Quando le donne
pianificavano l’emigrazione
Lo
sostiene Linda Reeder nel libro Widows in Whithe, Migration and the
Transformation of Rural Italian Women,
La ricercatrice americana ha studiato il fenomeno
della emigrazione di fine Ottocento e primo Novecento in un paese siciliano,
Sutera, giungendo alla conclusione che le madri e le mogli degli emigranti
(chiamate Vedove Bianche) ebbero un ruolo attivo nel pianificare la partenza degli
uomini e ed investire in terreni, case e attività commerciali le rimesse degli
emigrati.
Per la ricercatrice, l’emigrazione non fu la
conseguenza di una sconfitta, ma una opportunità da sfruttare, insieme alle
contrattazioni sindacali, per migliorare
nel medio periodo le condizioni di vita e di benessere nel territorio di partenza.
Tra il 1876 e il 1890 l’emigrazione in Sicilia era
stata trascurabile, ma fra il 1901 ed il 1914 diventa un fenomeno di massa: il
13% della quota nazionale, il 28% del meridione. Nella prima fase le donne
rappresentarono il 35 % dei migranti, nella seconda le donne aspettavano il
ritorno dei loro uomini, periodicamente: tanto che nascite e matrimoni si
concentrano soprattutto in determinati periodi dell’anno. Ed infine gli uomini
tornarono a Sutera definitivamente, nella misura del 70 %.
Nell’ le mogli amministrano il capitale,
frequentano le scuole serali per leggere le lettere dei mariti da sole, aprono
attività commerciali, acquistano case e terreni. Si forma in Sicilia una classe
di medi- piccoli coltivatori diretti (Giuseppe Barone).
“A Sutera tra il 1890 e il 1900 la percentuale di
donne che acquista terra passa dal 21% al 53%. Tra il 1900 e il 1909, il numero
dei suteresi che opera transazioni terriere sono 1.321 mentre nella decade
successiva scendono a 1.071, anche a causa della spinta inflattiva che fa
lievitare il prezzo delle terre. Dall'inizio del secolo al 1910, la percentuale
delle donne che, invece, operarono transazioni nel mercato immobiliare aumentò
dal 36% al 64%” (recensione P. Audenino).
“Il 60 per cento delle mogli degli emigranti …fra
il 1900 e il 1920 acquistarono una casa con i risparmi dei mariti, e … (il) 16
per cento … costruirono nuovi edifici o aggiunsero un secondo piano a quelli
già esistenti.” (P. Audenino).