Semi di senape
Un germoglio santo
Il cimitero è il luogo tipico dove si manifesta il culto dei morti; cimitero, nella lingua originale, significa dormitorio. Là dove sono sepolti i nostri cari si trova un luogo di riposo; è un modo di dire che essi «dormono il sonno della pace».
Il cimitero è di certo un luogo sacro, per tutti, anche per i non credenti. È un campo sacro, anzi meglio un campo santo. Un tempo, specie nei villaggi, il cimitero era costruito nei pressi, se non accanto, alle chiese; questo significava il legame tra i vivi e i defunti uniti nel mistero della vita di Cristo. Non possiamo presumere che tutti coloro che vi sono sepolti si siano salvati, ma che Dio sostenga la promessa della vita eterna e della resurrezione dei morti.
Nel linguaggio dei vangeli si trova che il seme sepolto sotto terra, rispunta di vita nuova moltiplicato; è un chiaro riferimento a Cristo Gesù. Tra i documenti della Chiesa coreana si trova una esortazione di Andrea Kim, sacerdote e martire; l’esortazione riprende la parabola dell’agricoltore paziente. «Similmente ha fatto il Signore con noi: la terra è il suo campo, noi uomini i germogli, la grazia il concime. Mediante la sua incarnazione e redenzione egli ci ha irrigato con il suo sangue, perché potessimo crescere e giungere a maturazione».
Nel libro dell’Apocalisse il Signore si rivela con un particolare titolo. «Io sono il germoglio e la stirpe di Davide» (Ap 5,5 e 22,16b); questa rivelazione conferma le profezie di Isaia (11,1) e di Zaccaria (3,8 e 6,12). Nella quarta visione del libro di Zaccaria il Messia era annunciato come «il Germoglio».
La profezia di essere come il germoglio che spunta dal tronco di Iesse e come un virgulto che si eleva dalle sue radici ci porta a riflettere sul significato cristologico di «Germoglio santo».
È da dubitare che Germoglio sia un titolo messianico; ma solo un modo figurato di annunciare che il Messia sorge dalla stirpe familiare di Davide. Su questo poi ci porta meglio a riflettere il tempo del Natale.
Ancora: in Apocalisse 22,16 nella lingua greca il Messia è chiamato rhiza, che significa «radice». Nel suo commento all’Apocalisse Pierre Prigent consiglia di tradurre «germoglio, pollone che spunta dalla radice».
Insomma, una radice viva e feconda, dà un pollone che si sviluppa e accestisce fino a nuova gemmazione; nei germogli si riconosce che la vita delle piante si rinnova. Nella Bibbia è segno di tempo prospero e felice condurre l’amico sotto la vite o sotto il fico; è segno di pace trovarsi all’ombra di un albero da frutto; è segno di beatitudine raccogliere il frutto di immortalità dall’albero della vita. E Cristo è l’albero della vita che promette risurrezione a quanti si uniscono al suo mistero.
Don Salvatore Falzone
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