La festa di Pasqua a Montedoro
Cosa significa per la piccola realtà di Montedoro la festa di Pasqua nel 2008? Fino al 1950 per il periodo quaresimale veniva un predicatore – di solito- un frate francescano che dettava gli esercizi spirituali per le varie organizzazioni dell’azione cattolica maschile e femminile, sia della gioventù come degli adulti che si concludevano col precetto pasquale. Quest’anno gli esercizi spirituali sono stati dettati dal nuovo viceparroco Don Alessandro Rovello per cinque giorni ai quali hanno partecipato degli adulti in maggioranza donne. Prima c’erano i “sabatini”in onore della Madonna che coinvolgevano le varie categorie sociali: burgisi (proprietari terrieri), galantuomini, la maestranza (artigiani), minatori, braccianti, li schietti (gli scapoli)e li parrina. Ogni gruppo si autotassava e faceva dei regali (cibo e vestiti) ai bambini bisognosi, faceva suonare la banda musicale, i tamburi e sparare dei botti. I lamentatori, tutti i Venerdì di Quaresima, cantavano le varie parti delle lamentazioni per le vie del paese e poi nei giorni principali della Settimana Santa. Attorno al 1900 nella processione che andava al calvario cantava il coro femminile le lamentazioni, mentre la sera al ritorno dal calvario fino in chiesa cantava il coro degli uomini. Oggi, sia all’andata che al ritorno cantano i lamentatori adulti, e, da due anni, con un gruppo nutrito di giovanissimi, perpetuano la tradizionale polivocalità che costituisce una nicchia musicale della Sicilia per il suo genere. Luisa Hamilton scrive alla pagina 60 del suo libro Vicende e costumi siciliani del 1910:”non si potrebbe immaginare un canto di dolore più profondo e più toccante”. Alcuni canti sono in latino ed appartengono alla liturgia della Settimana Santa anteriore all’introduzione dell’uso della lingua italiana: Gloria Laus, Pange Lingua, O vos omnes, Popule meus, Vexilla regis, Miserere, Stabat Mater.
Altri canti appartengono alla tradizione siciliana: Giuda, Maria Passa,
Altri testi in italiano con delle modifiche dialettali sono: O Crocifisso, Sede la madre, E’ condannato, Santa madre, Sacre Scale, Voi che versate lacrime.
Il canto ad accordo di gran parte dell’isola(una voce solista e un coro rinforzato all’unisono nelle cadenze finali) a Montedoro presenta una varietà complessa che prevede un’esecuzione a quattro voci. La prima, che inizia il canto determinandone l’altezza, svolge una melodia, spesso ricca di in fioriture melismatiche sulla quale si inseriscono le altre voci (seconda, terza, basso) creando una successione di accordi. Dal 1985 i lamentatori di Montedoro sono stati attenzionati da diversi etnomusicologi (Ignazio Macchiarella, Roberto Leydi, Elsa Gugino, Gigi Garofalo) e hanno partecipato a tante manifestazioni di canto popolare tradizionale in varie città italiane, in Francia, Spagna, Austria e Stati Uniti d’America.
Durante la processione del Venerdì Santo, davanti l’ Urna, fino a parecchi anni addietro, vi erano dei ragazzi che suonavano le raganelle. Nel libro citato della Hamilton è scritto:”circa cinquanta ragazzi, ad un dato segnale, agitavano tutti insieme dei sonagli di legno, quei particolari giocattoli della Settimana Santa dei paesi romano-cattolici del Sud.” Un altro particolare che da qualche anno è caduto in disuso è lo sparo di alcuni colpi di mortaio, qualche volta colpi di fucile, in sostituzione delle campane, all’ inizio della processione del Venerdì Santo.
La domenica di Pasqua la statua di Gesù risorto e quella della Madonna di Pasqua, in piazza, venivano posizionate sotto due archi formati “da fronzuti rami di albero e chiusi da una tenda di cotone rosso”. Dal dopoguerra, invece, davanti alle statue la tenda è sorretta da due canne alle estremità di una lunghezza compatibile.
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