini, presenta salite e discese molto ripide, fondo spesso sassoso e assai stretto, attraversamenti di fiumi senza ponti, e in compenso qualche teleferica per il passaggio delle merci in punti molto pericolosi .
I 1.100 Km. dell' intero percorso Addis Abeba - Asmara è senza dubbio in assoluto la maggiore opera dell'Italia in Africa Orientale, in quanto hanno richiesto uno sforzo gigantesco di circa 5 milioni di mc. di scavi, 64 ponti importanti e circa 3.000 ponticelli vari, 8.000 quintali circa di dinamite, molte migliaia di mezzi meccanici come betoniere - frantoi - motocompressori- bitumatrici - autocarri - ecc..
Insomma, dopo altri lunghi quattro giorni di viaggio, il 20 Maggio 1938 verso le 11 del mattino, finalmente arriviamo ad Asmara, capitale dell'Eritrea: bella, grande e modernissima città che nella lingua locale vuol dire "bosco fiorito" .
E’ sita a oltre 2.000 metri di altitudine ed ha una popolazione di circa 100.000 abitanti di cui più della metà italiani. Essa inoltre ha un clima mite e gradevole , e , per la sua posizione e per l'importanza commerciale che sta assumendo sempre più, è senza dubbio il centro più progredito dell'Impero . Dopo aver chiesto indicazioni sull' ufficio addetto alle informazioni per le partenze con le navi, mi ci reco subito e purtroppo mi dicono che la prima nave per l' Italia partirà alla fine del mese . Pur essendoci ancora 10 giorni di attesa , una volta che il camionista ha finito di badare alle sue cose, decido di continuare per Massaua, giungendovi a sera tarda .


Ritorna alla Home Page