Memorie d’Africa
(1.1.1936 – 4.10.1946)
di Giuseppe Scannella
CAP . XXIV
COSTRUZIONE DELLA TERZA CASA
Forte di ben due esperienze passate, mi do subito da fare per realizzare il progetto del nuovo negozio con annessa l'abitazione, ed alla conseguente relativa autorizzazione governativa.
Mi affido pertanto ad un tecnico abbastanza noto, l'Ing. Aldo Bisi, che stila un progetto degno di una città capoluogo di Regione e di una bella moderna piazza che sta per nascere nel bel mezzo della città stessa: Piazza Regina Elena.
Le cartine seguenti, riproducono fedelmente quelle originali: esse, oltre ad evidenziare i vari dettagli, mettono anche in rilievo la prestigiosa ubicazione della struttura, la quale sta per sorgere in un contesto di riforma globale dell'edilizia di una città destinata a divenire una delle perle dell' Impero in A.O. .
In verità, se si osserva attentamente la pianta di Gimma (Cap. XII), questa nuova casa si trova in una posizione più privilegiata della precedente, in quanto la nuova Piazza Regina Elena , dalla forma quadrangolare di circa 100 metri per lato, è attorniata dagli insediamenti pubblici e privati più importanti della città: dalla residenza del Viceré al Palazzo del Governo, dalla Banca d'Italia alle Poste e Telegrafi, dai Tribunali (Civile e Militare) agli Alberghi, ecc.; il Municipio a circa una diecina di metri ed il mercato ad una quindicina appena; infine tutta una serie di nuovi negozi dotati di ampi e lunghi porticati permettono una dolce siesta con veduta sulla piazza antistante .
Date le vicende che hanno accompagnato il tutto, in brevissimo tempo ottengo anche l'autorizzazione a costruire , per cui nell'arco di pochi giorni dò inizio ai lavori di costruzione della zoccolatura di fondamenta fino a circa mezzo metro dal suolo.
A questo punto, però, mi accorgo che se la costruiamo noi (io e mio fratello), pur avendo una specifica professionalità in merito, impiegheremmo moltissimo tempo impegnati come siamo nella conduzione del fiorente esercizio commerciale e del laboratorio fotografico. Ritengo quindi opportuno chiamare una ditta specializzata in costruzioni al fine di realizzare il tutto in tempi ridotti. Perciò contatto una ditta di costruzioni formata da una cooperativa di bravi artigiani siciliani, guidati da un muratore proveniente da Cammarata (prov. di Agrigento) di nome Esposito Vincenzo.
A lui dichiaro tutta la nostra fiducia, gli ricordo che noi proveniamo da una famiglia di ottimi muratori e pretendiamo lavori eseguiti a regola d'arte; pattuiamo quindi anche i costi e, nell'attesa di una sua risposta, gli raccomando caldamente di invogliare e sensibilizzare i suoi soci a lavorare bene e speditamente per il fatto stesso che mi preme riprendere quanto prima l'attività interrotta forzatamente.
La sera di una delle prime Domeniche di Ottobre 1939, il sig. Esposito mi dà il benestare della cooperativa, assicurandomi non solo un lavoro spedito ma anche a regola d'arte; gli do un acconto e così l'indomani i lavori iniziano con alacrità ed impegno (vedi foto n° 56).
Foto n.56 - Gimma: la 3a casa
Nel frattempo ad un bravo e conosciuto falegname, un certo Parisi Giuseppe, commissiono il bancone, la vetrina e gl'infissi, con la raccomandazione di fare un buon lavoro; per la vetrina in particolare, date le enormi dimensioni di 2x2 metri, suggerisco vetri molto spessi anche per evitare facili rotture accidentali o ad opera di malintenzionati .
Nel volgere di poche settimane la parte relativa al negozio è pronta, per cui, dopo un paio di giorni dall'intonacatura, vi colloco il bancone e la vetrina in modo da iniziare a lavorare: realizzare infatti il negozio prima di ogni altro lavoro, si rivela ben presto una decisione intelligente e lungimirante, in quanto i clienti riprendono a venire numerosi.
Per quanto riguarda poi gl'interni, d'accordo con l'architetto, ne modifico sostanzialmete la struttura in vista delle nuove esigenze che già si profilano all'orizzonte; infatti è lo stesso direttore dei lavori a consigliarmi il da fare, purchè però resti invariato l'aspetto esteriore .
E così, mentre io riprendo con entusiasmo e maggior lena di prima, i muratori continuano a lavorare sulla realizzazione dei locali interni (camere da letto, bagno e cucina) secondo il progetto approvato .
Verso la fine di Novembre la nuova casa finalmente è ultimata e, nella speranza che sia l'ultimo trasloco, vi trasferiamo le suppellettili e quanto avevamo nell'altra casa.
Insomma, se non succederà nulla di catastrofico, questa è decisamente una casa meravigliosa, costruita con tecniche e materiali d'avanguardia, costata la bella cifra di oltre 110.000 lire .
Trascorso un breve periodo di ambientamento e di tranquillizzazione, finalmente riprendiamo a vivere con serenità e soddisfazione; la salute non manca e gli affari ormai vanno a gonfie vele più di prima e meglio di prima, al punto che devo incentivare ed ampliare il campo delle mie attività .
L'ambiente in via di ampliamento e di maggiore inurbazione mi richiede oggetti e lavori sempre più vari, per cui acquisto altra merce e nuovi articoli che in definitiva abbracciano tutti i campi del fabbisogno di una moderna città coloniale .
Pertanto il nostro incomincia a diventare ormai un importante,oltre che l'unico della zona, centro di riferimento nel campo della vendita e riparazione di: orologi e sveglie, oro, argento, macchine fotografiche ed accessori, binocoli, macchine parlanti (grammofoni), dischi ed accessori, articoli da regalo, e molti altri articoli; se poi si considera anche lo sviluppo e la ristampa delle foto, bisogna convenire che l'attività in cui sono ormai immerso è una vera e propria attività di tutto rispetto.
La soddisfazione per tutto questo trova anche il momento adatto per essere festeggiata nella circostanza del S. Natale 1939, giorno in cui invitiamo tutti i miei paesani e gli amici a casa nostra per esprimere la gioia di quanto realizzato con un bel pranzo e relativo brindisi .
La presenza di tutti gl'invitati e la festa che ne viene fuori costituisce uno dei momenti più belli della nostra vita coniugale ; ci dispiace soltanto che il signor Esposito non è presente a causa di un motivo identico al nostro: l'ingiunzione da parte del Municipio a traslocare dato che la sua casa dev' essere abbattuta per allargare la strada. Purtroppo, però, l'indomani mattina l'ascaro (il servo) del signor Esposito arriva trafelato a casa nostra chiedendo a mio fratello Gaspare se può andare subito dal suo padrone perché ha dei fortissimi dolori di stomaco e sta molto male .
Pensando ad un pasto abbondante e ricco di vivande pesanti, nel porgere delle compresse di làudano suggerisco di fargliele ingerire subito in modo da calmare il dolore, con la raccomandazione di venirmi a chiamare nel caso le cose dovessero andare al peggio .
Verso le 11 lo vedo spuntare a casa mia con ancora il forte dolor di stomaco, per cui, non potendo assolutamente tralasciare il lavoro che ho per le mani, invito Gaspare ad accompagnarlo alla vicina sede della Croce Rossa che funge anche da Pronto Soccorso .
Dopo pochissimo tempo, vedo rientrare mio fratello da solo con la strana notizia della necessità di un intervento chirurgico da effettuare probabilmente con una certa urgenza; faccio preparar da mangiare prima del solito, pranzo in fretta e copro i circa 1.500 metri di distanza con la bici in un baleno .
All'Ospedale rintraccio al Reparto Chirurgia, 5a baracca, l'amico Esposito e gli chiedo informazioni; “ purtroppo, egli mi dice, bisogna attendere il Colonnello medico perchè mi vuol curare lui personalmente”.
La Domenica seguente - 30 Dicembre - dopo aver partecipato alla S. Messa, all'uscita dalla Cattedrale, io e mia moglie ci rechiamo all'Ospedale a fargli visita, convinti di trovarlo del tutto ristabilito e pronto per rientrare a casa; purtroppo invece lo troviamo pronto per essere operato d'urgenza .
Al che, preferiamo rientrare subito a casa e mangiare in anticipo perché desidero essere presente in corsia nel momento in cui lo riporteranno dalla sala operatoria .
E così alle 11 sono di nuovo in Ospedale dove, tuttavia, sono in attesa dell' arrivo del barbiere che rada i peli della regione addominale onde facilitare l'intervento; visto però che questi ritarda, mi offro io a fare tale lavoro , consentendo in tal modo l'inizio dell' intervento alle 12 esatte .
Dopo circa un' ora un infermiere esce dalla sala operatoria e mi riferisce della strana asportazione di un qualcosa che somiglia ad un vero e proprio salame, tranquillizzandomi comunque per il buon esito dell' intervento. Nell'attesa che si svegli dall'anestesia, mi avvicino alla sala operatoria dalla quale dopo pochi minuti vedo uscire purtroppo ancora lo stesso infermiere, rabbuiato in volto, con la triste notizia che l'amico Esposito è morto .
E' difficile poter esprimere cosa si prova quando da un momento all'altro una buona notizia si trasforma in un'altra del tutto opposta, per di più luttuosa .
Rimango letteralmente di stucco senza poter proferire alcuna frase; mentre lo trasportano in camera mortuaria chiedo che mi dìano la possibilità di salutarlo per l'ultima volta, e con un bacio sulla gelida fronte mi accomiato da un amico scomparso senza comprenderne assolutamente il perché .
Al rientro a casa, nel riferire tutto quanto accaduto in modo così assurdo ed inspiegabile, non possiamo trattenerci dal piangere a lungo per la scomparsa non tanto di un quasi-paesano ma specialmente di un amico. Il 1° Gennaio 1940 , giorno di Capodanno, trascorre piuttosto mestamente ma molto meno dell' indomani, giorno del funerale .
Lilla resta in casa aspettando che il corteo funebre passi davanti casa nostra, ma al dolore per la scomparsa di questo amico si aggiunge la rabbia e l'indignazione per la solitudine più amara che accompagna il feretro: rabbia per la strana morte e il misterioso oggetto rinvenuto nell'intestino dal chirurgo ; indignazione per il fatto che il corteo è costituito solo da me e dal mio fratello Gaspare .
Qui sarebbe stato necessario aprire un'inchiesta per appurare quanto accaduto in modo per niente chiaro e così precipitoso, incominciando dalla trattoria dove la sera precedente il signor Esposito ha mangiato con degli amici del fegato con spezzatino: chi, in pratica, ha avuto l'interesse o l'ignobile idea di fargli ingerire un preservativo riempito con una strana polvere bianca e chiuso all'estremità? Cosa può essere stata questa sostanza che a contatto con i liquidi nello stomaco si è gonfiata al punto da causare un grave blocco intestinale ?
Purtroppo nessuno dei parenti si è mosso per venire a capo della triste vicenda, e lo stesso mio desiderio di fare delle indagini personali viene ben presto affievolito dall'intervento del Brigadiere dei Carabinieri, mio paesano, che mi convince a desistere in quanto il chirurgo che ha operato col suo verbale ha chiuso completamente il caso .
E così si chiude anche per noi questo triste capitolo relativo all'amico Esposito .
CAP. XXV
FESTA GRANDE : NASCE VINCENZO
L’anno 1940, pur essendo iniziato tristemente resta sicuramente un anno meraviglioso da ricordare per tutta la famiglia, perché nasce il primogenito VINCENZO .
In verità altri avvenimenti piuttosto tristi segneranno ancora quest' anno, ma nel complesso questo grande avvenimento fa dimenticare ogni altra amara circostanza.
Mia moglie ormai mostra con evidenza i segni della gravidanza che sembra vada avanti senza i problemi che hanno segnato le altre due precedenti, finché però la sera del 10 Febbraio incomincia ad accusare dei dolori addominali .
Ritenendo si tratti del classico dolore causato da eventuale indigestione o qualcosa di simile, aspettiamo che passi; e così infatti avviene, consentendoci di andare a riposare serenamente .
L' indomani mattina, però, il dolore si ripresenta più intenso e diffuso della sera precedente, per cui vado a chiamare il nostro Dottore di fiducia; questi subito si accorge che i segni sono tipici dell' imminenza del parto, per cui mi consiglia di chiamare l'Ostetrica .
Nell'accompagnare il Dottore a casa, passo a chiamare l'Ostetrica la quale con la sua borsetta degli attrezzi per il parto viene subito, convinta dalle mie sollecitazioni .
Questa, dopo aver visto le condizioni in cui si trova mia moglie, le dà un calmante ritenendo ancora prematura l'ora del parto; tuttavia però, nel tornarsene a casa, ci assicura che il mattino seguente tornerà, sollecitandomi però ad andarla a richiamare nel caso che le doglie dovessero anticipare .
La notte trascorre senza grossi problemi, ma fin dall'alba successiva Lilla incomincia a spasimare per i forti dolori. Finalmente dopo alcune ore torna l'ostetrica che, vista la situazione, le propina un altro calmante assicurando che fino a sera non ci sarà parto ; comunque alle 16 essa tornerà .
Infatti alle 16 esatte si presenta puntuale, fa una visita attenta e assicura che ormai è solo questione di qualche ora: perciò si ferma ad assisterla fino al momento decisivo .
I minuti passano lentamente, le ore diventano un' eternità; pur essendo abituato in corsia d'Ospedale a vedere la gente soffrire, mi angoscia sentire i lamenti della persona più cara, anche se mi fa gioire il pensiero che da lì a qualche momento diventerò padre per la prima volta .
Intanto viene a trovarci una signora padovana nostra amica - la moglie del noleggiatore di automobili Sig. Grillo - che negli ultimi giorni ha intensificato le sue visite per tenersi informata sullo stato di salute di Lilla, e nel trovarla in questo stato mi chiama in disparte e mi dice :
“ Caro signor Scannella, la testa del nascituro è già pronta per venir fuori ma le contrazioni dell'utero non sono sufficienti a farlo nascere; cosa aspetta per chiamare un Dottore specialista? Aspetta forse che ci lascino la pelle sia la mamma che il figlio? Fuori c'è mio cognato con la macchina, si faccia accompagnare da lui dal Ginecologo”.
Immediatamente seguo il suggerimento dell'amica , raggiungiamo in poco tempo l'abitazione del Dottore distante un mezzo chilometro, gli espongo con evidente commozione e trepidazione il problema, dopo di che in poco tempo siamo di ritorno assieme al Ginecologo. Questi si rende subito conto della situazione, fa preparare dell'acqua calda e tutto l'occorrente per il parto, invitandomi ad illuminare meglio l'ambiente.
Allora, alla luce di due lampade a petrolio (le cosidette " Pietro Max" ), il Ginecologo apre la cassetta degli attrezzi e con il fòrcipe ed altri aggeggi appositi estrae con una certa difficoltà il bambino. Anche se dotato di molta esperienza ospedaliera, non avendo io mai assistito ad un parto pilotato, confesso lo stato confusionale e pauroso nel vedere il dottore tirare la testa del bambino come se fosse un tappo di bottiglia .
Alle 23,30 del 12 Febbraio 1940 nasce finalmente il nostro primogenito, al quale secondo le usanze del mio paese, dò fin da questo momento il nome del mio papà : Vincenzo .
Dopo aver dato l'onorario richiesto, accompagniamo il dottore e rietriamo precipitosamente a casa dove troviamo tanti nostri amici; data l'ora tarda, li invito a tornare domani per festeggiare l'avvenimento .
La notte trascorre così senza che ce ne accorgiamo, e le luci del giorno rischiarano e vivificano ancor più un ambiente di per sè ricco di gioia luminosa .
Mi dò da fare per preparare qualcosa per Lilla, provvedo a dare qualche suggerimento di circostanza a Gaspare e vado visibilmente contento all'Ufficio Postale .
All' impiegato chiedo di trasmettere in Sicilia due telegrammi, di cui si riproduce fotocopia, perfettamente identici, uno indirizzato ai miei genitori a Campofranco e l'altro alla mia suocera a Sutera.
Poi passo al Municipio per la registrazione della nascita del figlio, che viene effettuata con la solita solerzia e tempestività; l'impiegato tra l'altro mi dice che da questo momento l'ufficio è in grado di rilasciare qualsiasi certificato di nascita.
Come ricordo, viene anche riprodotto fedelmente un certificato richiesto da Lilla sul finire del 1941.
CAP. XXVI
CRESCONO STIMA, AMICIZIE E ATTIVITA’
I
giorni quindi passano imperniati sul nuovo modo di vivere, imposto dai ritmi del bambino che con i suoi bisogni di mangiare, dormire e strillare secondo orari gestiti da lui, attira sempre le attenzioni non solo di noi in famiglia ma anche di amici, conoscenti e indigeni.
Infatti, verso le 11 di un Giovedì sull'uscio di casa Lilla sta a guardare l'andirivieni di persone che si reca al mercato tenendo in braccio Vincenzino vestito con un abitino bianco lungo finemente ricamato a mano dalle abili mani di mia suocera e suoi parenti; l'abitino stupendo risalta le fattezze del bambino e richiama ad un certo momento l'attenzione di una negra (vedi foto n° 57).
Questa si avvicina, si sofferma a guardare con compiacimento il piccolo, alza quindi lo sguardo al cielo, pronuncia una parola abissina " Rabi " che vuo dire Dio, e fa un gesto molto simile ad uno sputo rivolto verso il bambino.
Foto n. 57 – I miei gioielli
Ad un tal gesto, mia moglie rientra precipitosamente in casa, prende la scopa e con questa, minaccia la donna con le parole " it abbat! ", che voglion dire “vai via! “.
Al che la donna rivolgendosi a me accorso sulla porta dall'atteggiamento di Lilla, dice:
“male gota gu, asì gubilessa a tiu ana ntema? “ (signore, perchè tua moglie mi ha minacciato con la scopa?).
Ed io, conoscendo quel gesto che per gli Abissini è una richiesta a Dio di benedizioni per la persona alla quale è rivolta la preghiera, rispondo :
“ asì gubilessa ana, inbecu asì a tiu Rabi, muciacia” (mia moglie non ha capito che tu hai implorato a Dio benedizioni per il bimbo) .
Con tale risposta la prima a tranquillizzarsi è mia moglie, poi anche la negra baciando da lontano il bambino, si scusa, saluta “asciamàn, gòfta gu, gubilessa”; e se ne va .
Intanto, man mano che il bambino cresce aumentano sempre più le esigenze ed i servizi da svolgere non solo dentro ma anche fuori casa .
Perciò non c’è da meravigliarsi se si pensa anche ad un eventuale acquisto di un’automobile ormai necessaria a rendere più agevole la vita non tanto alla famiglia quanto specialmente alle varie attività del negozio .
Una buona occasione a tal proposito è rappresentata dall’offerta di una “Balilla” in buone condizioni al prezzo di £500 (vedi foto n° 58) .
Foto n. 58 – Gimma: la “Balilla” da acquistare
Per le vicende che in seguito si susseguiranno, l’idea viene purtroppo accantonata; tuttavia invece non viene rifiutato l’aiuto che ci viene offerto da un simpatico e robusto negretto di circa 14 anni che mi chiede di poter lavorare al nostro servizio .
Ne parlo allora con mia moglie e, dopo aver sentito il suo parere favorevole, lo accogliamo ben volentieri incominciando fin dal primo momento a trattarlo come uno di noi .
Questo ragazzo, essendo residente a Gimma, per prima cosa mette al corrente della nuova attività i suoi famigliari, ponendosi subito dopo con impegno e serietà al nostro servizio, accudendo ai lavori di casa, sbrigando le varie commissioni fuori casa, e principalmente badando al bambino .
Per avere maggiore dimestichezza con lui, fin dall' inizio ci abituiamo a chiamarlo col nome di Pasquale, rivelandosi ben presto non tanto un valido e prezioso aiuto quanto specialmente un inseparabile ed affezionatissimo compagno del piccolo Vincenzino (vedi foto n° 59) .
Foto n. 59 – Pasquale e il suo idolo
Nonostante egli venga da noi trattato come uno di famiglia, preferiamo non trattenerlo in casa nostra anche la notte per timore che possa far entrare qualche malintenzionato; tuttavia però noi lo trattiamo molto bene, gli forniamo gli abiti di cui necessita, e lo facciamo mangiare con noi .
In breve Pasquale diventa prezioso e servizievole, per cui un giorno decido di incominciare a dargli delle commissioni per il mercato .
Allora lo chiamo e gli dico :
“male gòfta cù, asi a tin mercato ungulari, isciu gòfta cù“, cioè “ vai al mercato a comprare 10 uova “ .
Dopo circa un'ora ritorna a mani vuote asserendo che nessuno ha uova; al che inforco la bici e gli suggerisco di tornare con me al mercato.
Qui giunti, vado direttamente da una negra che conosco da molto tempo la quale, appena mi vede, mi saluta affabilmente dicendo :
- “asciamàn gòfta cù “ ( buongiorno signore) ;
- “asciamàn gubilessa” (buongiorno signora ) ;
- “male, gòfta? “ (cosa vuoi signore?);
- “ungulari ngira”; (voglio delle uova) ;
- “é gòfta asi tenìcci, isi italiano, ana incirù ungulàri, a tini beca, asi ntema, a tin ungulari ngira“ (va bene, ma deve aspettare un po' perché a quell'italiano ho detto che non ne ho) .
A questo punto allora, nel presentarle Pasquale, le dico:
- “ auci, asi ascari ana “ (questo è il mio àscaro) ;
- “ iscio gòfta” (va bene signore) ;
- “asi ungulari mercato a tin cuti ungulari fili jir jir “ (quando viene per le uova gliele dai ) .
La donna annuisce, ci da le uova e così torniamo a casa con la soddisfazione di sapere che molti indigeni nutrono molto rispetto per me e la mia famiglia .
In un'altra occasione, infatti, viene in negozio per acquistare un orologio un Capo Tribù seguìto da un paio dei suoi servi; questi, nel sentire piangere il bambino mi chiede se è mio figlio e, alla mia risposta positiva, ordina ad uno dei servi di andare a prendere due polli .
Al ritorno del servo con i due animali, egli me li offre in regalo, nonostante io insista nel volerglieli pagare .
Un altro giorno ancora, vedo arrivare al mio negozio uno "sciùm basci" (maresciallo abissino) a cavallo di un mulo che appena giunto scende con un sacco contenente un intero casco di banane; al mio saluto egli tira fuori l'enorme grappolo di banane i mi dice:
“ io queste portato per te” .
Al vedere una cinquantina di ottime banane, non esito a dargli le 10 lire che mi chiede, visto che questo frutto rappresenta per tutti noi un ottimo alimento giornaliero.
Una volta che il graduato abissino va via, si presenta il problema di dove collocare quest'enorme grappolo che supera addirittura la mia stessa altezza; supero ogni difficoltà andando a comprare nel negozio di ferramenta del sig. Prizzi due grosse viti ad anello che avvito saldamente alla tettoia interna del lungo bancone di esposizione .
A questi anelli, quindi, aggancio le estremità del casco, e così ritengo di aver risolto ogni problema .
Purtroppo, l'indomani mattina, le banane mi danno un altro problema di natura diversa : l'eccessivo aroma sprigionato durante la notte dalle profumatissime banane ci stordisce al punto da rendere insopportabile la loro presenza in casa .
Allora decido di recarmi da un amico fruttivendolo al quale , dopo aver esposto il problema, propongo uno scambio di merci; egli accetta volentieri e viene subito a prendersi quasi tutte le banane lasciandomi in cambio un po’ di frutta e di verdura .
La vita famigliare dunque trascorre nella più assoluta normalità, anche se è inevitabile che quando si hanno bambini prima o poi succeda loro qualcosa di preoccupante.
Alludo a quanto accade un pomeriggio, verso le 14, quando porto Vincenzino poco distante da casa per farlo svagare nel vedere delle ruspe in funzione mentre cercano di spianare una collina per aprire una nuova strada .
Al rientro a casa noto che il bimbo sta male, manifestando dolori al pancino; Lilla, ancora alle prime armi come mamma, lo porta immediatamente da una carissima vicina di casa: la valtellinese signora Laura Besta.
Anche i signori Besta si sono insediati a Gimma da poco ed abitano vicino alla nostra casa; con loro, nonostante l’enorme distanza che separa i nostri paesi di origine e quindi nonostante la grande diversità di modi di fare, abbiamo fin da subito stretto una grande amicizia che non ci separerà mai più, rinsaldandosi oltremodo anche dopo il rimpatrio in Italia.
Non appena riferisce della cosa, la signora Besta prepara immediatamente dell’acqua calda e la dà a bere a Vincenzino; subito dopo il bambino comincia a tranquillizzarsi manifestando segni di sonnolenza, per cui la cosa migliore è quella di metterlo a dormire .
Dopo un’ora circa, il bambino si sveglia vispo come prima, chiudendo in bellezza questo piccolo inconveniente.
Gli affari procedono intanto sempre meglio al punto che in negozio ci sono sempre clienti e non si riesce più a star dietro alle continue richieste di acquisto e/o riparazione.
Inoltre, la qualità e le quantità di prodotti da me commerciati sono tali che attirano financo grossi rivenditori del calibro di Zingone - basta vedere l’imponente insegna del suo negozio sul lato sinistro della foto n° 53 al Cap. XX - , divenendo così anche grossista.
Il procedere a gonfie vele sul versante economico mi fa prendere un bel giorno un’interessante decisione di cui metto subito al corrente mia moglie .
Ammirando dalla veranda il generale rigoglìo di questa meravigliosa città, le confido con tenerezza e con solennità:
“ Anche tu vedi che le cose qui stanno andando molto bene su tutti i versanti, contrariamente a quanto paurosamente prospettavano i tuoi parenti.
Gli affari in particolare vanno talmente bene che ormai urgono un aiuto ed un’organizzazione di più vasto respiro .
Perciò, se le cose andranno così ancora fino all’anno prossimo, faremo venire qui anche tuo fratello Mimì per adibirlo alle vendite, e mio nipote Carmelo per le riparazioni visto che è molto portato alla manualità .
Noi compreremo una bella casa a Palermo o a Bari dove trasferirci per consentire un collegamento più proficuo e meglio organizzato con le varie ditte e fabbriche in Italia. Tu cosa ne pensi? “
La risposta immediata è la seguente:
“ottima idea, sono del tutto d’accordo. Anzi ti confesso che mai ho goduto così come sto godendo da quando ti ho sposato ed in particolare da quando sono qui.
Vorrei proprio ribadirlo ai miei parenti !”
La vita giornaliera intanto continua come al solito, mentre purtroppo si stanno avvicinando tempi in cui imporrà la sua verità il famoso proverbio: “l’Uomo propone ma Dio dispone“ .
CAP . XXVII
ULTIMO DRAMMATICO RICHIAMO ALLE ARMI
I
l 24 Maggio 1940 si presenta inaspettatamente un militare recante la triste comunicazione di un ulteriore mio richiamo alle armi.
E’giocoforza firmare in calce l’accettazione con uno stato d’animo facilmente immaginabile ma certamente per nulla consapevole di quanto stia per abbattersi sul mio capo e su tutta la famiglia.
Il richiamo prevede l’obbligo di presentarsi l’indomani mattina alle ore 8,00 presso l’Ospedale Militare di Giren, piccola località a quasi 4 chilometri da Gimma .
Il 25 Maggio puntuale come un orologio mi presento al Capitano comandante la Compagnia di Sanità; questi, dopo le domande di rito mi chiede se ho famiglia o sono scapolo.
Alla mia risposta affermativa egli mi consiglia di recarmi al Distretto per far presente il mio stato civile di coniugato con figlio in modo da ottenere il permesso speciale di pernottamento in casa propria.
Seguo immediatamente tale utile suggerimento e ne ottengo effettivamente l’autorizzazione a rientrare a casa la sera alle 18 fino alle 6 del mattino; soddisfatto almeno per tale agevolazione, passo da casa ad avvertire mia moglie prima di rientare in Ospedale.
Qui, dopo aver prelevato il corredo da Militare di Sanità, vengo assegnato come Infermiere nel reparto di Medicina alle dirette dipendenze del milanese
Dott. Luigi Cattaneo (vedi foto n°60) .
Foto n. 60 Giren: Infermiere all’ospedale
L’attività in Ospedale non mi è nuova, anche se interrompe bruscamente un sistema di vita molto libero e gratificante sotto tutti i punti di vista .
Comunque, anche se a stento, torno a riadattarmi a un regime di vita quasi dimenticato del tutto, offrendo la mia opera indiscriminatamente a tutti quelli che ne hanno bisogno: malati, feriti, bisognosi nel corpo ma spesso anche nell’animo .
Dopo alcuni mesi di questa vita, un giorno viene portato nella corsia dov’io opero un Ufficiale inglese di nome John; questi è mal conciato per le numerose ferite riportate in un combattimento .
Presenta ferite dappertutto, ma in particolare appaiono gravi quelle provocate da un proiettile che gli ha perforato la regione addominale all’altezza dell’inguine: per fortuna però senza provocare danni all’apparato uro-genitale .
Questi viene subito affidato alle mie cure e posto sotto la mia personale responsabilità su tutto ciò che interesserà da questo momento la sua permanenza in Ospedale .
Già fin dal giorno del ricovero, egli viene immediatamente sottoposto a delle radiografie al basso ventre ed all’estrazione di numerose scheggie dal braccio destro.
Questo Tenente è un tipo molto alto di statura - oltre i 2 metri - tanto che abbiamo dovuto aggiungere al materasso ben 4 cuscini per permettergli di stare nel letto; inoltre è simpatico, dal carattere accattivante e scherzoso, e pur parlando l’inglese, si fa comprendere molto bene .
Un giorno viene a trovarci il Principe Duca D’Aosta che, nello stringergli la mano, fa un appunto scherzoso sulla sua altezza, ed egli scherzosamente di rimando gli risponde tramite interprete :
“anche Lei, Altezza, non ci scherza in quanto a statura”.
L’ordine impartitomi di accudire esclusivamente a lui notte e giorno favorisce l’insorgere di rapporti cordiali ; ben presto quindi diventiamo molto amici, parliamo spesso di fatti personali e famigliari, ed ogni mattina viene a Messa a farsi la Comunione assieme a me .
Durante questa permanenza ininterrotta in Ospedale, non sono al corrente di quanto accade nella mia casa,perciò uno di questi giorni, in Febbraio, verso le 13 un amico mi porta la bruttta notizia che mio figlio sta molto male da ben tre giorni .
Con dovizia di particolari questi aggiunge anche che il bambino non riesce né a mangiare né ad aprire gli occhi per la febbre molto alta.
Dinnanzi ad una tale preoccupante notizia, mi dibatto tra il chiedere ai superiori un permesso di andare a casa e l’andarci ugualmente contravvenendo agli ordini impartiti .
Consapevole della gravità della situazione e del sicuro rifiuto da parte del Comandante, mi rivolgo amichevolmente al Tenente inglese chiedendogli il favore di comportarsi da amico, consentendomi di recarmi a casa per un motivo così grave .
Egli, comprendendo le mie ragioni, mi assicura che se ne starà tranquillo a letto senza recarmi alcun problema .
Convinto della promessa del “mio“ degente, inforco la bici e volo letteralmente a casa, dove in effetti trovo Vincenzino in condizioni preoccupanti
Anche se Lilla è incinta di 7 mesi, le suggerisco di affrontare ugualmente i 4 chilometri che ci separano dall’Ospedale a piedi e sotto un sole cocente, dato che non esiste alcuna forma di servizio di trasporto pubblico .
Appena giunti in Ospedale, mentre Lilla col bambino entrano per l’ingresso principale, io corro velocemente in corsìa per vedere cosa ha fatto nel frattempo l’Ufficiale inglese .
Accertatomi che tutto è andato liscio, mi reco al Pronto Soccorso dove nel frattempo il medico di guardia fa la base di ricovero per il bambino presso il reparto donne, al quale chiedo subito di poter momentaneamente essere trasferito .
Il dott. Cattaneo, dopo una veloce visita al bambino, consiglia un clistere di glicerina che lo fa scaricare completamente ; questa semplice operazione elementare è più che sufficiente per far riprendere visibilmente il piccolo .
Non appena il bambino apre gli occhi, ci guarda accennando un bel sorriso che ci rinfranca di tutte le preoccupazioni passate; con questi evidenti segni di ripresa, il dottore suggerisce una bella porzione di latte che egli prende con piacere .
Dopo una settimana di ricovero Vincenzino viene rimandato a casa ed io riottengo così il permesso di passare la notte con i miei .
Il mio trasferimento al reparto donne viene intanto confermato, in quanto nel frattempo l’Ufficiale inglese posto sotto la mia custodia è stato trasferito ad Addis Abeba .
La mia permanenza in questo reparto tuttavia è abbastanza limitata in quanto dopo poco tempo mi viene dato l’ordine di stare a disposizione dei vari reparti che hanno bisogno .
Durante la breve permanenza nel reparto donne, l’unico avvenimento rimasto in memoria è dato dal parto di una donna conclusosi purtroppo con lo sfasamento del cervello di questa poveretta; ciò la portava a fare le cose più strane ed inconcepibili : un giorno scaglia un uovo in faccia alla Suora, un altro fa il bagno con la vestaglia indosso, e tante altre stranezze . Il tutto si conclude alla fine col suo trasferimento ad Addis Abeba .
Anche il mio trasferimento da questo reparto ha una causa particolare: due soldati addetti alle pulizie, di cui un palermitano di nome Lopes , facevano man bassa di posate, lenzuola e quanto serviva loro per vendere il tutto ad un vicino ristorante .
La Superiora, dopo essersi accorta ripetutamente dei furti di biancheria , intuisce che i ladri possano essere questi due militari, per cui li richiama energicamente .
Questi hanno lasfrontatezza di discolparsi accusando me, ma per la stima di cui godo in tutto il reparto, onde evitare complicazioni, la Superiora mi fa trasferire in Medicina .
Successivamente vengo a sapere che, perpetuandosi gli ammanchi senza mai cogliere i colpevoli sul fatto, anche i due suddetti militari vengono trasferiti altrove .
Da questo momento in poi mi si ordina di stare a disposizione di vari reparti, in base alle esigenze che si presentano, per cui da Medicina passo al reparto delle malattie veneree, e da questo infine in Chirurgia .
Durante il servizio prestato in Medicina ricordo con particolare interesse il caso di 5 malati affidatimi perché risultano affetti dalla terribile tenia solis o verme solitario (vedi foto n° 61) .
Foto n. 61 – Giren: I malati coi vermi
Uno di essi, in particolare, un giorno dopo aver divorato una trentina di panini ha ancora una fame da lupo: sono i ben 10 metri di verme insediato nei suoi intestini che non gli permettono di saziarsi .
La cura consiste in un digiuno severissimo di tre giorni, accompagnato da uno speciale sciroppo vermifugo; a conclusione, un clistere consente l’estromissione dell’ospite indesiderato che si presenta come un nastro senza testa né coda .
Pertanto il compito più arduo è quello di individuare a tutti i costi lo scolice del verme, cioè la sua piccolissima testa che è l’origine dell’inarrestabile riproduzione dell’animale .
Tale incombenza viene affidata proprio a me, che, con pazienza certosina, provvedo a tagliuzzare l’animale lasciando solo le estremità; solo dopo attentissima analisi riesco così a trovare questa pressocché invisibile testa, grande quanto la punta di uno spillo .
Durante questo periodo, dunque, mi sembra d’essere diventato un infermiere jolly, visto che la mia attività viene richiesta in reparti diversi .
Continua – 13
Le precedenti puntate sono state pubblicate nei numeri di: 1 - Gennaio-Febbraio, 2- Aprile, 3 - Maggio-Giugno, 4 - Luglio, 5 - Agosto-Settembre, 6 - Nov.-Dic. 2006; 7 - Genn.-Febbr., 8 - Marzo, 9 - Aprile, 10 - Maggio-Giugno, 11 - Luglio-Agosto – 12 Settembre-Ottobre 2007.
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