Seme di senape
Un’immagine della Madonna
Il mese di maggio è un mese mariano; si svolgono pellegrinaggi ai santuari mariani; si fanno processioni; altresì chiese, statue, titoli e... finanche dei film, in onore della Madonna. Un film come Mater Dei (Italia 1950) offre una rappresentazione di Maria Vergine, mediatrice celeste, regina degli apostoli e corredentrice; è un film “cattolicissimo” che testimonia di un’intensa stagione di pietà popolare mariana.
Il film esalta l’opera di Maria nella Chiesa; Lei è guida degli apostoli e grazie a Lei gli apostoli ottengono lo Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste. Mater Dei si conclude con una panoramica dei maggiori santuari italiani. Consulente del film è stato il beato Giacomo Alberione e di fatti porta una certa impronta di spiritualità.
Quale immagine si può avere della Vergine Madre? Un figlio è immagine del padre, oppure vi somiglia; altresì si può dire di una figlia che è immagine della madre, o che un figlio rappresenti i suoi genitori, cioè ne dà un’immagine morale, autentica e credibile.
Il vocabolo «immagine» nell’A. T. si dice «tselem»; ricorre nel Genesi, proprio là dove si racconta della creazione dell’uomo e della donna. «Immagine» in Gen 1,26ss. e 5,3 ha come sinonimo «somiglianza». Gen 1,26 non si dovrebbe tradurre «secondo la nostra immagine», ma «come nostra immagine» oppure «a nostra immagine» (H. Wildbeger). Nella Bibbia greca a «tselem» corrisponde «eikon».
Nella Bibbia c’è un atteggiamento di sospetto verso statuette, sculture e bassorilievi, simulacri e silhouette, effigi e ritratti etc. L’ebraico «tselem» ha una evoluzione semantica; in origine significa «statua», poi ogni genere di manufatto figurativo. Inoltre nel vocabolario ebraico non c’è differenza tra «immagine» e «somiglianza»; solo nell’esegesi dei primi scrittori cristiani s’è introdotta la distinzione tra i due termini.
Dalla Bibbia apprendiamo che l’uomo creato non è una «riproduzione» di Dio, ma è «immagine degli esseri divini» (cfr. Sal 8,6); l’idea di immagine è men figurativa e visuale; è più morale e simbolica. Non a caso nel N. T. Gesù Cristo è chiamato «icona di Dio», non duplica Dio, essendo egli stesso Dio Figlio, ma è l’autentica e perfetta «immagine» di Dio.
Tra i passi biblici risalta Col 1,15 dove si dice che Cristo è «immagine del Dio invisibile, Primogenito di tutta la creazione» e 2 Cor 3,18 che rivela la vocazione dell’uomo trasformato nell’immagine della gloria divina. C’è una solida concezione etica che sostiene la teologia dell’immagine; sebbene siano severe le norme contro l’idolatria, e contro ogni genere di riproduzione materiale, l’idea dell’uomo come immagine di Dio è dinamica e plastica. Chi sta dalla parte del Demonio, infatti, perde l’immagine di Dio.
La riflessione giudaica ed ellenistica non a caso lega «immagine» al logos e alla sapienza; logos e sapienza sono immagini di Dio. Le creature umane, e fra queste eccelle la Madonna, non sono il «ritratto» di Dio, ma sono una «icona», una rappresentazione in senso morale e teologico. Così mediante il linguaggio cinematografico Mater Dei ci offre un modello teologico di Maria.
Nel cap. X dell’Ad Diognetum si commenta in qualche modo Gen 1,26 e 2,4-7; un teologo odierno osserva giustamente che l’anonimo scrittore greco ha unito le due redazioni del testo biblico: «Dio plasmò l’uomo non più dalla terra, ma dalla sua propria immagine. Non secondo (katà) l’immagine, che indicherebbe un uomo che rimane copia di un’immagine divina che è archetipica e perciò lontana. La Lettera a Diogneto – proponendosi come primissima antropologia cristiana – dice che l’uomo è stato tratto fuori dalla più intima immagine di Dio». C’è dunque una «immagine intima» di Dio, in cui Dio si rivela a se stesso e in se stesso; ed un bagliore dinamico e figurativo di tale gloria tre apostoli hanno colto durante la trasfigurazione di Gesù.
Tale «immagine più intima» è il proprio di Dio, di per sé indeducibile e non rappresentabile. Semmai, solo in Cristo Gesù, «immagine di Dio» s’è rivelata agli uomini la forma di Dio, ora visibile perché il Verbo divino s’è incarnato in Maria.
Sac. Salvatore Falzone
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