Montedoro, c’era una volta...il Ricovero
A quei tempi(dal 1900 al 1956), a
Montedoro, non vi era edificio
scolastico e alcune classi erano allocate, in cima alla scalinata Crispi, sul
Monte Croce, a
Venute meno le entrate dell’Ente Ricovero, per
l’inattività della solfara, il locale del Ricovero, che non arrivò a
funzionare, fu dato in fitto al Comune, per uso delle scuole comunali, sin dal
1915 ed è presentemente adibito a tal uso. In atto il Ricovero è amministrato
dalla Congregazione di Carità, di cui è Presidente il benemerito prof. Luigi
Guarino. Fra i propositi che si prefigge il Comitato delle feste del III
Centenario del paese vi è compreso anche quello del proseguimento dei lavori
per portare a compimento detta chiesuola ed aprirla al culto.(Dalla
pubblicazione del 1935 intitolata: Montedoro nel III centenario dalla
fondazione, p. 37).
L’edificio del Ricovero era costituito da tre
piani: quattro aule nel piano terra, esposte a sud, con aperture su di uno
spiazzo; quattro nel primo piano, al quale si accedeva da una scala laterale,
ad ovest, e quattro al secondo piano. Accanto all’edificio del Ricovero,
costituente un unico blocco, c’era il prospetto di quella che doveva essere la
chiesa della Madonna del Carmelo, mai ultimata. Si vedeva e si capiva che
doveva essere una chiesa, dal portone a piano terra, da un rosone all’altezza
del primo piano, in alto un frontone a cuspide con timpano a cornice
triangolare. Solo nel 1957 il grande vano, della ”chiesa”, sistemato
adeguatamente, venne utilizzato come palestra della scuola media unica fino a
quando, nel 1966, non venne
costruito l’apposito edificio scolastico della scuola media, vicino a quello
delle elementari Don Bosco, vicino alla chiesa madre, in zona pianeggiante.
L’edificio del Ricovero venne abbandonato e,
nel 1988, con l’idea della costruzione di una casa per gli emigrati, fu abbattuto tra le proteste di alcuni ed
il rimpianto della popolazione adulta per avere perduto “la memoria delle
pietre” della loro fanciullezza. I finanziamenti promessi non sono stati
erogati e il sito venne trasformato in verde attrezzato con panchine, aiuole con piante ed alberi.
Quindi, le classi della scuola elementare
funzionavano a “lu Ricoparu”, con le porte d’ingresso esterne come unica presa
luce e, in quelle dei piani superiori, con le porte d’ingresso interne e, come
presa luce, c’erano dei balconi a petto o delle finestre. Il numero di alunni
era intorno ai 40 per classe, con dei grossi banchi biposto, una lavagna, ma,
senza gabinetti. Bisognava andare, maschietti e femminucce, a”lu Cuàzzu Tunnu”,(oggi c’è l’anfiteatro all’aperto
e la villa) che distava cento metri dall’edificio. Molti alunni e, gli stessi
insegnanti, spesso si recavano nelle proprie case per soddisfare ai propri
bisogni corporali. Nello stesso luogo “di lu Cuàzzu Tunnu” si trascorrevano i
lunghi intervalli e si svolgevano le attività ginniche. Intorno al 1950, nel
periodo estivo, le aule a pianoterra furono destinate alla colonia estiva per i
ragazzi della scuola elementare. L’esperienza durò solamente un anno. Le
maestre venivano chiamate signorine, mentre i maestri, professori. Tenere la disciplina
nelle classi numerosissime era un problema che veniva risolto, come
dappertutto, con le note per la famiglia, l’abbassamento del voto di condotta,
i castighi: dietro la lavagna, all’angolo, in ginocchio, bacchettate sulle mani, quando, all’inizio delle
lezioni c’era il controllo della pulizia delle mani e delle unghia. Quando
l’insegnante comunicava alla famiglia l’indisciplina del figlio, a casa il
padre, poi, gli “dava il resto”. In ogni caso gli alunni bravi occupavano i
banchi delle prime file, mentre gli ultimi posti erano occupati da quelli che
non seguivano le lezioni o disturbavano. Le ripetenze erano numerose, nel corso
dei cinque anni, arrivavano, a volte, anche a tre bocciature, tanto da aversi
alunni con compagni di classe, che avevano tre anni di differenza.
C’era (1935-53) un bidello, molto vecchio,
chiamato donnAnnibuli(Annibale Morreale), che portava sempre un bastone e lo
alzava, spesso e volentieri, per dare forza alle sgridate che faceva, quando
vedeva degli alunni che correvano per le scale. Quando camminava borbottava
sempre, con la sua voce baritonale, masticando qualche parola incomprensibile.
In occasione delle grandi feste dell’anno, insegnanti ed alunni facevano delle
raccolte di denaro da regalare al bidello che non godeva di alcuno stipendio
comunale. In quel periodo l’assenteismo degli insegnanti era molto frequente
non tanto per motivi di salute, ma, forse per fare lavorare i numerosi
supplenti. Tra i tanti maestri che vi insegnarono negli anni 1930-1954 si
ricordano quelli montedoresi: Luigi Guarino, Salvatore Messana e la moglie
Maria Paci, Concettina Amico, Paolo Piccillo, Giuseppina Scoma, Clementina
Tulumello, Luigia Rizzo, Angela Tortorici, Calogero Milazzo, Serafina Valenti,
Beniamino Tulumello, Arturo Petix, Carolina Volpe, Angelo Petix, Alfonso
Alfano, Salvatrice Salvo, Vincenzo
Attardi, Teresa Morreale, Calogero Salvo, Nicolò Milazzo, Angelina Tulumello,
Calogero Messana, Angelo Mammano, Maria Duminuco, Alessandro Salvo, Pierina
Salvo, Giuseppina Bufalino, Paolina Piccillo, Pierina Bufalino.
Il vecchio Ricovero, una delle “memorie
di pietra” del paese, vive, ancora, nella memoria degli anziani che vi hanno
trascorso gli anni della loro bella età: la fanciullezza.
Lillo Paruzzo, (luglio 2011)