La festa di Sant’Onofrio
Il fascino di un’antica tradizione


La festa di Sant’Onofrio è l’appuntamento più prestigioso dell’anno perché con la sua forte capacità aggregante sul piano comunitario è un momento privilegiato per il ritorno degli emigrati che, rimasti legati alle proprie radici, ricompongono l’unità della famiglia compromessa dall’emigrazione. Essi fanno vivere un’effimera sensazione di risveglio alla città che, fatta bella e vivace in edizione estiva, sfoggia la sua immagine migliore. La storia e la leggenda hanno ingrandito la figura di Sant’Onofrio il cui culto collegato con le tradizioni religiose di tipo orientale ebbe un risveglio con l’arrivo in città delle reliquie grazie a Giovanni III° Chiaramonte, signore feudale di Sutera. Egli le custodì fino a quando fu costruito sulla vetta del monte, precisamente su un’area bizantina militarmente fortificata, il santuario tra il 1366 e il 1374. Da questo momento la città cominciò a riservargli un’attenzione intensa e particolare perché il santo dispensava i benefici della sua presenza che nella fantasia popolare assunsero un grande rilievo e gli crearono la fama di taumaturgo per molte malattie e di potente intercessione presso Dio per la gestazione.
Il Comune di Sutera, interprete della profonda devozione per il santo divenuto patrono, commissionò un’urna d’argento a Francesco Rivelo, artista palermitano, il quale la ornò di quattro figure angeliche, di rilievi che narrano la vita del santo e dello stemma della città.
L’opera, sfarzoso prodotto dell’arte barocca, unicum nella storia dell’oreficeria siciliana, nella propria solennità rende perfettamente l’atmosfera mistica della celebrazione religiosa. Con la traslazione delle reliquie nell’urna il 4 luglio 1649, la gente di Sutera volle festeggiare l’avvenimento la prima domenica di agosto, stabilendo di celebrare ogni anno per quella data i solenni festeggiamenti. Poiché soltanto l’urna non era più rispondente ai desideri dei fedeli, nel 1979 fu ordinato il simulacro ligneo allo scultore Giuseppe Stuflesser da Ortisei (BZ). L’artista seguì l’iconografia tradizionale di quadri peculiari di certa produzione dell’arte siciliana nei primi decenni del ‘500, che raffigura Sant’Onofrio con le mani giunte, con la sguardo rivolto verso l’alto in atto di pregare, con la barba fluente e con una lunga capigliatura. La vigilia della festa (a cura dell’Amministrazione Comunale) hanno inizio le celebrazioni in onore di Sant’Onofrio con il consueto pellegrinaggio dei fedeli sulla vetta del monte. All’imbrunire sfilano dal santuario l’urna e il simulacro lungo la strada percorribile solo a piedi, che costeggia la rocca fino alla chiesa di Sant’Agata, dove hanno luogo i Vespri in onore del Santo. Molto suggestiva è la fiaccolata che illumina il corteo processionale e che crea un gioco scintillante di luci e di colori molto belli a vedersi da parte di chi assiste alla falde dell’ardito torrione roccioso, presenza fiera e ieratica, materna e protettiva, che con la sua mole segna il tempo a Sutera. I fedeli riempiono le strade dell’antico centro storico, la piazza Sant’Agata capace di dilatazioni straordinarie, occupano scalinate, aspettano alla finestra o sui balconi perché nessuno vuole rinunciare a quell’incontro. La domenica, a mezzogiorno (dopo la messa), si svolge una piccola processione, durante la quale nei momenti di sosta i bambini vengono sollevati in alto e baciano l’urna per impetrare la benedizione del santo. Nel pomeriggio dello stesso giorno si svolge la processione di ritorno al santuario. La festa con i suoi aspetti particolari trova molta rispondenza nell’animo dei suteresi ai quali Sant’Onofrio è particolarmente caro per inconsce simpatie, per reminiscenze familiari e per legami affettivi. Finita la festa, per tutti c’è un pensiero: tornare l’anno prossimo a Sutera per Sant’Onofrio, simbolo trascinatore, potere segreto. Una consegna di speranza per uomini che smembrati dalla propria terra conservano nella mente l’immagine della statua e dell’urna come “il significante” di un’identità da conservare, convinti che si tratta di un momento autentico, di un elemento essenziale della cultura dei piccoli centri che vantano un glorioso passato. Essere a Sutera per Sant’Onofrio rappresenta per gli emigrati un rito, un ritorno alle origini, al proprio mondo interiore, al grembo materno, e le colline di Sutera simbolicamente madri sembrano creature sacrali atte al sacrificio dell’attesa. Il forte sentimento nei riguardi del santo, rimasto inalterato nel tempo, rappresenta l’identità e il senso di appartenenza alla cultura e alla storia di Sutera.

Lucio Bartolotta


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