A Sutera la mostra Hotel des Etrangers

Patrocinata e finanziata dal Comune, dal 31 marzo al 25 aprile molti visitatori hanno potuto apprezzare la mostra Hotel des Etrangers presso il convento del Carmine dove otto artisti stranieri residenti in Sicilia hanno esposto le loro creazioni sul tema degli immigrati che arrivano fortunosamente, via mare, sulle coste dell'Isola. La Sicilia come un hotel che accoglie a braccia aperte, secondo una lunga tradizione di ospitalità, quelli che arrivano per scoprirne le bellezze, ma anche sempre più spesso quanti si imbarcano su tinozze appena galleggianti affidandosi alla sorte, che sperano più benigna della guerra o della fame da cui fuggono. Solo che invece di un hotel di lusso scoprono il volto duro dei Centri di accoglienza.
La mostra ha avuto anche il patrocinio del Museum, l'osservatorio di arte contemporanea in Sicilia, e di Nuvole Incontri D'Arte, la galleria che ospita le opere di due artisti presenti alla mostra. E' stato prodotto un catalogo con testi di Giusi Diana, curatrice dell'evento, e del sindaco Difrancesco, mentre la parte grafica è stata curata da Juan esperanza, Fatima Consiglio e Stefano Caruano.
E' stata pubblicizzata per tutto il mese di apertura dal Giornale dell'Arte, accanto ad altre allestite nelle più importanti città italiane e mondiali (http://www.ilgiornaledellarte.com/vederenelmondo) . E recensioni sono uscite su Repubblica, 109, La Sicilia ed il Giornale di Sicilia, oltre che sul portale di informazione del centro studi emigrazione di Roma.
Le opere non sono rassicuranti, non approdano a stati d'animo di serenità o appagamento; pongono domande e spingono a riflessioni sul fenomeno immigrazione e sulle caratteristiche formali delle opere di artisti che usano mezzi e materiali diversi e, spesso, molto comuni.
E come potrebbe rassicurare la tela di Anne Clémence De Grolle che ha ingrandito la foto di un clandestino morto adagiato sulla spiaggia? Come se dormisse. E tuttavia l'arte ha messo davanti alla coscienza quello che i mezzi di informazione rimuovono dagli occhi.
Una delle rappresentazioni più dirompenti proposta da Philippe Berson è quella del Minotauro, il mostro omicida di Creta finito a sua volta vittima come i tanti che, imbarcati sui natanti alla volta dell'Europa, finiscono spesso in fondo al mare: li accomuna la tragedia e pertanto i loro resti sono vicini ed uniti da una aureola di sacrificio e di martirio. Juan Esperanza ne ha rappresentato il dramma con maschere di terracotta finite in fondo alla sabbia del mare o ammucchiando delle teste in miniatura in una tinozza di alluminio che spera di traversare incolume le onde del mare.
Tra tutte spiccano le terracotte di Martin Emschermann che ha voluto infondere nei personaggi raffiguranti la gente del quartiere Capo di Palermo la gioia di vivere, sempre e comunque, anche con le tasche vuote.
Presente alla mostra anche Yvonne Kohler, che ha abitato per parecchi anni a Sutera. Una sua opera del 1977 riporta a lettere ricamate, bianco su bianco, una invocazione appena sussurrata: Dear God be good to me. The sea is so wide and my boat is so small. Caro Dio, sii buono con me. Il mare è così grande e la mia barca tanto piccola.
Una mostra viva, interattiva.
Mario Tona



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