Seme di senape

 
Il lavoro di abbattere i bastioni

 

In estate accade talvolta di incontrare emigrati siciliani che trascorrono un periodo di ferie nei loro paesi di origine. Essi parlano delle parrocchie italiane all’estero come pure di pastori evangelici e di chiese della Riforma. E il papato è spesso un tema per entrare in disaccordo.

Nel campo degli studi biblici un teologo scrupoloso e moderato come J. J. von Allmen, ordinato nella Chiesa riformata, s’è convinto che il primato di Pietro non si possa limitare alla persona dell’apostolo, ma che anzi abbia forti radici bibliche.

Di certo il peccato ha generato contrasti e scismi ed il cristianesimo non esiste, in modo astratto, al di sopra delle differenze delle Chiese cristiane; attraverso ognuna di esse ogni impegno apostolico è teso a conformarsi all’unità della Chiesa, voluta una da Gesù.

In ambito cattolico il governo della Chiesa non ha sempre espresso in modo evangelico la carità reciproca e l’unità ecclesiale. È vero pure che dei bastioni sono stati eretti per partito preso, al fine di respingere le influenze del cosiddetto «romanism». Questo è un termine inglese per indicare il servilismo corrotto così come mantenuto in vita dal papato che governa le Chiese locali attraverso il sistema latino e romano di interferenze sulla vita ecclesiastica e sociale.

Dalla parte di chi vive oltre la Manica il cattolicesimo romano sin dal Quattrocento è apparso come un freno delle libertà civili e nazionali; ma anche nel mondo germanico dal Cinquecento è emerso con la Riforma protestante il disegno di liberarsi dall’influenza romana e dal papato. Il complesso antiromano così ha influenzato l’immagine che anche i cattolici fuori d’Italia hanno avuto della Chiesa cattolica romana.

È stato il teologo H. U. von Balthasar, anch’egli svizzero, ad usare l’espressione «abbattere i bastioni» per indicare gli effetti del complesso antiromano e per richiamare il valore del dialogo ecumenico tra le Chiese cristiane.

Lacerazioni e scismi sono nati spesso in seguito all’opera di coloro che hanno contrapposto al ministero apostolico la loro missione carismatica personale. Essi in verità hanno finito per contrapporre compito apostolico e carità cristiana.

La carità cristiana è un dono superiore a tutti i carismi (1 Cor 13,2) perché è il dono stesso di Dio, è l’amore divino, è grazia «gratis data». Così pure il servizio apostolico del papa (proprio oggi che il papa è di origine tedesca) è un carisma dell’unità, nella molteplice ministerialità che vive la Chiesa di Cristo.

Nella lettera ai Romani san Paolo ha scritto che chi presiede, lo faccia con diligenza (Rm 12,8). Non si comprende ogni autorità nella Chiesa e ogni carisma della comunità cristiana al di fuori del fine di favorire la mutua comprensione e di elargire il perdono l’un l’altro.

Si legge in «Lumen gentium» 12b che lo Spirito Santo santifica il Popolo di Dio anche per mezzo di quelle grazie speciali che rendono i fedeli capaci e pronti ad assumere dei compiti apostolici, al fine di rinnovare ed ampliare la Chiesa.

I nostri lettori italiani che vivono in Germania o in Inghilterra trovano nel loro vocabolario alcuni termini esemplari: «arbeit» in tedesco significa «lavoro, travaglio, pena» e può indicare il lavoro di fatica («arbeit» era la parola sovraesposta in un cancello del campo di sterminio di Auschwitz); ma per dire la professione che uno svolge e da cui trae sostentamento, i tedeschi usano la parola «beruf» dal verbo «berufen» che significa «chiamare, vocare, adunare» («beruf» può essere inteso come la vocazione che impegna i ministri del culto in una missione sacra).

Anche in inglese si propone una interessante distinzione di base, tra «job» e «work»: il primo più nell’ordine della professione o del posto di lavoro, il secondo indica un’attività lavorativa generica, anche se non si lavora per terzi o non si è pagati.

Ci piace pensare in quest’ultima accezione al ministro del culto che applica a se stesso l’espressione del vangelo «servo senza utile» (cfr. Lc 17,10). Soprattutto, il vocabolario del perdono va sfogliato; nella parabola del perdono delle offese e del servo spietato (Mt 18, 21-35), si può notare che il lessico della colpa, del debito e del peccato è similare. C’è una certa affinità tra rimettere il debito e perdonare di cuore.

I bastioni della divisione sono costruiti dalla diffidenza e dal malanimo; il lavoro che attende gli operai del vangelo è di rimuoverli, per edificare tutti nella carità e nella giustizia.

Don Salvatore Falzone