Personaggi
Puma Calogero, emigrato
Puma Calogero, figlio di Salvatore e di Salvatrice, è nato a Montedoro il 29.04.1926 appartiene ad una delle tante famiglie numerose del passato, suoi fratelli sono: Rosa, Pietro, Gesua, Faustino, Angelina, Francesco, Filomena. Ha frequentato la scuola elementare, nell’edificio del Ricovero, con gli insegnanti Paolo Piccillo, Luigi Guarino e Serafina Valenti. Allora la miseria era molto diffusa e ricorda che il sacerdote Salvatore Piccillo disse a sua mamma: ”Certo è difficile allevare otto figli, se vuoi la più grande delle femminucce può andare dalle suore a Roma”. E così mia mamma accettò e mia sorella Rosa, entrò nell’Ordine delle sorelle di Santa Caterina di Siena ed oggi a 87 anni, si trova a Livorno. Nel 1936 il padre di Calogero va a lavorare in Africa per un anno e la mamma ha dovuto badare a sette figli, ma con grandi sacrifici non ha fatto mancare nulla. Arriva la seconda guerra mondiale e la miseria si fa più dura e il fratello maggiore Pietro va sotto le armi per due anni senza aver potuto dare notizie alla famiglia. Poi, rientra a casa dopo avere percorso l’Italia da Milano a Montedoro, a piedi, trovando dei passaggi, lavorando in qualche fattoria per qualche giorno per procurarsi da mangiare. Appena arrivato in paese, tutto strappato e macilento, una signorina a nome dell’autorità locale, a casa, gli ha consegnato un mazzo di fiori. Lui, per i sacrifici e la fame patita, disse con molta tristezza:”Adesso.. mangerò i fiori !”. Eravamo nel 1946 e dopo qualche giorno Pietro partì, come emigrato, per la Francia insieme a Giuseppe Campanella e Giuseppe Giudici, dove inizialmente lavorò in miniera e poi per tanti anni in fabbrica. Calogero nel 1948 è partito per il servizio militare e fece tutta la ferma a Roma, nella sanità, presso l’ospedale militare del Celio. Mentre era in caserma viene chiamato all’entrata e con grande sorpresa si è incontrato col padre Salvatore, col fratello Faustino e le sorelle Angelina e Gesua che erano andati, di passaggio, a salutarlo perché emigravano in Francia. A Montedoro era rimasta la mamma con due bambini di dieci e otto anni: Francesco e Filomena che rimasero in attesa che Calogero si congedasse dal servizio militare. Nel 1948 il fratello maggiore Pietro è venuto a Montedoro per condurre in Francia, così gli ultimi 4 componenti della famiglia. Da Serradifalco, col treno, in due giorni hanno raggiunto Ventimiglia, dove, a piedi, hanno raggiunto la montagna accompagnati dallo zio Rosario Galante(poi emigrato in America) che abitava lì e faceva il boscaiolo, e così sono arrivati a Mentone. Di nuovo hanno preso il treno e hanno proseguito per Saint Etienne. Quattro fratelli sono andati a lavorare in una fabbrica di biciclette, il padre nella muratura e un altro fratello in fabbrica. “Quando alla fine del mese abbiamo portato sei buste paga le abbiamo messe sul tavolo ho visto mia mamma ridere per la prima volta”.
Nel 1951 Calogero ritorna in ferie, per la prima volta, a Montedoro e i parenti gli fanno conoscere Raffaela Milazzo e dopo qualche mese la sposa e la conduce con sé in Francia. Dal matrimonio nascono tre figli: Salvatrice, Salvatore sposato e con due figli:Melissa e Damiano, e Giuseppe sposato e con una figlia Desirèe. Calogero fa un secondo lavoro con l’impresa piemontese Carlo Erba come impiantista in tante località francesi e il guadagno gli consente di andare in ferie e visitare tante località dei vari paesi europei e degli Stati Uniti d’America.
Il 3 maggio del 2004 Calogero e Raffaela sono andati in gita a Piacenza a visitare il santuario della Madonna delle Rose. Al ritorno la moglie ha un male alla gamba, viene ricoverata all’ospedale e le scoprono di avere il brutto male al pancreas e il 15 settembre si è spenta come una candela. Da quel giorno non ho più pace: sono in Francia e voglio venire a Montedoro, sono in paese e voglio ritornare in Francia. Allora io resterò in Francia dove riposa mia moglie, con la quale ci siamo voluti bene per 53 anni, così posso andare a trovare la sua tomba al cimitero. Che Dio faccia quello che gli pare giusto di fare. Dice Calogero con le lacrime agli occhi.
Lillo Paruzzo
Ritorna alla Home Page