Fede e patriottismo nella
letteratura del Risorgimento
Dopo secoli di divisione politica e di lotte, si è
realizzato 150 anni fa l'ideale di una Italia libera e indipendente, opera del
movimento risorgimentale il cui contenuto caratteristico è rappresentato dai
valori e dagli ideali di personalità d'eccezione come Cavour dal pensiero realistico
razionale e moderno, da Mazzini, considerato il fondatore della democrazia italiana,
da Garibaldi al di fuori di intrighi e sottigliezze politiche, da Vittorio
Emanuele II (vedi sopra il cromolito esposto nel Museo di Storia Locale di
Campofranco) che, incorporando il programma unitario nelle tradizioni della
dinastia sabauda riuscì a farlo approdare ad una conclusione monarchica,
certamente la migliore fra quelle allora possibili.
I1 preannuncio e quasi il primo grido di guerra del
Risorgimento è nei libri alfierani Della Tirannide e Del Principe
delle Lettere. Quel furore di libertà, quell'odio contro la tirannia che animano
le tragedie di Vittorio Alfieri, che esercitò un'azione profonda sui grandi
poeti dell'età successiva, hanno un preciso riferimento ai problemi della
nostra vita politica e civile e al riscatto dell' Italia. La sua parola penetrò
nei cuori, promosse l'impegno e una nuova coscienza morale.
Il poeta in cui l'idea della Nazione italiana si dispiega
con maggiore consapevolezza e più forza fu Ugo Foscolo il cui carme, I
Sepolcri, è rivendicazione della grandezza del genio italiano, sprone e
incitamento a " egregie cose”, compianto ed esaltazione del sangue versato
per
Significativo è il monito che si leva dalle tombe di S. Croce.
Dalle memorie del passato, l'Italia dovrà trarre l'impulso alle imprese future
: l'indipendenza avverrà soltanto attraverso il sacrificio dei figli della
nostra terra.
Manzoni diede voce al sentimento nazionale fin dai versi del
Proclama di Rimini " Liberi non sarem se non siamo uni: ai men forti di
noi grege dispetto fin che non sorga un uom che ci raduni ". Il poeta
esprime la sua speranza in una prossima resurrezione degli Italiani che, "
stretti intorno ai santi colori ", fortificati dalle sventure secolari,
dalle loro speranze, combatteranno per la libertà . C'è nella lirica quasi la
profezia della futura Italia unitaria e monarchica. Nell'animo dei promotori
del nostro Risorgimento grande impressione suscitarono i versi di Marzo 1821,
che raggiungono effetti poetici rilevanti, tra i più alti della nostra
produzione del primo Ottocento :
" Oggi o forti, sui volti baleni il furor delle menti
segrete: per 1' Italia si pugna, vincete Il suo fato sui brandi vi sta "
Il patriottismo manzoniano è fondato sulla ragione religiosa
: uguaglianza, giustizia e fraternità per tutti gli uomini i quali , essendo
figli di Dio, non hanno alcun diritto di opprimere i propri fratelli.
La letteratura risorgimentale costituisce un grande momento
di passione nazionale, una fervida battaglia combattuta al fine di dare all'Italia,
insieme con l'unità e l'indipendenza, quella dignità e quel prestigio che le
altre grandi nazioni europee avevano conseguito da tempo. C'è l'ardente
aspirazione a togliersi di dosso la tirannide forestiera, mentre il concetto di
Patria vi si trova strettamente congiunto. La parte più cospicua della letteratura
italiana del primo Ottocento rappresenta il ricco bagaglio di idealità civili,
di fermenti e di sollecitazioni culturali, mentre uomini nuovi o rinnovati sono
volti ad una interpretazione del reale, profondamente diversa da quella che
distingueva la cultura e la mentalità del passato.
Il più grande tra coloro che volsero in servigio del Risorgimento
la nuova letteratura fu Giuseppe Mazzini. Personalità feconda di motivi patriottici
, morali e religiosi, egli credette in una realtà puramente ideale, quando pochi
vi credevano. Energico nell'affermazione della serietà della vita e della santità
degli ideali, Mazzini infuse in tante nobili anime la sua fede e tante ne
indusse a consacrarsi nel martirio, indicando il compito specifico che agli
Italiani, allora, incombeva come una missione. Mirò con tutti i suoi sforzi
mediante Francesco Crispi e Rosalino Pilo, preparando il terreno alla
spedizione dei Mille, a fare insorgere
Libro
importantissimo nella storia del Risorgimento è Del Primato degli Italiani di
Vincenzo Gioberti, preziosa testimonianza delle idee, degli stati d'animo,
delle speranze che fermentavano nel clima di allora. La grandezza italica viene
considerata come il primo impulso alla nuova missione dell' Italia tra le
genti. L'opera rimase come il codice della nuova coscienza nazionale.
Strettamente
intrecciato con i fatti politici della prima fase del nostro Risorgimento è il
romanzo Le Confessioni Di Un Italiano di Ippolito Nievo, garibaldino di
temperamento e fedele all'idea mazziniana, che evidenzia l'inerzia dei tempi
che vedono il tramonto di una civiltà in via di sfacelo e l'irrompere
incalzante di un' Italia spiritualmente, socialmente e politicamente del tutto
nuova, bisognosa di realizzazioni operanti.
Il libro di
ricordi di Silvio Pellico, Le Mie Prigioni, divenne nutrimento e
conforto di tanti spiriti incerti e infuse in molti la sacra fiamma del
patriottismo. L'opera tradotta in molte lingue guadagnò alla nostra causa
nazionale la parte più colta e generosa d' Europa, tanto che Balbo ebbe
giustamente a dire che " danneggiò l'Austria più che una battaglia perduta
".
Le
Ricordanze di Luigi Settembrini, saldamente ancorato ai principi e agli
ideali magnanimi del Risorgimento, rievocano un succedersi di lotte, di cospirazioni
e di eventi nel clima eroico di quegli anni in cui si stava facendo l'Italia,
vissuti con purissima fede e ricordati con ardore giovanile.
Gran parte
della poesia patriottica fu un efficace strumento di propaganda e diventò un
inno di battaglia per le lotte risorgimentali. L'impegno dei poeti fu volto
alla ricerca dell'immediatezza, della facilità, per operare più efficacemente
sull'animo popolare ed incitarlo alla lotta.
I moti
rivoluzionari ispirarono molti testi, oggi patrimonio sacro della Nazione,
legati strettamente all'occasione in cui nacquero. E' il caso della Spigolatrice
Di Sapri, di Luigi Mercantini, la cui azione, collocata in uno scenario
romantico, parla del sacrificio di Carlo Pisacane e dei suoi trecento compagni,
dei Fratelli d'Italia di Goffredo Mameli, che risponde ai subitanei
entusiasmi e ai grandi ideali eroici. Di lui cose scriveva Mazzini : " un
vaticinio di patria, di unità futura, di gloria italiana, una parola eloquente
di virtù severa e di sacrificio gli faceva splendere negli occhi la fiamma dei
forti pensieri ".
Giovanni
Berchet è la voce che meglio esprime l'ardore giovanile, la generosità
impetuosa delle battaglie del Risorgimento. Nei Canti del Berchet, definito il
" Tirteo dei carbonari lombardi, fiammeggiano l'incitamento alla guerra
contro gli oppressori e una febbre di patriottismo. Con l'impeto travolgente di
un inno rivoluzionario, egli salutava così la nostra bandiera : "Il verde,
la speme tant'anni pasciuta, il rosso , la gioia di averla compiuta, il bianco,
la fede fraterna d'amor ".
Giuseppe
Verdi, che appartiene non solo all'arte musicale, ma è una esplodente
espressione della nostra storia civile e politica, tante volte cercò e sfiorò i
temi patriottici, inesausto motivo di popolari entusiasmi, inserendosi nei
motivi più commossi del Risorgimento. Basta ricordare le reazioni passionali
suscitate nell'età più intensa della lotta italiana, dalla esecuzione di
notissime pagine, dalla risonanza emotiva dei celeberrimi cori, dal contesto
allusivo di vari libretti che Verdi sceglieva, sfidando i divieti e i
sospettosi controlli della censura straniera.
Celebrare i
150 anni dell'Unità è la felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro
essere italiani ed anche un appuntamento che dà un segno vivo e attuale al
nostro essere Nazione. L'evento storico che segna la riaffermazione di un mai
smarrito spirito unitario del Paese e del suo popolo costituisce le radici di
quella tendenza unitaria che è andata maturando fin dalle epoche più precoci
della nostra storia.
Si è
compiuto così il voto che fu di Dante con la sua accorata e sdegnosa invettiva
del canto di Sordello e di Machiavelli che concludeva così l'ultimo capitolo
del Principe : "Virtù contro furore prenderà l’arme; e fia '1 combatter
corto, chè l'antico valore negli italici cor non è ancora morto ".
Lucio Bartolotta
Sul 150°
anniversario dell’Unità d’Italia, vedere Memorie d’Africa di
Giuseppe Scannella pubblicato in 18 puntate, da gennaio
2009: n.
443, marzo-aprile; n. 446, agosto-settembre;
2010: n.
451, maggio-giugno; n. 452, luglio-agosto; n. 453, settembre; n. 455 bis,
dicembre;
2011: n. 456, gennaio; n. 457, febbraio; n. 458,
marzo-aprile.