Alcune poesie di Maria Salamone
Liberamente...
Libera... spezzando ogni catena,
vorrei sentirmi libera:
Libera come un sogno, come un’aquila reale,
come il pensiero: inviolabile e universale!
Inebriarmi... seppur oltraggiosamente,
vorrei inebriarmi:
Inebriarmi di vita, d’amore,
d’ogni battito del cuore...
B
ella... da far impazzire dei e diavoli,
vorrei essere bella:
Bella nel cuore, nell’animo, nelle più piccole scintille
del profondo delle mie pupille!
Ribelle... ascoltando la sola voce del cuore,
vorrei essere ribelle:
Ribelle in questa giungla di belve e di belligeranti,
ove solo i lupi vanno avanti, solo i lupi sono i regnanti!
Meravigliarmi... di tutto e di niente,
vorrei meravigliarmi:
Meravigliarmi all’alba, mentre sorge dal seno del mattino,
e ancor al tramonto, allor che si aureola di mistico e di rubino.
Messaggera... portatrice di buone notizie,
vorrei farmi messaggera:
Messaggera di un mondo di pace,
ove solo l’amore trionfa, ove ogni arma tace...
Commuovermi... nei miei risi, nei miei pianti,
sempre, vorrei commuovermi:
Commuovermi per un bimbo, che corre ridendo...
per uno stormo di rondini, che volando danza col vento!
Naturale... al di là delle mode, al di là del tempo,
vorrei rimanere naturale:
Naturale come acqua di sorgente,
che scorre limpida, fresca, zampillante...
Tenace... senza arrendermi mai, più che mai,
vorrei essere tenace:
Tenace nelle mie sfide, nelle mie lotte, che quotidianamente
affrontar dovrò, perché io viva... liberamente...
La via di casa mia
Quante volte
sulle ali della fantasia,
ritorno piccolina in quella via
ove un tempo c’era casa mia!
Una di quelle vie poverette,
ma con gente fiera,
gente sincera,
che in coro cantava canzonette!
Si poteva udir nella sera
una voce di mamma,
sussurrar pian piano
una preghiera.
Sul viso d’ogni bambino,
che giocava a nascondino,
c’era ancora quell’innocenza
che riluce negli occhi dell’infanzia.
Fragranze e fiori
dai variopinti colori...
diffondevano per quella via,
un’aria di festa, una nota d’allegria...
E poi... più niente:
né alberi, né giardini...
ove correre, giocare
ove sognare quei bambini!
Eppure, bastava allora:
una mamma e il suo amore,
un bambino e il suo candore,
un solo fiore e il suo colore...
Perché regnasse
nella più povera via,
la gioia più grande,
la più bella che ci sia!
La tartarughetta
Lenta, lenta... in una vaschetta,
s’aggirava una tartarughetta...
quando un dì, dopo il solito pisolino
vide arrivare un bel pesciolino...
che con scherno e con malizia
cosi’ si burlo’ della sua pigrizia:
Guarda come son bello,
quanto sono snello,
leggero e delicato...”
si pavoneggiava altero e a perdifiato:
“Prima ancora che tu accenni un movimento,
io, poltrona, rapido come il vento,
in un secondo,
ho già fatto il giro del mondo!
Schizzando e saltellando sempre più in fretta,
non si accorse quando, la nostra amichetta,
velocemente, fece di quel vanesio pretenzioso,
un bocconcino squisito... delizioso!
E mentre una bimba piange il suo pesciolino,
Soddisfatta, la tartarughetta, rifà il suo pisolino.
Il tempo
Fra un giorno, un anno, mille primavere...
anche al di là del tempo,
dei giorni lieti e delle notti nere:
avrò mai il tempo, il tempo di vivere,
di vivere pienamente... mordendo nella vita
qual frutto acerbo, quale mela proibita?...
Di vivere senza rancori né rimpianti,
senza mai rinnegare il passato
per crescere nel presente:
di vivere... sì! Sfidando il tempo!
Avrò tutto il tempo, per comprendere,
apprendere, per non lasciarmi sorprendere
dal tempo che passa, che vola via...
lasciando impresse nel mio fragile cuore
impronte profonde, indelebili...
di un bimbo che nasce, di un bimbo che muore...
Avrò dato il tempo...
il tempo di andare al di là dei miei sogni,
il tempo di lottare quale nave fra gli scogli,
il tempo d’amare... amare da morire!
Il tempo di vibrare, con tutto l’animo febbrile!
E qualora, improvvisa, la morte mi sorprendesse,
avrò ancora il tempo, per un ultimo rimpianto,
un ultimo pianto, un ultimo sospiro, un’ultima sfida:
per un’ultima riga?
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