Pagine di Storia, 1861-2011. 
                                                                                                                              150° anniversario Unità d’Italia

 

Fede e patriottismo nella letteratura del Risorgimento

Dopo secoli di divisione politica e di lotte, si è realizzato 150 anni fa l'ideale di una Italia libera e indipendente, opera del movimento risorgimentale il cui contenuto caratteristico è rappresentato dai valori e dagli ideali di personalità d'eccezione come Cavour dal pensiero realistico razionale e moderno, da Mazzini, considerato il fondatore della democrazia italiana, da Garibaldi al di fuori di intrighi e sottigliezze politiche, da Vittorio Emanuele II (vedi sopra il cromolito esposto nel Museo di Storia Locale di Campofranco) che, incorporando il programma unitario nelle tradizioni della dinastia sabauda riuscì a farlo approdare ad una conclusione monarchica, certamente la migliore fra quelle allora possibili.

I1 preannuncio e quasi il primo grido di guerra del Risorgimento è nei libri alfierani Della Tirannide e Del Principe delle Lettere. Quel furore di libertà, quell'odio contro la tirannia che animano le tragedie di Vittorio Alfieri, che esercitò un'azione profonda sui grandi poeti dell'età successiva, hanno un preciso riferimento ai problemi della nostra vita politica e civile e al riscatto dell' Italia. La sua parola penetrò nei cuori, promosse l'impegno e una nuova coscienza morale.

Il poeta in cui l'idea della Nazione italiana si dispiega con maggiore consapevolezza e più forza fu Ugo Foscolo il cui carme, I Sepolcri, è rivendicazione della grandezza del genio italiano, sprone e incitamento a " egregie cose”, compianto ed esaltazione del sangue versato per la Patria. Nelle lezioni del Foscolo, tenute a Pavia, e specialmente la prima, con la celebre esortazione alla storia, c'è il furore libertario che lo riscaldava di speranze. Egli invitava gli Italiani con trascinante eloquenza all'amore della loro lingua e al culto della patria : " le nuove generazioni si ribelleranno ai soffocanti bavagli ritornati con la Restaurazione. L'idea di libertà si congiunge sempre più strettamente, specie per paesi oppressi e divisi come l'Italia, con l'idea di indipendenza nazionale ".

Significativo è il monito che si leva dalle tombe di S. Croce. Dalle memorie del passato, l'Italia dovrà trarre l'impulso alle imprese future : l'indipendenza avverrà soltanto attraverso il sacrificio dei figli della nostra terra.

Manzoni diede voce al sentimento nazionale fin dai versi del Proclama di Rimini " Liberi non sarem se non siamo uni: ai men forti di noi grege dispetto fin che non sorga un uom che ci raduni ". Il poeta esprime la sua speranza in una prossima resurrezione degli Italiani che, " stretti intorno ai santi colori ", fortificati dalle sventure secolari, dalle loro speranze, combatteranno per la libertà . C'è nella lirica quasi la profezia della futura Italia unitaria e monarchica. Nell'animo dei promotori del nostro Risorgimento grande impressione suscitarono i versi di Marzo 1821, che raggiungono effetti poetici rilevanti, tra i più alti della nostra produzione del primo Ottocento :

" Oggi o forti, sui volti baleni il furor delle menti segrete: per 1' Italia si pugna, vincete Il suo fato sui brandi vi sta "

Il patriottismo manzoniano è fondato sulla ragione religiosa : uguaglianza, giustizia e fraternità per tutti gli uomini i quali , essendo figli di Dio, non hanno alcun diritto di opprimere i propri fratelli.

La letteratura risorgimentale costituisce un grande momento di passione nazionale, una fervida battaglia combattuta al fine di dare all'Italia, insieme con l'unità e l'indipendenza, quella dignità e quel prestigio che le altre grandi nazioni europee avevano conseguito da tempo. C'è l'ardente aspirazione a togliersi di dosso la tirannide forestiera, mentre il concetto di Patria vi si trova strettamente congiunto. La parte più cospicua della letteratura italiana del primo Ottocento rappresenta il ricco bagaglio di idealità civili, di fermenti e di sollecitazioni culturali, mentre uomini nuovi o rinnovati sono volti ad una interpretazione del reale, profondamente diversa da quella che distingueva la cultura e la mentalità del passato.

Il più grande tra coloro che volsero in servigio del Risorgimento la nuova letteratura fu Giuseppe Mazzini. Personalità feconda di motivi patriottici , morali e religiosi, egli credette in una realtà puramente ideale, quando pochi vi credevano. Energico nell'affermazione della serietà della vita e della santità degli ideali, Mazzini infuse in tante nobili anime la sua fede e tante ne indusse a consacrarsi nel martirio, indicando il compito specifico che agli Italiani, allora, incombeva come una missione. Mirò con tutti i suoi sforzi mediante Francesco Crispi e Rosalino Pilo, preparando il terreno alla spedizione dei Mille, a fare insorgere la Sicilia, dove fu pubblicata la stimolante storia della Guerra Del Vespro dello storico e patriota Michele Amari, ma una volta scopertovi l'incitamento alla rivolta contro i Borboni, fautore dovette andare in esilio. Nelle Speranze D'italia, Cesare Balbo, preparatore degli spiriti alla lotta per l'indipendenza,sostiene che l'indipendenza non è raggiungibile se non attraverso l'esercizio della " virtù privata " e attraverso l'addestramento militare della nazione armata.

Libro importantissimo nella storia del Risorgimento è Del Primato degli Italiani di Vincenzo Gioberti, preziosa testimonianza delle idee, degli stati d'animo, delle speranze che fermentavano nel clima di allora. La grandezza italica viene considerata come il primo impulso alla nuova missione dell' Italia tra le genti. L'opera rimase come il codice della nuova coscienza nazionale.

Strettamente intrecciato con i fatti politici della prima fase del nostro Risorgimento è il romanzo Le Confessioni Di Un Italiano di Ippolito Nievo, garibaldino di temperamento e fedele all'idea mazziniana, che evidenzia l'inerzia dei tempi che vedono il tramonto di una civiltà in via di sfacelo e l'irrompere incalzante di un' Italia spiritualmente, socialmente e politicamente del tutto nuova, bisognosa di realizzazioni operanti.

Il libro di ricordi di Silvio Pellico, Le Mie Prigioni, divenne nutrimento e conforto di tanti spiriti incerti e infuse in molti la sacra fiamma del patriottismo. L'opera tradotta in molte lingue guadagnò alla nostra causa nazionale la parte più colta e generosa d' Europa, tanto che Balbo ebbe giustamente a dire che " danneggiò l'Austria più che una battaglia perduta ".

Le Ricordanze di Luigi Settembrini, saldamente ancorato ai principi e agli ideali magnanimi del Risorgimento, rievocano un succedersi di lotte, di cospirazioni e di eventi nel clima eroico di quegli anni in cui si stava facendo l'Italia, vissuti con purissima fede e ricordati con ardore giovanile.

Gran parte della poesia patriottica fu un efficace strumento di propaganda e diventò un inno di battaglia per le lotte risorgimentali. L'impegno dei poeti fu volto alla ricerca dell'immediatezza, della facilità, per operare più efficacemente sull'animo popolare ed incitarlo alla lotta.

I moti rivoluzionari ispirarono molti testi, oggi patrimonio sacro della Nazione, legati strettamente all'occasione in cui nacquero. E' il caso della Spigolatrice Di Sapri, di Luigi Mercantini, la cui azione, collocata in uno scenario romantico, parla del sacrificio di Carlo Pisacane e dei suoi trecento compagni, dei Fratelli d'Italia di Goffredo Mameli, che risponde ai subitanei entusiasmi e ai grandi ideali eroici. Di lui cose scriveva Mazzini : " un vaticinio di patria, di unità futura, di gloria italiana, una parola eloquente di virtù severa e di sacrificio gli faceva splendere negli occhi la fiamma dei forti pensieri ".

Giovanni Berchet è la voce che meglio esprime l'ardore giovanile, la generosità impetuosa delle battaglie del Risorgimento. Nei Canti del Berchet, definito il " Tirteo dei carbonari lombardi, fiammeggiano l'incitamento alla guerra contro gli oppressori e una febbre di patriottismo. Con l'impeto travolgente di un inno rivoluzionario, egli salutava così la nostra bandiera : "Il verde, la speme tant'anni pasciuta, il rosso , la gioia di averla compiuta, il bianco, la fede fraterna d'amor ".

Giuseppe Verdi, che appartiene non solo all'arte musicale, ma è una esplodente espressione della nostra storia civile e politica, tante volte cercò e sfiorò i temi patriottici, inesausto motivo di popolari entusiasmi, inserendosi nei motivi più commossi del Risorgimento. Basta ricordare le reazioni passionali suscitate nell'età più intensa della lotta italiana, dalla esecuzione di notissime pagine, dalla risonanza emotiva dei celeberrimi cori, dal contesto allusivo di vari libretti che Verdi sceglieva, sfidando i divieti e i sospettosi controlli della censura straniera.

Celebrare i 150 anni dell'Unità è la felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani ed anche un appuntamento che dà un segno vivo e attuale al nostro essere Nazione. L'evento storico che segna la riaffermazione di un mai smarrito spirito unitario del Paese e del suo popolo costituisce le radici di quella tendenza unitaria che è andata maturando fin dalle epoche più precoci della nostra storia.

Si è compiuto così il voto che fu di Dante con la sua accorata e sdegnosa invettiva del canto di Sordello e di Machiavelli che concludeva così l'ultimo capitolo del Principe : "Virtù contro furore prenderà l’arme; e fia '1 combatter corto, chè l'antico valore negli italici cor non è ancora morto ".

Lucio Bartolotta

Sul 150° anniversario dell’Unità d’Italia, vedere Memorie d’Africa di Giuseppe Scannella pubblicato in 18 puntate, da gennaio 2006 a luglio-agosto 2008 e gli altri interventi pubblicati sino ad oggi, che ricordiamo:

2009: n. 443, marzo-aprile; n. 446, agosto-settembre;

2010: n. 451, maggio-giugno; n. 452, luglio-agosto; n. 453, settembre; n. 455 bis, dicembre;

2011:  n. 456, gennaio; n. 457, febbraio; n. 458, marzo-aprile.