La Voce di Campofranco e l’apostolato di don Nazareno Falletta - 1a
Ragguaglio bio-bibliografico
di Salvatore FALZONE


Il testo che pubblichiamo è tratto, per gentile concessione, dalla rivista “Guttadauro”, volume VIII/2 – Anno 2008 (Note e resoconti, pagg. 509-522) edito dall’Istituto Teologico “Mons. G. Guttadauro”, affiliato alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista”, di Caltanissetta.

Nazareno Salvatore Falletta (1910-1998) fu presbitero della diocesi di Caltanissetta e svolse il suo ministero a Campofranco, dalla metà degli anni ’30 sino alla metà degli anni ’90; i documenti relativi al suo apostolato sono pochi per formulare un completo giudizio storico, benché molte informazioni sulla sua attività di rettore della chiesa di Santa Rita si ricavino dal periodico «La Voce di Campofranco», da lui fondato nel settembre del 1961 . Entrato in Seminario nell’autunno del 1923, il giovane chierico, figlio unico, vi proseguì gli studi fino all’ordinazione sacra; compì la vestizione il 14 novembre del 1924 e la tonsura il 12 ottobre del 1931; fu ordinato sacerdote il 30 giugno del 1935; tranne un periodo di pochi anni trascorso a Sutera, svolse l’intero suo ministero a Campofranco. Fu vicario parrocchiale presso la Chiesa Madre fino al 1969; fu rettore della chiesa di S. Rita dal 1956, incarico che portò avanti fino al 1985. Nel 1943 perse la madre, Santa Buscemi, di anni 74 e l’anno seguente il padre Vincenzo, di anni 75. Fu parroco della S. Famiglia (Villaggio Faina); eretta il 4 ottobre del 1962, don Nazareno ricevette il possesso canonico della parrocchia nel gennaio del 1963 e vi svolse il ministero di parroco fino al 1985. Insegnò religione nelle scuole pubbliche dal 1952 al 1965. Nel suo apostolato si dedicò molto ai dipendenti della fabbrica Montecatini e degli operai della miniera di zolfo Cozzo Disi; fu pure assistente delle Acli, cappellano dell’Onarmo e curatore della Pontificia Opera di Assistenza; più volte procurò aiuti finanziari e sostegno materiale alla popolazione e fece svolgere corsi di addestramento professionale per varie categorie di lavoratori.
Per molte informazioni sull’opera e la vita del nostro sacerdote si attinge al bollettino «La Voce di Campofranco» (il “giornalino di santa Rita”) che lungo i decenni è divenuto un valido foglio di informazione locale per vari comuni dell’area nissena chiamata Vallone . Di valore specifico minore è infine il valore informativo dato da testimonianze orali, da filmati amatoriali e fotografie; alcune fotografie peraltro sono state già riprodotte sullo stesso periodico fondato da don Nazareno e in ogni caso risultano opportune quando sono correlate e integrate ad altre fonti d’informazione.

1. Don Nazareno Falletta, la formazione in Seminario e l’incremento del culto a Santa Rita
Il primo campo di apostolato nel quale si impegnò don Nazareno fu proprio la diffusione e l’incremento della devozione a Santa Rita; già don Pio Sorce (1848-1927) di Mussomeli, s’era adoperato sin dall’ottobre del 1905 per introdurre a Campofranco il culto della santa di Roccaporena e per realizzare un oratorio per l’educazione cristiana dei fanciulli; fu proprio il sacerdote mussomelese ad avviare nel Seminario vescovile di Caltanissetta i giovani Nazareno Falletta e Calogero Ferlisi (1912-1981). Da Campofranco, insieme a Ferlisi e a Falletta, che divennero sacerdoti, si aggiunse pure Antonino Lo Presti. In una lettera, del 14 dicembre 1933, al vice-rettore don Giovanni Rizzo, Vincenzo Falletta spiegava le difficoltà economiche che incontrava per mantenere il figlio in Seminario. La lettera ha una forma linguistica incerta: «poi come Nazzareno partì ho dato qualche altra cosa che grazie a Dio e i benefattori mi diede e consiste con tutto il denaro che il padre di Favata e Schillaci gli diedero per la scuola fatta [dal chierico Nazareno ad altri ragazzi durante l’estate in paese], lo mandai all’economo restando asciutto che a lui per me ho stabilito di lavare in paese la biancheria. […] non ho potuto capitare un soldo, perché in paese da per tutto ho più di quattro mila lire di debito». E da un biglietto precedente, del 23 settembre 1933, del chierico Nazareno al vescovo, mons. G. Jacono: «per il momento non potrò pagare tutto il debito, essendo mio padre inabile al lavoro, perché affetto da malattia cronaca (sic). Mi continui ad usare carità ed indulgenza». E ad un anno quasi dall’ordinazione sacra, il 6 agosto 1934, con un biglietto il chierico Nazareno esprimeva sentimenti di deferenza al vice-rettore a nome della famiglia e dei compagni seminaristi: «scuserà se non abbiamo scritto prima. Non abbiamo scritto perché siamo stati occupati prima nella festa di S. Calogero e ultimamente nella festa di S. Domenico». Ancora in una cartolina postale del 3 settembre 1934 spedita da Campofranco in Seminario: «Domenica scorsa abbiamo fatto il teatrino ed abbiamo incassato per la penuria dei tempi molto poco. La questua pro Seminario ancora non l’abbiamo fatto perché l’Arciprete [era] molto occupato. Dei Vieni e seguimi che mi ha mandato non ho venduto molte copie. Spero che appena vorrà venga a portare e comunicare il suo ardore alle zelatrici. Come verrò porterò alcuni libri per la biblioteca e oro per la porticina del tabernacolo» . Delle scarse condizione economiche di Nazareno Falletta, negli anni di formazione in Seminario, attesta don Giovanni Rizzo nelle carte degli scrutini che di volta in volta si preparavano per il cursus del giovane dalla tonsura alla sacra ordinazione. Don Rizzo segnalava come difetti del giovane chierico di essere disordinato «alquanto confuso e indeciso nel suo operare e nel parlare. Sottomesso e amante del lavoro». Altresì Rizzo segnalava la buona attitudine del chierico ad accattivarsi i giovani e l’abilità a svolgere il catechismo a ragazzi e fanciulli, come pure che il giovane era pio e zelante .
A Campofranco don Pio Sorce, grazie alle risorse economiche che derivavano dal patrimonio di famiglia, aveva portato avanti una zelante attività di promotore delle vocazioni, di educatore dei fanciulli e dei giovani, di animatore e apostolo della carità fino al novembre del 1923 . Fu lui ad avviare la costruzione della Chiesa di S. Rita e non a caso don Nazareno descrisse le vicende dell’edificio e del culto ritiano a Campofranco in brevi articoli di informazione e testimonianza storica che pubblicò sullo stesso bollettino della Rettoria. All’interno della «Voce di Campofranco» una rubrica Le carezze di santa Rita riportava poi periodicamente (per lo più estratte da «Dalle api alle Rose») testimonianze edificanti e note di prodigi avvenuti per intercessione di santa Rita. È significativo il modo di porsi di don Nazareno nei riguardi del suo predecessore:
La devozione alla Santa degli impossibili aveva messo radici profonde a Campofranco e fece sentire dopo la rovina della prima, il bisogno di acquistare un nuova statua di Santa Rita. Il sac. Nazareno Falletta che aveva ereditato da don Pio Sorce con lo zelo la devozione alla Santa si mise all’opera. Per l’acquisto della nuova statua fu aiutato dagli operai della fabbrica della Montecatini .

Una fase di calo del culto si ebbe negli anni tra le due guerre; dopo il ritiro da Campofranco e la morte di don Pio, avvenuta a Mussomeli nel 1927, l’oratorio declinava; ad occuparsi della festa di santa Rita era il sig. Giusto Callari unitamente agli operai dell’azienda Montecatini. La statua di s. Rita (in cartone romano) durante gli anni della seconda guerra mondiale fu portata nella Chiesa Madre e poi non fu più recuperata. Nell’immediato secondo dopoguerra, essendo stato riaperto l’oratorio di don Pio Sorce, don Nazareno con l’aiuto di Giusto Callari, Francesco Saia e Guido Casamassa, si propose di ripristinare il culto ritiano. È pure significativo il fatto, di cui di certo don Nazareno era al corrente, che la prima statua fosse stata ottenuta con l’obolo di tanti uomini che erano ritornati vivi dalla prima guerra mondiale e di altri fedeli devoti della santa. La seconda statua, per la quale le offerte furono raccolte tra operai e minatori, giunse a Campofranco il 12 settembre 1947; il gesto di devozione popolare e di recupero della memoria collettiva suscitò ampia soddisfazione e la santa fu considerata la patrona della fabbrica Montecatini. È esemplare il fatto che per realizzare quest’opera don Nazareno, già negli anni del secondo conflitto, esortasse i fedeli a votarsi alla santa per amore di vedere ritornare i propri congiunti.
«La Voce di Campofranco» riporta, di anno in anno, puntualmente, un articolo di don Nazareno, rievocativo della vita della santa, e poi la consueta cronaca dei momenti di pietà, folklore e intrattenimento vissuti a Campofranco durante la festa per la patrona. In occasione del sesto centenario della nascita di s. Rita si ha l’ennesimo profilo della santa da Cascia: Una data memorabile, (XXI [1981] 4); la santa dell’Umbria, madre e moglie, educatrice e monaca, mistica e penitente, era portata nella tradizione ecclesiale italiana come modello per la formazione cristiana rivolta alla famiglia e ai giovani, al mondo femminile e al sacramento del matrimonio.
Nel 1986 si è costituita l’Associazione culturale «Don Pio Sorce» nei locali della Chiesa di S. Rita; tra i suoi scopi l’Associazione ha di promuovere il periodico «La Voce di Campofranco» .

2. L’apostolato mariano di don Nazareno
L’apostolato mariano era uno degli aspetti più cari a don Nazareno; ne «La Voce di Campofranco» troviamo brevi articoli del nostro sacerdote sulla peregrinatio Mariae (La Madonna di Fatima è stata in mezzo a noi, XIX [1979] 3); esortazioni ad imitare la Madonna e il suo itinerario di vocazione e santità all’interno della Chiesa che «come società visibile, emana le sue leggi che noi dobbiamo rispettare e seguire» (Sì al bene, XVII [1977] 8). E ancora Maria ci guida a Gesù (X [Maggio 1971] 5): una riflessione su Maria che, ricca di ogni virtù morale e teologale, riceve venerazione e sollecita in ogni cristiano la devozione autentica che consiste, come insegna sant’Agostino, nell’imitazione della persona amata. Significativi sono due articoli: La Madre di ogni uomo (XXVIII [1988] 2) in cui si dice che ogni cristiano deve impegnarsi per la sua vita a mostrare alla Madonna l’immagine del Figlio Gesù, praticando le virtù morali; e Maria nostra Regina (XXXI [Maggio 1991] 5) in cui, pur lontano da forme di mariolatria, si rilancia per la Madonna il titolo di Mediatrice di grazie. Significativo, in ogni caso, per l’apostolato mariano svolto da don Nazareno, il rapporto con il movimento mariano ed eucaristico GAM (Gioventù Ardente Mariana); cominciò ad instaurarsi nell’estate del 1978, con don Carlo de Ambrogio e con alcuni giovani GAM di Lercara Friddi . Nel luglio dello stesso anno alcuni giovani di Campofranco parteciparono ad un ritiro tenuto da don Carlo a Monreale, presso il monastero di San Martino delle Scale. E in seguito si avviavano, proprio nella parrocchia della Sacra Famiglia, al Villaggio Faina, i cenacoli GAM, cioè incontri di preghiera e conoscenza biblica per giovani da avviare poi all’apostolato della stampa e della spiritualità mariana ed eucaristica nelle famiglie, di casa in casa, come pure nelle parrocchie e nelle scuole.
Insieme a don Nazareno erano impegnati anche due presbiteri della diocesi nissena: don Pietro Mendola, ad Acquaviva Platani, e don Alfonso Jucolino, a Villalba. Nel 1979 avvenne di partecipare alla peregrinatio Mariae di cui si incaricò lo stesso mons. Mendola, facendo sostare la statua della Madonna di Fatima a Campofranco . All’incremento della devozione mariana si accompagnava nell’apostolato di don Nazareno la proposta di campi scuola per giovani e pellegrinaggi in santuari mariani della Sicilia .
Nella domenica in Albis del 1967 (2 aprile) cominciò la 3a (e la prima dopo il Vaticano II) visita pastorale di mons. Monaco alle parrocchie della diocesi; nei giorni 19-21 novembre 1967 venne a Campofranco. Nel Questionario per la sacra visita pastorale, relativo alla parrocchia S. Famiglia, don Nazareno aggiunse alla fine alcune osservazioni; di certo il giudizio è benevolo nei propri riguardi, ma in ogni caso rivela un modo di agire in mezzo ai dipendenti della Montecatini al Villaggio Faina.
Il buon seme viene sparso in abbondanza in ogni occasione. Le visite a domicilio fatte mensilmente danno buoni risultati. Il lutto o la gioia è una buona occasione per avvicinare,e con la buona parola portare qualche regalo che dimostrando l’affetto lega i parrocchiani al parroco. Furono date le copie della Sacra Bibbia ad ogni famiglia e spesso nelle visite a domicilio l’argomento della conversazione verte sulla Sacra Scrittura. I turni disparati di lavoro non permettono sempre agli uomini e alle donne la frequenza delle funzioni sacre. Molti la S. Messa l’ascoltano nei loro paesi dato che la domenica sono assenti. Ogni mercoledì con frutto si fanno dei dibattiti su argomenti religiosi .

Considerando in modo globale l’apostolato svolto da don Nazareno si ricava che emergono i tratti salienti di un modello di sacerdote impegnato nella cura animarum, intraprendente e dinamico nell’azione pastorale, animatore della pietà popolare e della devozione interiore. Solo in tempi più recenti è avvenuta una ripresa dell’attività del GAM per mezzo di don Salvatore Pignatone, in servizio pastorale a Campofranco dal settembre del 1995 all’agosto del 2000 .

Continua 1-


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