Montedoro, c’era una volta...il Ricovero

A quei tempi(dal 1900 al 1956), a Montedoro,  non vi era edificio scolastico e alcune classi erano allocate, in cima alla scalinata Crispi, sul Monte Croce, a 475 metri slm, in un edificio chiamato Ricovero di mendicità, ma che mai venne utilizzato come tale.  Si trascrive il verbale della posa della prima pietra: “Regnando Vittorio Emanuele III di Savoia, Re d’Italia, e sotto il Pontificato di SS Pio X Papa, l’anno 1905, il giorno 22 del mese di gennaio, in Montedoro, con l’intervento del sig. ragioniere Giuseppe Scichilone, R.Commissario Straordinario per la provvisoria amministrazione del Comune, e del Rev.mo sac. Don Giovanni Tulumello, vicario curato della Parrocchia, il sig. avv. D. Antonino Morreale fu cav. Giuseppe, Presidente del Ricovero di Mendicità, assistito dai sig.ri Rizzo Giuseppe fu Giovanni, Alfano Vito di Agostino e Lumia Giuseppe fu Calogero, componenti del Consiglio medesimo, ha deposto la prima pietra nelle basi fondamentali dell’edificio di questo Ricovero di Mendicità, istituito, in Montedoro, con Real Decreto del 21 Luglio 1904 e previa trasformazione parziale del patrimonio della Confraternita del SS Sacramento, la quale ha ceduto, per l’istituzione del Ricovero, la sua solfara denominata “Orto del Signore”. Si allegano al presente verbale una moneta di argento del valore di lire una con l’effige dei Papi: Pio IX, Leone XIII e Pio X, quest’ultimo regnante. Letto e confermato è sottoscritto dagli intervenuti: Giuseppe Scichilone, R. Commissario; Sac. Giovanni Tulumello Vicario Curato; Avv. Antonino Morreale, Presidente; Lumia Giuseppe, membro; Giuseppe Rizzo, membro; Alfano Vito, membro; Alfano Gaetano, Governatore. Il signor Angelo Sciandra depone lira una augurando bene e prosperità”.

 Venute meno le entrate dell’Ente Ricovero, per l’inattività della solfara, il locale del Ricovero, che non arrivò a funzionare, fu dato in fitto al Comune, per uso delle scuole comunali, sin dal 1915 ed è presentemente adibito a tal uso. In atto il Ricovero è amministrato dalla Congregazione di Carità, di cui è Presidente il benemerito prof. Luigi Guarino. Fra i propositi che si prefigge il Comitato delle feste del III Centenario del paese vi è compreso anche quello del proseguimento dei lavori per portare a compimento detta chiesuola ed aprirla al culto.(Dalla pubblicazione del 1935 intitolata: Montedoro nel III centenario dalla fondazione, p. 37).

 L’edificio del Ricovero era costituito da tre piani: quattro aule nel piano terra, esposte a sud, con aperture su di uno spiazzo; quattro nel primo piano, al quale si accedeva da una scala laterale, ad ovest, e quattro al secondo piano. Accanto all’edificio del Ricovero, costituente un unico blocco, c’era il prospetto di quella che doveva essere la chiesa della Madonna del Carmelo, mai ultimata. Si vedeva e si capiva che doveva essere una chiesa, dal portone a piano terra, da un rosone all’altezza del primo piano, in alto un frontone a cuspide con timpano a cornice triangolare. Solo nel 1957 il grande vano, della ”chiesa”, sistemato adeguatamente, venne utilizzato come palestra della scuola media unica fino a quando, nel 1966, non venne costruito l’apposito edificio scolastico della scuola media, vicino a quello delle elementari Don Bosco, vicino alla chiesa madre, in zona pianeggiante. L’edificio del Ricovero venne abbandonato e, nel 1988, con l’idea della costruzione di una casa per gli emigrati, fu abbattuto tra le proteste di alcuni ed il rimpianto della popolazione adulta per avere perduto “la memoria delle pietre” della loro fanciullezza. I finanziamenti promessi non sono stati erogati e il sito venne trasformato in verde attrezzato con panchine,  aiuole con piante ed alberi.

Quindi, le classi della scuola elementare funzionavano a “lu Ricoparu”, con le porte d’ingresso esterne come unica presa luce e, in quelle dei piani superiori, con le porte d’ingresso interne e, come presa luce, c’erano dei balconi a petto o delle finestre. Il numero di alunni era intorno ai 40 per classe, con dei grossi banchi biposto, una lavagna, ma, senza gabinetti. Bisognava andare, maschietti e femminucce,  a”lu Cuàzzu Tunnu”,(oggi c’è l’anfiteatro all’aperto e la villa) che distava cento metri dall’edificio. Molti alunni e, gli stessi insegnanti, spesso si recavano nelle proprie case per soddisfare ai propri bisogni corporali. Nello stesso luogo “di lu Cuàzzu Tunnu” si trascorrevano i lunghi intervalli e si svolgevano le attività ginniche. Intorno al 1950, nel periodo estivo, le aule a pianoterra furono destinate alla colonia estiva per i ragazzi della scuola elementare. L’esperienza durò solamente un anno. Le maestre venivano chiamate signorine, mentre i maestri, professori. Tenere la disciplina nelle classi numerosissime era un problema che veniva risolto, come dappertutto, con le note per la famiglia, l’abbassamento del voto di condotta, i castighi: dietro la lavagna, all’angolo, in ginocchio,  bacchettate sulle mani, quando, all’inizio delle lezioni c’era il controllo della pulizia delle mani e delle unghia. Quando l’insegnante comunicava alla famiglia l’indisciplina del figlio, a casa il padre, poi, gli “dava il resto”. In ogni caso gli alunni bravi occupavano i banchi delle prime file, mentre gli ultimi posti erano occupati da quelli che non seguivano le lezioni o disturbavano. Le ripetenze erano numerose, nel corso dei cinque anni, arrivavano, a volte, anche a tre bocciature, tanto da aversi alunni con compagni di classe, che avevano tre anni di differenza.

 C’era (1935-53) un bidello, molto vecchio, chiamato donnAnnibuli(Annibale Morreale), che portava sempre un bastone e lo alzava, spesso e volentieri, per dare forza alle sgridate che faceva, quando vedeva degli alunni che correvano per le scale. Quando camminava borbottava sempre, con la sua voce baritonale, masticando qualche parola incomprensibile. In occasione delle grandi feste dell’anno, insegnanti ed alunni facevano delle raccolte di denaro da regalare al bidello che non godeva di alcuno stipendio comunale. In quel periodo l’assenteismo degli insegnanti era molto frequente non tanto per motivi di salute, ma, forse per fare lavorare i numerosi supplenti. Tra i tanti maestri che vi insegnarono negli anni 1930-1954 si ricordano quelli montedoresi: Luigi Guarino, Salvatore Messana e la moglie Maria Paci, Concettina Amico, Paolo Piccillo, Giuseppina Scoma, Clementina Tulumello, Luigia Rizzo, Angela Tortorici, Calogero Milazzo, Serafina Valenti, Beniamino Tulumello, Arturo Petix, Carolina Volpe, Angelo Petix, Alfonso Alfano, Salvatrice Salvo,  Vincenzo Attardi, Teresa Morreale, Calogero Salvo, Nicolò Milazzo, Angelina Tulumello, Calogero Messana, Angelo Mammano, Maria Duminuco, Alessandro Salvo, Pierina Salvo, Giuseppina Bufalino, Paolina Piccillo, Pierina Bufalino. 

Il vecchio Ricovero, una delle “memorie di pietra” del paese, vive, ancora, nella memoria degli anziani che vi hanno trascorso gli anni della loro bella età: la fanciullezza.  

Lillo Paruzzo, (luglio 2011)