L’arcivescovo mons. Cataldo Naro, l’opinione pubblica ecclesiale e i periodici locali: La Voce di Campofranco di Salvatore Falzone
Il testo che pubblichiamo è un estratto della Conferenza tenuta a Caltanissetta dal sac. Don Salvatore Falzone per il Seminario di studio «Le tre tende della memoria “Saperi dell’uomo e saperi della fede”» - venerdì 3 dicembre 2010, Auditorium del Museo Diocesano


L’indagine qui svolta è limitata ad un periodo cronologico (1974-2002), dall’ordinazione presbiterale a quella episcopale; e ad un ambito geografico, cioè la diocesi di Caltanissetta. Dell’intera attività di Cataldo Naro mi sembra di portare alla luce un aspetto finora non studiato da altri.

1. Un antefatto di natura politica
L’antefatto è costituito dal convegno Evangelizzazione e promozione umana celebrato nella diocesi di Caltanissetta nel 1976; un convegno che caratterizzò l’indirizzo pastorale e sociale della Chiesa nissena per gli anni 1974-86. L’orientamento dei cosiddetti «cattolici progressisti» era stato prevalente, se non esclusivo, nella direzione della diocesi ed il vescovo mons. Alfredo M. Garsia l’aveva sostenuto. A simile orientamento che ebbe uno sbocco più civile e politico, che teologico e apostolico, Cataldo Naro anteponeva un orientamento di evangelizzazione missionaria, e, avendo colto gli effetti della crescente secolarizzazione, proponeva per la Chiesa locale un rinnovamento delle forme di apostolato.
Egli toccava una questione decisiva dell’impegno ecclesiale: ora con argomentazioni forti e in prospettiva storica, ora con toni perentori, non senza sfumature e attenuazioni retoriche. In ogni caso, favorendo la libera discussione, anzi meglio quel genere di discussione pubblica nella Chiesa che porta a riflettere anzitutto sulla Chiesa e sulla sua missione, acquista poi un valore sociale e apostolico, tanto più quando si rivolge alla società civile e si pone di fronte e in rapporto alle istituzioni pubbliche.

2. La stagione di «Argomenti» (1986-1990)
È stato Cataldo Naro, nel momento in cui offriva uno spazio di pubblica discussione, mediante la rivista «Argomenti», anche ad esponenti del cattolicesimo «progressista», a determinare la genesi dell’opinione pubblica nella Chiesa nissena. Con l’uscita del primo numero di «Argomenti» (primi mesi del 1986) si potrebbe dire che si avvertivano i primi vagiti di un’opinione pubblica ecclesiale; tutti gli editoriali dei venti numeri monografici di «Argomenti» costituiscono oggi in tal senso una fonte documentaria. La rivista «Argomenti» suscitò un dibattito non istituzionale, problematico ed originale, per certi versi alternativo, come quello che di lì a poco Naro intraprendeva dalle pagine de «La Voce di Campouipure la proposta fatta da parte di mons. Garsia, di un primo sinodo diocesano, come momento adeguato per la formazione dell’opinione pubblica ecclesiale.

3. L’impegno per il sinodo
Con l’avvio del primo sinodo diocesano (1989-1995), impostato in modo da avere una rappresentanza ampia e qualificata, sia del clero sia del laicato, si può dire che la Chiesa di Caltanissetta si sia trovata ad elaborare e sviluppare un dibattito pubblico intraecclesiale; a questo dibattito hanno contribuito le ricerche sociologiche promosse dal Centro Studi Cammarata e le ricerche di carattere teologico dell’Istituto «G. Guttadauro». Nella fattispecie don Cataldo Naro e don Antonio Giliberto proposero una riflessione ben fondata, in grado di affrontare alcune questioni pastorali emergenti: il senso dell’appartenenza ecclesiale, il compito prioritario dell’evangelizzazione, la riforma delle parrocchie.
Il sinodo, per così dire, è stata la causa occasionale che ha sviluppato in diocesi una pubblica opinione, seppure orientata in senso istituzionale, capace in ogni caso di non escludere gli aspetti sociali, etici e civili, come ad es. la questione della resistenza alla mafia.
Dalla metà degli anni ottanta era venuto su un fiorire di vari movimenti e aggregazioni ecclesiali; attraverso le Settimane pastorali diocesane era maturato il bisogno di rinnovamento intraecclesiale secondo la direzione auspicata dal vescovo Garsia; e il Sinodo si concluse proprio nel giugno del 1995.
Questo sviluppo, culturalmente fondato, spiega lo slancio per incidere anche nell’opinione pubblica e per sollecitare nel cattolicesimo italiano un’azione efficace anche attraverso i media: «… il cattolicesimo italiano - osservava Naro - risulta estremamente povero e, direi, quasi strutturalmente incapace di esprimersi. E inoltre, a giudizio di tanti osservatori, non riesce a influenzare l’opinione pubblica, non riesce ad avere un qualche peso negli stili di vita dominanti, non sa far passare la visione cristiana della vita, a trasmettere il fermento evangelico nella cultura diffusa di oggi». È un giudizio tratto da una relazione tenuta da Naro a Caltanissetta; il titolo è emblematico: Progetto culturale e missionari età.
Il sinodo fu l’occasione propizia per dare voce alle diverse realtà della diocesi nissena, per incitare ad una partecipazione da parte di parrocchie, aggregazioni e associazioni cattoliche, istituti religiosi e secolari, al fine di suscitare un qualificato ed ampio dibattito sulle tematiche ecclesiali e pastorali. «Questo può avvenire concretamente - sosteneva Naro, appena aperto il sinodo - attraverso la formazione di una ‘opinione pubblica’ ecclesiale che contribuisca a porre e a chiarificare le questioni sul tappeto, e quindi a formare le decisioni che i ‘sinodali’ infine stabiliranno e il vescovo, esercitando il potere derivantegli dal suo ufficio, confermerà e definirà».
In un certo senso Naro considerava già la pluralità di prospettive teologiche e pastorali che si venivano a confrontare nelle sessioni del sinodo; se non rilevanti prospettive di pensiero, erano almeno idee, convinzioni e opinioni che si dibattevano apertamente.
Da segretario del sinodo Naro svolse pure i compiti di addetto stampa e avvertì l’esigenza di intraprendere pubbliche relazioni; diffuse opuscoli a stampa e favorì la pubblicazione degli inserti per il sinodo, apparsi su «La Voce di Campofranco». A parte questa attività editoriale non ci furono altre rilevanti iniziative di comunicazione, se non occasionali articoli su quotidiani locali e periodici nazionali.
Nel periodo successivo alle dimissioni di Naro, continuò una certa attività dell’ufficio stampa. Rimane da constatare che gli inserti sul sinodo apparsi sul «La Voce di Campofranco» si pubblicarono fino alla visita apostolica di Giovanni Paolo II a Caltanissetta (9-10 maggio 1993), mentre il sinodo si concluse ai primi di giugno 1995. Su tali inserti, tranne per il periodo da marzo a dicembre 1990, sono stati pubblicati in modo pressoché continuativo parecchi interventi di Naro relativi al sinodo. Dall’esame della raccolta documentaria risulta piuttosto ridotto lo spazio dedicato dal «Monitore diocesano» ad interventi di Naro sul sinodo; il periodico curiale in 24 inserti dedicati al sinodo ha pubblicato solo 6 testi di Naro, compresi nel primo periodo (marzo 1989 - giugno 1990); mentre sui 38 inserti de «La Voce di Campofranco» dedicati al sinodo sono apparsi 33 testi, di vario taglio giornalistico, a firma di Naro; per non dire degli Editoriali de «La Voce di Campofranco»: alquanti di essi riportano idee, stile e sensibilità storica di Naro.
Di Naro hanno trovato molto spazio note, interventi e interviste su un periodico minore; su «La Voce di Campofranco» Naro trovava modo di esprimersi in modo più libero e non convenzionale; pur tuttavia da osservatore esterno incoraggiava il dibattito sinodale con articoli favorevoli ad alcune decisioni prese dal sinodo e accolte dal vescovo Garsia.

Per concludere
Circa il primo punto si può rilevare che Naro aveva colto la necessità di dare una giusta prospettiva alle forme di impegno sociale e apostolico. La questione della «promozione umana» e della «evangelizzazione» era discriminante per far sì che le due realtà non rimanessero giustapposte, ma ricevessero un adeguato approfondimento, storico e teologico, e si mantenessero pure, quando necessario, dei piani distinti. In un intervento, apparso su «La Voce di Campofranco» nell’autunno del 1993, Cataldo Naro tornava a riflettere sull’impegno dei cattolici in politica; e scriveva che «per un cristiano aspettarsi dalla politica l’integrale liberazione dell’uomo è un po’ buffo. È un po’ troppo vedere nell’impegno politico una qualità indispensabile della comunità ecclesiale».
Quanto al secondo punto il maggior merito di «Argomenti» è stato senz’altro di aver dato inizio ad una riflessione sulla Chiesa nissena, anzi meglio sulla comunità ecclesiale, allo scopo di promuovere il rinnovamento della diocesi e delle sue realtà (in primo luogo le parrocchie) alla luce delle indicazioni del Vaticano II.
Infine attraverso l’impegno dispiegato in favore del sinodo si coglie attraverso i suoi scritti come Cataldo Naro abbia favorito un’opinione pubblica nella Chiesa nissena, anzi meglio un’opinione pubblica, ecclesialmente pensata e diffusa, e come le tematiche di tale dibattito siano entrate nel tessuto della vita pastorale; l’autocoscienza di Chiesa locale è così cresciuta in virtù di un processo storico-ecclesiale, quale è stato il primo sinodo per la Chiesa nissena.


Ritorna alla Home Page