Semi di senape
Beati i poveri in Spirito perché di essi è il regno dei cieli
BEATI….
Il termine beati nel vangelo di Matteo apre il grande discorso della Montagna, lì Gesù detta le regole di vita per ogni cristiano. le beatitudini possiamo definirle la carta d’identità che ogni credente deve vivere e possedere. Nel Vecchio Testamento ricordiamo i 10 comandamenti che Dio diede a Mosè sul Sinai; anche il Sinai è un monte così come è un Monte il luogo dove Gesù predica le beatitudini.
Ma cosa rappresenta il Monte?
Il Monte è il luogo del Silenzio, il luogo dove si incontra il Signore è il luogo appartato dalla vita di paese quindi dalla quotidianità perché Dio non lo si sente nella confusione, nel rumore; ma Dio ci parla sul monte. Nel Vecchio Testamento, allora Dio dà al suo popolo attraverso Mosè le leggi che tutt’ora osserviamo per vivere bene nella moralità sociale, infatti, ci educano ad osservare quelle leggi morali (non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la roba e la donna altrui, onora il padre e la madre e più di tutti quello che è il cuore della legge Ama Dio al di sopra di ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso).
Con la venuta di Gesù questa legge non viene tolta ma completata e con l’azione dello Spirito Santo il Signore annunzia le Beatitudini.
Le beatitudini sono quindi la nuova alleanza, la nuova legge dello Spirito.
Le beatitudini possiamo definirle con una parola felicità.
Le beatitudini che Gesù proclama sono annuncio di felicità perché mostrano il volto di Dio; Dio infatti è il povero in spirito, è il mite, il misericordioso, è l’operatore di pace, quindi attraverso le beatitudini vediamo il vero ritratto di Gesù.
Ma chi vede Me vede il Padre ha detto Gesù a Filippo, allora vedere il volto di Gesù è vedere il volto del Padre quindi questa certezza deve portare gioia nella nostra vita perché con noi cammina Gesù, quel Gesù che cambiò l’acqua in vino nelle nozze di Cana(Gv.2,1-12) , quel Gesù che cambia le situazioni della nostra vita se noi vogliamo e ci crediamo infatti nella Parola spesso troviamo sia fatta secondo la tua fede.
Nel Salmo 1 leggiamo: “Beato è l’uomo che non segue il consiglio degli empi non indugia nella via dei peccatori che non siede in compagnia degli stolti ma si compiace della legge del Signore la sua legge medita giorno e notte”.
Beato l’uomo! ma quale uomo, colui che ha accettato di dialogare con Dio.
L’uomo non è beato perché possiede qualcosa ma perché è uomo cioè immagine e somiglianza di Dio, quando l’uomo avrà compreso che la vera gioia non sta nell’avere ma nell’essere e vive della pienezza di questa essenza di Dio respirando il suo respiro e attinge grazia e forza per vivere la quotidianità, allora sarà intessuto di questa gioia e questa gioia lo aiuterà a scoprire i valori della vita, a gustare la luce che piano piano risplenderà nella sua vita e sarà “come albero piantato lungo corsi d’acqua che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai, riusciranno tutte le sue opere”.
Dopo aver scoperto che siamo Beati perché è Dio che ci fa tali possiamo iniziare questo cammino sul Monte. La prima beatitudine è: ”Beati i poveri in Spirito perché di essi è il Regno dei cieli”.
Nella Bibbia il termine “POVERO” non ha lo stesso significato che diamo noi ma significa “UMILE”;
Ma chi è l’Umile quindi il Povero?
È colui che ha la consapevolezza di aver bisogno di Dio, l’uomo dipende da Dio, egli è creato da Dio che l’ha posto al vertice della creazione per possedere la terra, quindi tutto ciò che contiene la terra è nostro, noi suoi figli ne siamo i padroni ma spesso questa padronanza ci uccide perché spadroneggiamo e al posto di costruire demoliamo dentro le nostre vite e dentro quella degli altri. Questo significa che dobbiamo sempre vigilare e non lasciarci condizionare dalle cose, ma usarle secondo il progetto di Dio che è l’unico che può riempire la nostra vita.
Povertà di Spirito è non affidare la propria felicità alle cose, al dominio, alle persone, ai successi del mondo ma sapersi affidare a Dio, abbandonarsi a Lui senza quelle preoccupazioni che il mondo ci dà incatenando così il nostro cuore e il nostro spirito alle sue seduzioni.
Nel bellissimo passo di Matteo 6,25-34 leggiamo: “Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate forse voi più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Come il Girasole che per crescere e maturare ruota sempre il suo volto verso la luce del sole così noi per diventare poveri, umili e vivere l’amicizia di Dio dobbiamo imparare a volgere lo sguardo alla luce vera che è Cristo; cerchiamo prima allora il suo Regno e la sua giustizia e poi tutto ci sarà dato in aggiunta, quindi non preoccupiamoci di cosa mangeremo, di cosa berremo, di cosa indosseremo perché il Signore che si prende cura dei gigli dei campi si prenderà cura ancor più di noi che siamo i suoi figli.
Maria Grazia Diprima e Bettina Schillaci
Verso il mondo delle Beatitudini, 2008
Ritorna alla Home Page