Seme di senape
Sono passate le feste della settimana santa e della pasqua. In tanti
nostri paesi di Sicilia capita pure di svolgere in estate la festa del SS.
Crocifisso. Non tanto la virtù naturale, ma il Risorto sostiene l’impegno
dell’uomo per edificare le realtà terrestri.
La risurrezione resta sempre la pietra angolare della fede
cristiana. «Quello che noi chiamiamo progresso dell’umanità – culturale, tecnico, alcuni ritengono anche morale – può riferirsi, nel migliore dei casi, a questo tempo secondario e artificiale [cioè l’impegno umano per lo sviluppo tecnico e sociale] dal quale si è eliminato il morire primario. In quanto a ciò, anche una speranza che il mondo sarà ‘migliore’ nel futuro della storia universale rispetto al passato e al presente, di fronte alla speranza cristiana è nel migliore dei casi una speranza secondaria. La speranza cristiana, infatti, è caratterizzata a partire dall’impegno di Gesù Cristo: dalla sua vittoria sulla morte mediante la risurrezione» (H. U. von Balthasar).La speranza cristiana autentica non
è come un alibi per esimersi da un impegno nel modo; anzi è piena
responsabilità rispetto alla salvezza del mondo. E la pazienza non è
l’atteggiamento che sostiene la speranza; ma semmai è l’inverso, cioè la
pazienza è sorretta dalla speranza, anche se uno studioso della Bibbia ha
scritto «la pazienza è carità fraterna vissuta nelle quotidiane vicende della
vita. Come autenticazione delle fede e dell’amore, la pazienza giustifica la
speranza fondata sullo Spirito».
La speranza cristiana non è arrendevole rassegnazione; non è la virtù
di ripiego per far accettare una situazione umana e sociale insostenibile. È
invece un modo attivo di affrontare le contrarietà della vita. Nel Dio «ricco
di speranza» si può fondare la pazienza.
Dalla speranza nel Cristo risorto si ricava, per così dire, il metodo
della pazienza. L’espressione «metodo della pazienza» si trova nella
presentazione di Andrea Riccardi ad una raccolta di interventi e interviste di
Cataldo Naro (La speranza è paziente). Seguendo la vita e l’opera di Naro, la
pazienza si profila come metodo spirituale e culturale, un metodo di vita e di
pensiero: «la pazienza per continuare a sperare e a far sperare gli altri». In
altre parole, Riccardi ha proposto Naro come testimone della speranza.
In effetti, ogni progetto ha un metodo; metodo include come si fa un
lavoro; il metodo si richiede per studiare; il metodo occorre per realizzare un
manufatto artigianale. Per ogni genere di applicazione occorre la virtù della
pazienza. E la pazienza è virtù provata, e la virtù provata produce la speranza
(cf. Rom 5,3-4). Se si vuole, a coronamento della speranza è il frutto della
pazienza; ma il tronco dell’albero da cui rami si coglie il frutto della
pazienza è la speranza.
La pazienza è una virtù necessaria a colui che spera tutto in Dio e da
Dio trae tutto. Non si adegua all’estenuata pazienza che si prova di fronte
allo sfacelo della società; coglie da Dio il coraggio necessario a sperare
nella conversione degli uomini e a confidare nel rinnovamento delle
istituzioni.
Ci sembra che inserendo il metodo della pazienza in una teologia della
speranza si possa delineare un quadro più completo. Nella Bibbia troviamo che
l’uomo paziente val più di un eroe (Pro 16,32); la virtù eroica è distintiva
del santo; tanto più del martire.
Salvatore Falzone sac.