Beatificazione del Papa Giovanni Paolo II

C’eravamo anche noi!

Partenza 30 Aprile alle ore 6.00 da Campofranco. Appuntamento nella Parrocchia S. Luca di Caltanissetta dove è prevista la partenza alle ore 7.00. Arrivo a Roma alle ore 20.00 e qui … comincia la vera avventura, la surreale favola della stanchezza che incontra il suo principe nella città di Fides dopo una interminabile, lunga notte di terrore, minacciata dalla strega Somnus (sonno).

La favola rende l’idea dell’esperienza vissuta e delle nostre facce da fumetto, caricaturali talmente la stanchezza. Come una vera favola, dopo la tempesta … la quiete, dopo l’avversità … la gioia. 

Ma voi vi chiederete: “Quale avversità, quale gioia”? Bene. Vi racconto.

Eravamo ben 14 i ragazzi e meno ragazzi del gruppo di Campofranco di cui cito i nomi per onorarne le gesta eroiche, il coraggio: Padre Bernardo Briganti, Salvatore Sciarratta, Giuseppe Giuliano, Sandra Modica, Calogero Nuara, Valentina Di Carlo, Elisa Di Leo, Elisabetta Mazzara, Erika Baldone, Giorgia Schifano, Vincenzo Di Carlo, Giuseppe Di Giovanni, Camilla Mazzara, Marina Mazzara.

Una volta raggiunta Caltanissetta, si parte per Roma. Durante il viaggio ci si prepara alla Beatificazione con la visione del film su Karol Wojtyla della durata complessiva di sei ore. Il tempo passa, ancora inconsapevoli della pericolosa Strega Somnus (sonno). Siamo giunti a Roma. Il nostro primo pensiero: Mangiare!!!! Il secondo: Andare a fare Pipì! Urina! Lo stregone per eccellenza! Per evitare il suo incontro cercavamo di bere il meno possibile, perché in Via della Conciliazione, dovete sapere, non c’erano gabinetti chimici. Tutta Roma era intasata di gabinetti, ma Via della Conciliazione, che durante la notte del 30 ospitava centinaia di fedeli, no! Se ti scappava dovevi semplicemente improvvisarti super sayan, oltrepassare la folla in combattimento (in tutti i sensi) e raggiungere l’obiettivo illeso e vincente. Noi, per evitare di far male a qualcuno, abbiamo preferito non bere.

Prima di arrivare in Via della Conciliazione, per accodarci alla folla che già dalla mattina era in fila per aggiudicarsi il posto in piazza S. Pietro, abbiamo raggiunto, in metro, il Circo Massimo, dove si è tenuta la veglia di preghiera, dalle 20.00 alle 22.30, una veglia di preparazione guidata dal cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Subito dopo il picnic di fronte al Colosseo, e il giro in bici di padre Bernardo. Finalmente, muniti di sacco a pelo, stuoia e mitragliette, ci incamminiamo per raggiungere la meta: Piazza S. Pietro. Lì di certo non eravamo i soli, quanta gente, quanti polacchi, spagnoli, francesi, inglesi americani …. Eravamo tutti lì, un mondo intero a condividere un sentimento di stima e gratitudine! Questa era la favola, la magia …! Le ore scorrevano, dalla notte all’alba …. Solo per un attimo abbiamo avuto l’idea comune e geniale, di sdraiarci al suolo protetti dalla stuoia, eravamo sul punto di riposarci, quanto sentiamo in lontananza: “HANNO APERTO I CANCELLI”!

NOOO! AIUTOOO! Sentivamo spingere da tutte le parti, la scena era proprio da ridere, perché in pochi secondi, non so come, siamo riusciti innanzitutto a capire cosa stava succedendo, raccogliere tutto, anzi,  strascinare tutto e correre, correre con in mano la stuoia, alle spalle lo zaino, in bocca il giubbotto, insomma, immaginate la scena. Un’idea ci consolava. Pensavamo: “E’ tutto finito, hanno aperto i cancelli, quindi entriamo in piazza e una volta lì “beati” e felici ci riposiamo”. E invece no! Una fila interminabile! Facevamo cinque passi ogni mezz’ora, abbiamo aspettato quasi 9 ore prima di entrare in piazza, dove abbiamo aspettato un’altra ora e mezza per fare pipì. Bene! Vi siete fatti un’idea e sicuramente starete pensando: “ma cu vu  fici fari”!

Ebbene: La fede! Realtà inspiegabile, forza trascinante che ti consente di vincere le paure, di sopportare il dolore, di resistere al male (e anche al sonno), di fare il bene. La fede ci ha spinto a Roma, ci ha fatto applaudire per tanti minuti dal momento in cui il nostro caro Papa Benedetto XVI ha proclamato Beato il servo di Dio Karol Wojtyla, ci ha fatto commuovere all’ascolto della sua biografia. Nel momento del disvelamento dell'immagine del Papa polacco poi è come se il tempo si fosse fermato, la grazia di Dio ci avvolgeva tutti quanti, eravamo in tanti ma una cosa sola, percepivi la presenza di un uomo, la presenza di Dio! Ecco, penso che ciò che è successo non sia sentimentalismo, ma semplicemente amore, l’amore che vive e che lega cielo e terra così che ci sia un solo mondo, una sola vita, un solo cuore, un solo progetto, un solo desiderio.

C’è anche da puntualizzare che per quel giorno e la sera precedente era previsto un temporale, invece temperatura calda e sole sorridente.  DEO GRATIAS!

A proposito di latino, sapevate che è la lingua ufficiale della Chiesa? Per questo motivo tutta la celebrazione è stata detta in latino. Papa Benedetto XVI, nella sua omelia, ha spiegato come la beatitudine eterna di Giovanni Paolo II sta tutta dentro le parole di Gesù: “Beati quelli che  on hanno visto e hanno creduto” preceduta dalla beatitudine di “colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” Maria. “La Beatitudine della fede! … Giovanni Paolo II è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica …” ha detto il Papa. “Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della nazione polacca ha aiutato i cristiani del tutto  il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà … E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare  a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo  in cui le forze fisiche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote  e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente offre e riceve nella Chiesa”.

“La domenica della beatificazione è la Seconda dopo Pasqua, che il beato Giovanni Paolo II ha intitolato alla Divina Misericordia, per questa ragione è stata scelta questa data, perché, per un disegno provvidenziale, Giovanni Paolo II morì proprio la sera della vigilia di questa ricorrenza. E’ anche il primo giorno di maggio, il mese di Maria, e la memoria di S. Giuseppe lavoratore. Tutti questi elementi arricchiscono la preghiera dei fedeli”, continua il Papa.

La vita di Karol Wojtyla, come quella di altri servi di Dio, dimostra che l’uomo può! Che l’amore non è un utopia, che il messaggio di speranza di Gesù Cristo non è illusione. Come si spiegherebbe tanta devozione, ammirazione, sacrificio, solo l’amore può spiegare e, come diceva Beato Giovanni Paolo II: 

“Alzatevi e non temete!. L'amore di Dio non ci carica di pesi che non siamo in grado di portare, ne ci pone esigenze a cui non sia possibile far fronte. Mentre chiede Egli offre l'aiuto necessario … Non aver paura degli uomini! L'uomo è sempre uguale. I sistemi che crea sono imperfetti, e tanto più imperfetti quanto più è sicuro di sé. Da dove trae origine questo? Dal cuore dell'uomo. Il nostro cuore è inquieto. Cristo conosce meglio di tutti la nostra angoscia: "Egli sa quello che c'è in ogni uomo".

Il nostro pellegrinaggio poi è proseguito ad Assisi e Collevalenza dove abbiamo vissuto momenti di preghiera e di condivisione. Quale migliore conclusione del nostro pellegrinaggio: interiorizzare e vivere nella preghiera la semplicità di Francesco e Chiara; cercare consolazione e riparo nell’Amore Misericordioso di Gesù!

Grazie a Dio per le Sue meraviglie, grazie a tutte le persone con cui abbiamo condiviso questa bellissima esperienza: parrocchia S. Luca di Caltanissetta, Parrocchia S. Maria di Loreto di Delia. Grazie ai sacerdoti che ci hanno accompagnato e protetto con il loro esempio e con la loro preghiera: Padre Alfonso Cammarata, Padre Alessandro Rovello e Padre Bernardo Briganti. Grazie al seminario vescovile di Caltanissetta e all’angioletto custode Maurizio per la loro gentilezza. Non è mai scontato o banale un semplice gesto di cortesia, di disponibilità. L’amore è semplice e umile e si cela nel niente, in ciò che appare certo ma certo non è! Grazie anche a Salvatore Sciarratta, esempio di semplicità e discrezione, di pazienza e forza … il più giovane di tutti noi!!!

Concludo la favola di una vita donata all’amore con le frasi conclusive dell’omelia di Papa benedetto XVI: “Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua, ti preghiamo, a sostenere dal cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: santo Padre, ci benedica! Amen”.

Sandra Modica