Rassegna di canti religiosi alla 7° edizione - I Fratelli Mancuso e il Canto dell’Anima
di Mario Tona
L’isola timida dei fratelli Mancuso
del sac. Salvatore Falzone


Rassegna di canti religiosi alla 7° edizione
I Fratelli Mancuso e il Canto dell’Anima

E’ giunto alla settima edizione il Canto dell’Anima, la rassegna di canti religiosi che si tiene a Caltanissetta durante la settimana santa, organizzata da Musicarte con la partecipazione della provincia e del comune di Caltanissetta.
Il coordinamento è affidato ad Alessandra Ristuccia, ma il programma artistico è curato dai fratelli Mancuso, originari di Sutera ed attualmente residenti in Umbria a Città della Pieve.
Enzo e Lorenzo hanno fatto della rassegna il luogo dove i gruppi di cantori devozionali, i lamentatori del venerdì santo, le confraternite di Sicilia, incontrano altre esperienze musicali religiose, nazionali ed internazionali. Quest’anno ai loro canti ed a quelli dei lamentatori di Montedoro, Marianopoli e Piazza Armerina si sono uniti quelli della cantante di Siviglia Esperanza Fernandez, una delle voci più rappresentative del canto flamenco, in un inedito confronto tra due regioni che hanno in comune, oltre alla storia, importanti manifestazioni di pietà popolare.
L’evento, inaugurato il 4 aprile scorso nella cripta della cattedrale con la presentazione del libro di Antonino Pennisi “L’Isola Timida”, è proseguito il 6 aprile al teatro Margherita con il concerto Passione di cui abbiamo dato notizia. Il giorno dopo i fratelli Mancuso ed i lamentatori di Marianopoli hanno eseguito i loro canti a Gela, presso la chiesa del SS. Salvatore del Rosario.
Enzo e Lorenzo hanno raggiunto una maturità artistica di assoluto rilievo come autori, ed interpreti, in campo musicale e poetico (vedi Ali di Carta), ed anche cinematografico.

Mario Tona

L’isola timida dei fratelli Mancuso

L’isola timida. Forme di vita nella Sicilia che cambia (1970/2005) è un libro fotografico che porta immagini scattate da Antonino e Paola Pennisi e un DVD allegato con musiche e canzoni dei due musicisti originari di Sutera, Enzo e Lorenzo Mancuso. La presentazione del libro, edito da Squilibri di Roma, è già avvenuta nella capitale; sabato 4 aprile 2009, nell’ambito della manifestazione nissena Il canto dell’anima, il libro è stato presentato nella cripta della cattedrale di Caltanissetta e per l’occasione sono intervenuti gli autori. Il libro fotografico, di pregevole fattura editoriale, è un album che si apre e scorre tra le mani, mostrando volti e particolari di tanta gente della Sicilia; e quindi di Sutera. Nel DVD si ha una galleria di fotografie composte in un montaggio scandito dalle canzoni dei fratelli Mancuso; le loro canzoni sono di una speciale vibrazione interiore; a volte più ritmiche e incalzanti, come i canti di nozze, a volte più melodiche e struggenti, come i canti della Settimana santa. Gli artisti Mancuso, che attualmente vivono in Italia a Città della Pieve, sono stati pure dei migranti; in Inghilterra hanno lavorato per 10 anni; essi conoscono perciò il senso del ricordo struggente, della nostalgia che vibra fin nei precordi, della memoria di popolo che si costruisce fibra dopo fibra, nella carne e nella voce.
In copertina si trova un’immagine della “tavolata di san Giuseppe”: l’istantanea è scattata tenendo, in primo piano, ma di spalle, i personaggi della sacra famiglia, seduti a ridosso di una tavola sopra un palchetto, mentre intorno e in basso la piazzetta è gremita di suteresi e nello sfondo si staglia tra nebbie soffuse il paesaggio di un verde marino in cui spiccano le rupi di san Marco.
Risalta, dice Lucia Collerone introducendo la presentazione del libro, l’essere umano; uomini e donne sono messi a fuoco, mentre il paesaggio è più distante; i tratti di tante persone risaltano nelle immagini in bianco e nero. La poetica del fotografo Ninni Pennisi (docente all’Università di Messina di “teoria e tecniche della fotografia”), consiste nel cogliere, attraverso l’occhio dell’obiettivo l’emozione che s’innesta nel momento in cui l’occhio guarda la realtà; o ancora meglio, si presume di avere una fotografia informativa della realtà, ma si ottiene pure una finestra da cui il mondo si esprime e “ci guarda” per comunicare al fotografo; allora sì, la fotografia, destinata al lettore/osservatore, è in un certo senso sopra il fotografo.
Si può dire, come avverte Enzo Mancuso, che c’è uno scambio di sguardi tra l’occhio del fotografo inserito in un ambiente e l’occhio dell’oggetto che si contempla e si anima con forza interna. Con una frase incisiva dice la pedagogista Collerone, «l’occhio si emoziona» in rapporto al racconto audio-visivo delle feste, dei migranti, dei carusi etc. Il colore viene pure usato, ma in modo limitato; piuttosto per connotare in modo soggettivo la visione di dettagli e forme della vita. La forma della vita è, secondo un concetto di Wittgenstein, ricordato dal prof. Pennisi, l’interazione che gli uomini costruiscono con l’ambiente in cui vivono. Uno scatto fotografico coglie una forma di vita; e questo è peculiare ed esclusivo del linguaggio fotografico. La Sicilia è timida nel senso che i siciliani sono pure colti nell’intimità dell’essere; un’intimità che appare dalle fotografie, in special modo dai primissimi piani di uomini e donne della Sicilia.
L’isola timida è un prodotto multimediale: canto e musica, immagine e poesia dialettale, musica e fotografia si richiamano l’un l’altro e ottengono una fusione di qualità.
«Se uno ha l’anima allora esce fuori con la musica dei fratelli Mancuso» sintetizza Pennisi; è un invito per noi a considerare l’elevazione dell’anima a Dio anche per coloro che non credono di avere l’anima che è poi il dono intimo di Dio per ogni uomo e donna he talora esprime in modo timido o per pudore e interesse cela. È un invito che rivolgiamo per veder le immagini del libro emergenti con ruvidezza masaccesca e con sodezza di forme, e considerare come il visibile intimo s’innesta all’invisibile Risorto, icona dello splendore e della vita eterna.

Salvatore Falzone sac.


Ritorna alla Home Page